Partendo dalle sconvolgenti immagini della liberazione di Auschwitz, girate dai cineoperatori dell'Armata rossa, cercheremo di capire con l'aiuto dei puntuali interventi di Paolo Mieli come fu possibile sprofondare nell'abisso della Shoah: quali idee, persone, medici, funzionari, organizzatori ed esecutori contribuirono a tutto ciò. E poi chi partecipò attivamente e chi si occupò solamente della parte propagandistica o organizzativa. Quindi parleremo di scienza, o sarebbe meglio dire pseudoscienza, rappresentata dallo spietato medico di Auschwitz Joseph Mengele.
Dai matrimoni celebri alla storia dei festival, dall'emigrazione ai concorsi di bellezza, dalla mafia alle vacanze degli italiani. Un grande affresco storico con approfondimenti per un viaggio nella storia, per rivivere emozioni, rivedere immagini dimenticate, ritrovare testimonianze perdute. "Matrimoni" è il racconto, fatto per immagini, della storia dei matrimoni nel secolo scorso. Da quelli più curiosi a quelli celebri, da quelli contestati a quelli voluti da tutti, da quelli che hanno conseguenze sulla grande storia a quelli che passano inosservati. Da Umberto di Savoia a Diana di Inghilterra, da Agnelli a Grace Kelly, da Peròn a Marylin Monroe.
Angelo Giuseppe Roncalli è stato eletto il 28 ottobre del 1958. Sarà papa soltanto per 4 anni, 7 mesi e 6 giorni. Doveva essere un anziano "papa di transizione". In realtà ha operato la transizione della Chiesa nell'avvenire, ha lasciato un ricordo indelebile ed ha scavato un solco insormontabile tra un 'prima' e un 'dopo' nella storia della Chiesa del nostro tempo. Il film-documento "Il papa buono" ripercorre tutte le tappe della lunga storia di Angelo Giuseppe Roncalli, figlio di contadini bergamaschi, per capire chi fu veramente il 262 successore di Pietro, per capire cosa ci sia, in realtà, dietro quell'etichetta di 'papa buono': un'etichetta che rischia di essere riduttiva fuorviante, rischia di evidenziare solo la melassa dei sentimenti, le immagini rassicuranti e non gli spigoli, i tagli, le incisioni profonde da lui operate nel corpo della Chiesa.
Tutti al mare racconta l'estate della ricostruzione e quella del boom economico. L'estate del dolore e quella dell'ottimismo. L'estate di ieri e quella di oggi. È un viaggio negli ultimi cinquant'anni di storia italiana. Passa attraverso i cambiamenti, i misteri, gli anni bui del terrorismo, ma descrive anche le mode, le canzoni, le piccole cose di tutti i giorni. È una storia senza tempo, parla del primo uomo sulla luna, dei mondiali di Spagna, dell'ultima eclissi del millennio. Tutti al mare è una chimera, un desiderio, un modo per fuggire e per finire, a volte, un'esortazione.
Il 28 Aprile 1945, Benito Mussolini e Claretta Petacci vengono fucilati. Questa è l'unica certezza di uno degli eventi più drammatici e oscuri della nostra storia. Ma chi, dove e quando sparò? E in quanti tirarono il grilletto? Il duce e la sua amante morirono alle quattro del pomeriggio, davanti al cancello di Villa Belmonte, a pochi chilometri da Dongo, per mano del leggendario colonnello Valerio? O furono in due a sparare e alle 11 della mattina e in tutt'altro luogo? Due versioni: la prima quella ufficiale del Comitato di Liberazione Alta Italia, più volte modificata nei mesi e negli anni seguenti, ma sempre radicata alla centralità di un'unica mano italiana e partigiana. La seconda una ricostruzione dei fatti totalmente diversa, che vede un partigiano italiano e un ufficiale dei servizi segreti britannici dividersi l'esecuzione per ordine di un mandante dal profilo molto complesso. Ed è proprio il partigiano Giacomo, alias Bruno Lonati, a raccontare, nel documentario presentato dagli Archivi della Storia, come andarono i fatti. Da quando nel febbraio 1945 Aldo Lampredi, braccio destro di Luigi Longo, gli presentò il capitano John come "un agente inglese che operava in Italia anche in supporto alle brigate partigiane", fino al momento dell'esecuzione in cui lui uccise il Duce e il "capitano John" Claretta. Sullo sfondo gli interessi delle grandi potenze, e le vicende legate ai protagonisti e al loro temperamento. Tra tutte, il carteggio tra Mussolini e Churchill. I due si incontrarono una sola volta, a Roma il 15 gennaio 1927 ed ebbero un colloquio lungo e riservatissimo, dopo il quale Churchill manifestò apertamente, a più riprese, la sua alta considerazione di Mussolini e del fascismo italiano come efficacissimo deterrente del pericolo rosso. L'ormai leggendaria corrispondenza, nutrita per vent'anni dalla stima reciproca e dal comune nemico comunista, diventò infine per lo statista inglese una testimonianza talmente imbarazzante da condizionare il destino...
Il film-documentario “Schutz Staffeln” ripercorre la storia del cosiddetto “corpo scelto” degli uomini del Terzo Reich: le SS. Uomini determinati e crudeli. Uno stato nello stato agli ordini di Heinrich Himmler. Documenti inediti, ritrovati negli archivi tedeschi, descrivono l’arruolamento di questi uomini, la scuola di guerra, le lezioni di ideologia e di cosiddetta “mistica nazista”. E ancora: testimonianze inedite delle vittime sopravvissute alla ferocia delle SS. “Schutz Staffeln” racconta poi la storia di uno dei massimi gerarchi delle SS, quel Reinhard Heydrich, capo della Gestapo, direttore dei Servizi Segreti, “Sostituto procuratore del Reich” in Moravia e Boemia. A lui sarà affidato, nel corso di una riunione segreta in una villa sul lago Wannsee, la “soluzione finale della questione ebraica”.
Introdotto e commentato da Paolo Mieli, "Eugenio Pacelli, Il Principe di Dio" è un film-documento che ripercorre la tormentata e discussa vicenda terrena dell'aristocratico romano Eugenio Pacelli, divenuto Pontefice sei mesi prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Il racconto televisivo si avvale di documenti filmati inediti, ritrovati negli Stati Uniti, in Argentina, in Ungheria, in Croazia, in Slovacchia. Ma sono interessanti soprattutto quelli che provengono dalla Germania di Weimar prima e del Terzo Reich dopo. Mai, nell'età contemporanea, un pontefice è stato così discusso, indagato, criticato; mai un pontefice ha attraversato così tante e drammatiche vicende storiche. E, in particolare, mai un successore di Pietro ha così diviso il mondo: molti lo vogliono beato e lo chiamano "Pastor Angelicus", molti altri lo vogliono condannato e sprezzantemente lo chiamano "il papa del silenzio".
Uno speciale dedicato alla Storia dei Conclavi. Una storia lunga 2000 anni. Dall'investitura che Pietro riceve da Cristo - Ti darò le chiavi del Regno dei Cieli - così come è riportato nel Vangelo di Matteo. Attraverso filmati d'archivio, materiale iconografico dei Musei Vaticani e documenti dell'Archivio Segreto Vaticano, la storia delle elezioni papali si snoda tra vicende e protagonisti d'eccezione e racconta di come nel corso dei secoli si sia venuto creando quello che oggi tutti conoscono come Conclave
Questa puntata de La grande storia contiene una biografia di Padre Pio, dall'infanzia nel paese di Pietrelcina alla vocazione, dall'ingresso nell'ordine dei cappuccini allo scoppio della prima guerra mondiale, al trasferimento per questa ragione nel convento di San Giovanni Rotondo. Il racconto prosegue con la prima comparsa delle stimmate, coi dubbi delle autorità ecclesiastiche e le conseguenti le indagini di Padre Agostino Gemelli contro il sostegno ricevuto da Don Luigi Orione. Vengono intervistati il giornalista Igor Man, che aveva incontrato Padre Pio, i confratelli Paolo Covino e Guglielmo Alimondi, il primario del reparto di pediatria della casa "Sollievo della Sofferenza" Francesco Lotti.
"Mi consenta" è il racconto di come in Italia, nell'arco di cinque decenni (1945-1994), il leader politico si sia trasformato dall'oratore di piazza degli anni Quaranta e Cinquanta, all'attuale leader televisivo. Da Palmiro Togliatti a Walter Veltroni, da De Gasperi a Berlusconi, passando per Amintore Fanfani, Giorgio Almirante, Marco Pannella, Bettino Craxi...
Questo film documento vuol essere il racconto di una dinastia. La storia di un mondo familiare complicato da relazioni, rapporti, difficoltà e scelte di una monarchia prossima alla fine. Re Vittorio, pignolo, timido, ritroso, solitario che non osa parlare in pubblico ma che passa di guerra in guerra apparentemente senza emozioni. Elena, la regina, concentrata unicamente sugli orizzonti familiari. Umberto, mite, socievole, bellissimo che tuttavia non oserà mai contrapporsi a suo padre il re. Maria Josè, l'ultima regina, che sarà la prima in Casa Savoia a capire quanto ci sia di folle e di distruttivo nel nazismo. E poi una folla d'altri personaggi, le figlie di Vittorio Emanuele ed Elena, Jolanda, Mafalda, morta a Buchenwald, Giovanna e Maria. I duchi d'Aosta padre e figlio, il Conte di Torino, il duca di Genova, il duca di Bergamo. Una famiglia, appunto. Nelle sue memorie, Giovanna, che sposerà il re Boris di Bulgaria, probabilmente fatto avvelenare da Hitler, scriverà: "Ripenso con sgomento al destino di tutti noi, come eravamo allora. Quasi tutti scomparsi: le vite a me più care, mio marito, mio padre, Mafalda, come in un turbine di vento vorticoso."
Trentaquattro anni fa quello che fu chiamato "il 77": un movimento di contestazione che si diffuse rapidamente in tutta Italia: gli studenti in rivolta, gli indiani metropolitani, gli 'autonomi', i 'creativi', le radio libere e poi le contestazioni, gli scontri, le violenze, le tragiche morti...Il filmato di Francesco Benini, Francesco Lo Sardo e Roberto Malfatto racconta quell'anno e quegli eventi attraverso un taglio particolare tra il ricordo personale e la cronaca. Una donna, attraverso la lettura del suo diario di quando era giovane, racconta la quotidianità nel 1977. I movimenti, le tragedie, la creatività, le innovazioni, gli errori di un anno che ha segnato profondamente la nostra storia recente. Immagini inedite e d'archivio per un lavoro che tenta di far rivivere, senza la pretesa di essere esaustivo, quel costo drammatico ed emozionale anche a chi quel periodo non lo ha vissuto.
"La Grande Storia", in collaborazione con la struttura di Rai Vaticano, ha dedicato un film-documento a Lourdes e agli eventi che ne hanno fatto una delle mete di pellegrinaggio più note e frequentate al mondo. Gli Archivi della Storia ripropongono ora, aggiornata, la vicenda di questo luogo che Enzo Bianchi, nella sua presentazione, indica come luogo simbolo della continua ricerca di rinascita e di guarigione da una speranza troppe volte ferita.
Madre Teresa di Calcutta, la piccola di Dio, la Madre dei poveri e della sofferenza, la Santa della carità. Madre Teresa, al secolo Agnes Bojaxhiu, nasce nel 1910 a Skopje, nella martoriata terra dei Balcani. Da piccola resta affascinata dalle cronache dei missionari gesuiti che operano in India. A 18 anni entra nell'Istituto di Loreto, un ordine religioso che si occupa di educazione e assistenza nel Bengala. Per circa vent'anni insegna Storia e Geografia alle ragazze provenienti dalla borghesia indiana. Poi un viaggio in treno le cambia la vita: mentre sale verso Darjeeling ai piedi dell'Himalaya sente una seconda chiamata. È la vocazione nella vocazione.
Giunto al potere, Mussolini intraprende un vasto programma di formazione culturale con lo scopo di allevare ed educare schiere di giovani fascisti di provata fede e assoluta devozione. A questa volontà di plasmare e modellare l'uomo nuovo fascista "dalla culla al moschetto", dalla nascita alla guerra, è dedicato il film-documento. Il filmato racconta la creazione di nuovi istituti per il sostegno delle madri e per la salute del neonato, come l'Opera Maternità e Infanzia del 1925, e la costituzione dell'Opera Nazionale Balilla nel 1926 per bambini e adolescenti. E ancora: dalla Riforma Gentile della scuola, con cui si imposta la formazione culturale dei fanciulli, allo sviluppo dei mass media, dalla radio, l'EIAR, al cinema, l'Istituto LUCE, per sensibilizzare le masse alle iniziative del Regime. Dalla creazione del Dopolavoro per permettere ai giovani genitori di divertirsi e migliorare la propria qualità della vita a costi accessibili, all'attuazione di un massiccio e spietato azzeramento di tutte le organizzazioni equivalenti non fasciste ed in particolare quelle della Chiesa come l'Azione Cattolica e la Federazione Universitari Cattolici FUCI. Figli della Lupa, balilla, avanguardisti, piccole e giovani italiane, marinaretti. La vita di ognuno di loro è seguita passo passo, a scuola, nelle palestre, nei campi paramilitari. Nell'attività all'aria aperta, nelle colonie marine e di montagna. Al Foro Italico ed alla scuola di Educazione fisica femminile di Orvieto. Durante le gare sportive e culturali dei Littoriali dello Sport, o quelli della Cultura e dell'arte. "Balilla" diviene un marchio forte e di successo. E il nome "Balilla" viene attribuito anche a tipi di grano, a sommergibili, automobili, modelli di radio popolare a basso costo. Ma "Balilla" è anche il soprannome attribuito al calciatore Giuseppe Meazza, il capitano della nazionale di calcio che vinse due volte la coppa del mondo nel '34 e nel '38; e nel '36 la medaglia d'oro olimpica a Berlino...
I personaggi sono la regina Elisabetta che con dignità per tanti anni ha mantenuto, attraverso ogni sorta di tempeste sia familiari che politiche, il prestigio del regno. Poi c’è la galleria degli altri sovrani e dei loro familiari: Edoardo VII, un Falstaff ghiotto e donnaiolo che tuttavia sarà uno statista avveduto e accorto. Poi c’è Giorgio V, che in attesa della seconda guerra mondiale muore disperato perché teme che il figlio Edoardo VIII, quell’Edoardo che abdicherà per amore, non sia capace di affrontare la crisi della guerra. Giorgio VI, balbuziente, terrorizzato dal pubblico, ma tuttavia capace accanto al suo primo ministro Churchill di rappresentare degnamente la monarchia nella seconda guerra mondiale. I filmati sulla tragica storia di Diana d’Inghilterra hanno avuto sul pianeta centinaia di milioni di spettatori. Centinaia di milioni di lettori hanno seguito, circa mezzo secolo prima, le vicende di Edoardo VIII e di Wallis Simpson, la donna che contro tutto e tutti, lui ha insistito per sposare. E’ una vicenda dalle molte facce un po’ grande storia, un po’ telenovela, un po’ autentica tragedia umana. Ma perché questa istituzione medievale e feudale mantiene tuttora, in una moderna democrazia, prestigio e popolarità?
"Per grazia ricevuta" è il racconto dei modi, dei gesti, dei riti, in cui si esprime una devozione di popolo alla continua ricerca di un dialogo diretto con Dio. È la piccola storia quotidiana di uomini comuni che si affidano fiduciosi al Cielo per superare e affrontare i problemi, le difficoltà, le paure, i rischi che l'accadere della Grande Storia riversa sulle loro vite. È il racconto di una fede antica nel miracolo, nella grazia ricevuta, nel voto, nel potere salvifico dei Santi. Di una devozione coltivata e trasmessa dalle donne. Di una Chiesa Ufficiale e Tridentina che con loro si allea, per difendere e conservare il suo potere. È il racconto della scoperta del cinema agli albori del secolo, come veicolo di devozione e moderna rappresentazione della vita del Cristo. E i primi film, pressoché inediti, da "La Passion" dei fratelli Lumière del 1897, ai primi effetti speciali de "I Miracoli e la Vita Pubblica di Nostro Signore Gesù Cristo", film Pathé del 1907. È il racconto della devozione di fanti ed alpini tra le trincee della prima guerra mondiale. Le loro preghiere e le loro suppliche. Le reliquie e i santini, conservati con cura scaramantica e superstiziosa, per chiedere grazia e aver salva la vita. E poi la devozione che si fa apoteosi, trionfo di sacralità laica. Rito di Dio e di Patria: Il viaggio del Milite Ignoto da Udine a Roma. E ancora i filmati di antiche feste religiose, di processioni e pellegrinaggi. I riti arcaici, e a volte quasi pagani, di un popolo che riempie le strade, i paesi, le piazze, per rendere grazie e chiedere aiuto a Santi e Madonne. Un affidarsi fiducioso al volere del Cielo, che non è arretratezza e superstizione, ma un bisogno profondo dell'animo umano, una costante dell'uomo in cerca di speranza e soprannaturale. Un bisogno che continua a ripresentarsi anche nelle nostre società sviluppate e post secolarizzate.
Grembiuli bianchi e fiocchi azzurri, sguardi spauriti e una cartella stretta nella mano. Sei anni, in fila per due, verso il futuro. Come dimenticare i primi giorni di scuola, il batticuore e la paura, l'entusiasmo e lo stupore? "La Grande Storia" dedica questo film-documentario alla più comune di tutte le avventure: i nostri giorni di scuola. Filmati originali, documenti autentici, film e fiction, da "Gianburrasca" al "Diario di un maestro".
"La Grande Storia" ci racconta il fenomeno criminale noto col nome di "cosa nostra" attraverso le storie dei più noti padrini e degli uomini che hanno affrontato la morte per combatterli. Il racconto prende il via dalla fine del 1800 con il grande flusso migratorio verso il nord America e con personaggi come il padrino Don Vito Cascio Ferro e il capo della squadra italiana della polizia di New York Joe Petrosino.
Un regno breve quello dell'ultimo Re d'Italia! Trascorse infatti poco più di un mese tra l'abdicazione del padre Vittorio Emanuele III, il 9 maggio 1946, e il referendum, nel quale gli elettori italiani scelsero la repubblica. "La Grande Storia" presenta un film-documento con testimonianze e documenti inediti. Tra le altre, le interviste a Maria Gabriella di Savoia, Amedeo d'Aosta e Simeone II di Bulgaria.
Un evento grandioso: 2500 vescovi riuniti in San Pietro. Questo fu il Concilio Vaticano II. Annunciato il 25 gennaio 1959 la più grande assise che la cristianità abbia mai conosciuto si aprì ufficialmente l'11 ottobre 1962. Il Vaticano II, il 21° concilio della storia della Chiesa, si concluse tre anni dopo, l'8 dicembre 1965. Voluto da papa Giovanni XXIII il Concilio sarà guidato e concluso da Paolo VI. "La Grande Storia" ripercorre le tappe significative di questo evento e se è vero che "ci vogliono cinquant'anni per assimilare i cambiamenti di un concilio" - così come scherzosamente dicono i padri conciliari - vediamo cosa di fatto è realmente accaduto.
Il 6 gennaio del 1980 Mattarella fu assassinato a Palermo di fronte alla famiglia da un killer rimasto senza nome. Il documentario - nel quale la vedova e i figli rievocano quei drammatici momenti - ricostruisce la formazione religiosa, l'impegno politico e l'attività amministrativa di Piersanti; indaga sulle possibili cause della sua morte e ripercorre l'accidentato cammino processuale che portò alla condanna all'ergastolo dell'intera cupola di Cosa Nostra, senza però riuscire a fare piena luce sui misteri e sulla dinamica di questo gravissimo delitto politico che sconvolse la Sicilia e l'Italia intera. Nello speciale la figura di Mattarella rivive attraverso numerose e significative testimonianze: parlano la moglie Irma, i figli Maria e Bernardo, il fratello Sergio; i collaboratori Leoluca Orlando e Salvatore Butera; l'ex procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, l'ex presidente della Commissione parlamentare antimafia Giuseppe Pisanu e l'avvocato di parte civile Francesco Crescimanno.
È il 15 febbraio 1944. Sono le 9:28 del mattino. Il maggiore Bradford Evans, capo della 96esima squadriglia dei "Diavoli Rossi", sgancia le prime bombe. È l'inizio del più massiccio bombardamento su un unico obbiettivo di tutta la Seconda Guerra Mondiale. Le mura secolari dell'Abbazia di Montecassino si sbriciolano in poche ore sotto una pioggia di 600 tonnellate di bombe. È il momento più sanguinoso della battaglia sulla linea Gustav, il più difficile della lenta avanzata alleata verso Roma. Un'inutile devastazione, si dirà. In questi luoghi, in queste regioni, la guerra si fermerà per otto lunghissimi mesi. Mesi nei quali a pagare il prezzo più alto saranno donne, vecchi e bambini. Vivranno sul fronte, stretti tra due fuochi. Dovranno fuggire dai bombardamenti alleati e dai reclutamenti tedeschi. Il film documento proposto da Gli Archivi della Storia intende raccontare il dramma di quei mesi. Dalla fuga sotto le bombe al presunto proclama del generale francese Alphonse Juin, che, il 17 maggio 1944, alla vigilia dell'ultimo attacco, promette alle truppe marocchine sotto il suo comando, 50 ore di libertà assoluta in caso di vittoria. Libertà di razziare, uccidere e violentare impunemente. Vera o falsa che sia la storia dell'autorizzazione, resta una certezza: in quei giorni la zona di Montecassino è vittima di una sorta di "diritto alla violenza". Un diritto esercitato con furia incontrollata, tra continui abusi, violenze, omicidi. Questo l'allucinante bilancio della sola liberazione di Esperia uno dei primi paesi del Frusinate ad essere liberato dalle truppe marocchine: 3.500 donne, tra gli 8 e gli 85 anni, brutalmente violentate; 800 uomini uccisi nel vano tentativo di difenderle.
Il film documento - a cui Marco Bellocchio ha dichiarato di essersi ispirato nella realizzazione del suo film "Vincere" - ripercorre le tappe della storia drammatica di Benito Albino, figlio di Benito Mussolini e di Ida Dalser, nato nel marzo del 1915 da un'appassionata storia d'amore iniziata nel 1913, quando Mussolini era ancora giovane direttore del quotidiano socialista "Avanti!".
Due fratelli, Umberto il primogenito, e Amedeo il cadetto, figli di Vittorio Emanuele II primo re d'Italia, l'uno destinato a regnare, l'altro nominato dal nonno, Carlo Alberto, duca d'Aosta. E' l'origine di quel lungo 'duello reale' che impegnerà di generazione in generazione i principi di casa Savoia. Il film documento ripercorre parallelamente la storia della dinastia e la storia d'Italia. Dalle guerre risorgimentali in cui entrambi i fratelli sono schierati in prima linea, alla proclamazione del regno d'Italia nel 1861. Nel 1873 Amedeo, da due anni Re di Spagna, abdica e rientra in Italia contro il volere di Vittorio Emanuele. Rimasto vedovo, nel 1888 sfida il fratello, divenuto re, e sposa la giovane nipote Maria Letizia Bonaparte, figlia della sorella Maria Clotilde. Il racconto prosegue con l'uccisione di Umberto all'alba del nuovo secolo e la salita al trono del figlio Vittorio Emanuele III. Nella prima guerra mondiale il re Vittorio è in prima linea, mentre Emanuele Filiberto, secondo duca d'Aosta, combatte strenuamente tanto da ricevere l'appellativo di "Duca Invitto". All'avvento del fascismo il duca d'Aosta sembra subire il fascino di Mussolini, in contrasto con la neutralità del re, e ventila l'ipotesi che potrebbe essere lui il re preferito dal regime. La storia prosegue dallo scoppio della seconda guerra mondiale, al referendum per la Repubblica il 2 giugno 1946. Dall'esilio di Umberto II, il re di maggio, fino al rientro in Italia il 15 marzo 2003 per Vittorio Emanuele, la moglie Marina Doria e il figlio Emanuele Filiberto. E ancora liti, discussioni, contese, fino alla disputa per il titolo di erede al trono tra il principe di Napoli Vittorio Emanuele, erede ufficiale della dinastia, e il cugino Amedeo di Savoia-Aosta.
Il 24 marzo del 1980 Romero viene brutalmente assassinato mentre celebra messa. Per il popolo diviene un santo il giorno stesso del suo assassinio, eppure la sua causa di beatificazione, iniziata nel 1997, non si è ancora conclusa. Una figura controversa che ha suscitato - e continua a suscitare - grande polemica. Non si iscrisse mai ad alcun partito, eppure fu accusato di essere marxista. Non aderì mai alla Teologia della Liberazione, ma ne è considerato un'icona.
È una storia di molti italiani posti drammaticamente davanti ad una scelta. La storia di chi scelse consapevolmente di mettere a rischio la propria vita per riconquistare libertà, dignità e democrazia e la storia di chi invece, in un malinteso senso di onore, scelse di affiancare i soldati nazisti per perpetrare un regime di cupa oppressione e violenza. Nelle immagini scorre il racconto di quei giorni: lo sfondamento della linea Gotica tra Pisa e Rimini, e le insurrezioni di massa nelle grandi città del Nord (da Bologna a Genova, da Milano a Torino), fino all'ingresso dei partigiani e degli alleati nelle città liberate. Immagini di guerra, di dolore, di morte: come quelle di una delle ultime stragi naziste, il 4 maggio 1945, nel paese friulano di Stramentizzo, una strage ancora più insensata, ancora più crudele, realizzata a guerra ormai finita. Ma anche immagini di vita quotidiana, girate in un Nord oppresso e occupato e in un Sud liberato, dove la serenità e la pace - entrambe riconquistate a fatica - si scontrano con l'affannosa ricerca di pane e di lavoro, nel tentativo di ricominciare una vita e dimenticare. E poi vendette, rappresaglie, combattimenti, in un vortice convulso di emozioni estreme, che si concludono con la festa, l'entusiasmo, la gioia… la Liberazione. Un racconto corale, costruito anche con filmati amatoriali, in parte inediti, e testimonianze di protagonisti e testimoni di quei convulsi giorni. Dalle voci di chi, nei primi programmi della televisione italiana, ancora fresco di memoria negli occhi e nel cuore, ricorda la propria scelta e gli eventi che essa comportò. A quelle distanziate nel tempo di Giuliano Vassalli, che visse da Roma le notizie frammentarie di quanto accadeva al Nord e si recò a Milano, subito dopo la liberazione, per istituire le corti d'assise e fermare così gli eccessi dei tribunali del popolo. Tra le testimonianze, quelle di Sandro Pertini, Paolo Emilio Taviani, Tina Anselmi, Giuliano Vassalli.
La storiografia oggi dà più spazio che non nel passato alla possibilità che le cose avrebbero potuto avere un corso diverso da quello effettivo. Questo ci ha portato a cercare di rispondere a una serie di domande: sarebbe stato possibile evitare che l'Italia partecipasse alla seconda guerra mondiale? Sarebbe stato possibile evitare l'alleanza con Hitler? La sconfitta e l'umiliazione del paese? Ci siamo accorti, tentando di rispondere a queste domande, che nell'Italia dell'epoca immediatamente precedente alla guerra - tra il 1938 e il giugno 1940 - le opposizioni erano molto più forti e avevano molto più potere di quanto oggi si ritenga. Sulla base di una vasta documentazione, in gran parte inedita, proveniente dagli archivi del Foreign Office a Londra, nonché di documentazioni italiane e in genere europee, ci siamo accorti che la classe dirigente italiana era profondamente divisa sull'argomento. Una serie di testimonianze, alcune sempre inedite, dimostrano la validità di questa ipotesi: non voleva la guerra la Chiesa, Casa Savoia era molto scettica, lo Stato Maggiore constatava l'inadeguatezza delle forze armate, l'industria e la finanza spesso erano contrarissime, contraria anche la polizia. Ci sono stati tentativi purtroppo sfortunati di cambiare il corso degli eventi. Il programma, nella misura del possibile, cerca di ricostruirli, delineando la fisionomia di un'Italia diversa, misteriosa e sconosciuta.
La storia della famiglia Florio comincia verso la fine del 1700, dopo il disastroso terremoto che colpì la Calabria. Da Bagnara Calabra, centro marinaro vicino allo stretto di Messina, i Florio partono per Palermo, dove aprono una drogheria. In pochissimo tempo i modesti commerci si trasformano in attività imprenditoriali e i Florio diventano protagonisti assoluti della vita economica dell'isola. Alla fine del 1800 il patrimonio della famiglia è una delle più interessanti realtà economiche d'Italia ed incarna il sogno dell'industria siciliana di poter competere e addirittura superare l'imprenditoria del nord. Le imprese e le aziende spaziano in tutti i settori produttivi: dalla pesca all'industria metalmeccanica, chimica e tessile, anche se l'attività di maggior rilievo è quella amatoriale.
La storia del Terzo Reich è la storia di un progetto perseguito con determinazione da Adolf Hitler e da un gruppo di uomini pronti a spingere all'estremo le folli ambizioni del loro capo. La televisione ci ha più volte raccontato le loro azioni, i loro delitti. Ma c'erano altri uomini, meno famosi, forse meno potenti, che vissero e crebbero all'ombra del Fuhrer e grazie a lui conquistarono gloria e potere. Questo film-documento racconta la loro storia. Rudolph Hesse, il delfino di Hitler. Il numero due del Reich. Il fondatore della Thule, la setta segreta che ispirò il nazismo. Divise con Hitler i mesi di prigionia e la conquista del potere, le pratiche esoteriche e i grandiosi progetti. Ma si allontanò dai deliri del nazismo per cadere in una sua personale e misteriosa follia. Reinhard Heydrich, il "nazista perfetto". Spietato, efficiente, crudele, prima come capo della Gestapo, poi come governatore della Boemia. Per Hitler era l'uomo dal cuore di ferro. Si specializzò in atroci operazioni di genocidio, forse solo per nascondere le sue origini semite. Albert Speer, l'architetto del Fuhrer. Fu il regista e l'ideatore dell'estetica nazista. In tempo di pace progettò i palazzi e le cerimonie del Reich. In tempo di guerra si dedicò alla costruzione delle sue armi. Fu l'unico confidente e il più intimo amico di Hitler. Qualcosa di segreto e misterioso li univa. E infine Martin Bormann, l'oscuro amministratore del partito nazista. Scalò la gerarchia del terrore e da anonimo burocrate divenne il segretario personale di Hitler, l'esecutore dei suoi ultimi progetti, il custode di tutti segreti. Ognuno di loro seguì un percorso particolare e approdò a un finale diverso: chi morì in guerra, chi si uccise in prigione, chi tornò libero dopo aver scontato la sua pena e chi invece sparì nel nulla, per sempre. Vissero all'ombra del Fuhrer e nell'ombra tornarono.
"Pane amaro" racconta la storia di tutti quegli uomini e donne che lasciarono l'Italia in cerca di fortuna. È la storia di famiglie che abbandonarono una patria dove non potevano più vivere. Famiglie che scappavano dalla miseria del loro paese. Gente che imparò a lottare fin dalle banchine dei porti. Che, a volte, fu rimandata indietro. Che soffrì la fame. Che visse ai margini della società. Che, spesso, vide infranti i propri sogni. Che fu costretta a nutrirsi con il pane amaro della vergogna e della miseria.
La piccola storia quotidiana del lungo ventennio fascista, i sogni, le speranze, le illusioni degli italiani in quel tragico periodo di dittatura.
La Grande Storia racconta il terrore disceso dal cielo negli anni forse più terribili degli ultimi secoli: fra il 1939 e il 1945.
Per la realizzazione del film-documento "Alla corte di Stalin", i ricercatori de "La Grande Storia" hanno potuto accedere per la prima volta agli archivi filmati russi, divenuti pubblici dopo la caduta del comunismo. Per la prima volta, quindi, la storia del dittatore sovietico e dei suoi accoliti, è stata raccontata con l'ausilio di filmati inediti, esclusivi, particolari. Si comincia con Vjaceslav Molotov, detto il Martello del potere. È il compagno efferato di ogni vittoria, il complice di ogni delitto: dalla sanguinosa repressione dei kulaki allo sterminio di un'intera classe politica nell'era delle grandi purghe. Segue Lazar Kaganovich, il Commissario di ferro. Il "servo di scena", la cui ammirazione nei confronti di Stalin è assoluta e totale, ai limiti dell'adulazione. Le immagini, in gran parte inedite, mostrano la costruzione della nuova Metropolitana di Mosca tra marmi, graniti, mosaici e sculture. Un'avventura in cui Kaganovich si getta con entusiasmo e determinazione. È "il simbolo di una nuova società socialista che si sta costruendo" - dichiara nel discorso d'inaugurazione - "Il nostro contadino, l'operaio, (…) vede nella metropolitana la personificazione della sua forza, del suo potere". E ancora, Lavrentij Berija, il nostro Himmler, lo definisce Stalin, un cortigiano innamorato del potere, un carnefice organizzato ed efficiente. L'artefice della decapitazione dell'esercito polacco. Il primo responsabile della strage di Katyn (di cui il documentario mostra un filmato inedito). L'uomo che percorre ogni sera le vie di Mosca alla ricerca di giovani donne che le guardie del corpo rapiscono per lui. Ma il film-documento non si limita a raccontare le storie di questi tre fedeli e sottomessi vassalli del potere, e sceglie di aprire il suo racconto con il grande rivale, l'odiato nemico che non ha mai varcato la soglia della corte di Stalin: Lev Davidovich Bronstein, per tutti Trockij, profeta della rivoluzione e implacabile accusatore del regime.
Leopoldo Longanesi, fascista e antifascista, allineato con il regime e frondista. Fondatore e direttore di giornali, pittore, scrittore, maestro nel disegno. Sceneggiatore cinematografico, costumista e scenografo, Leo Longanesi, nasce a Bagnocavallo, in provincia di Ravenna, il 30 agosto del 1905. In quest'angolo d'Italia ancora ottocentesca si nutre di quelle atmosfere che poi diventeranno fondamentali nella ricerca di un suo mondo ideale. Nel 1926, mentre l'Italia veste la camicia nera, Longanesi si inventa pubblicitario di regime. Scherza, gioca con le parole, e scrive un opuscolo che entra nell'immaginario dell'epoca: Vademecum del perfetto fascista. Quello stesso anno esce il primo numero de L'Italiano. Il sottotitolo della testata è rivista settimanale della gente fascista che poi cambierà in foglio quindicinale della rivoluzione fascista. Sarà pubblicato sino al 1942. Nel 1937 esce in edicola, a una lira, il primo numero di Omnibus, settimanale di attualità, politica e letteraria, progettato e diretto da Longanesi. È un giornale anticonformista, offre un punto di vista diverso, destabilizza la retorica imperante. Viene soppresso solo 24 mesi più tardi. Quando l'Italia entra in guerra, il Duce in persona chiede a Longanesi, che accetta, di ideare slogan e manifesti propagandistici. Taci il nemico ti ascolta, la patria si serve anche facendo la sentinella ad un bidone di benzina, una pistola puntata contro l'Italia sono sue invenzioni. Dopo l'8 settembre Longanesi fugge a sud e si stabilisce a Napoli. Collabora con la radio alleata, e si occupa di una rubrica di propaganda e satira antifascista dal titolo Stella Bianca. A questo punto è detestato sia dai fascisti che lo considerano un traditore, sia dagli antifascisti che lo considerano un opportunista. Alla fine della guerra fonda la casa editrice Longanesi e nel 1950 la rivista Il borghese. Muore mentre è al lavoro nel suo ufficio, a Milano nel 1957.
"Habemus Papam" è uno speciale dedicato alla Storia dei Conclavi. Una storia lunga 2000 anni. Dall'investitura che Pietro riceve da Cristo - Ti darò le chiavi del Regno dei Cieli - così come è riportato nel Vangelo di Matteo, all'elezione ultima, di papa Benedetto XVI. Attraverso filmati d'archivio, materiale iconografico dei Musei Vaticani e documenti dell'Archivio Segreto Vaticano, la storia delle elezioni papali si snoda tra vicende e protagonisti d'eccezione e racconta di come nel corso dei secoli si sia venuto creando quello che oggi tutti conoscono come Conclave. Dai conclavi medievali, come quello di Viterbo che dura ben 33 mesi, a quelli del Novecento ripresi da cineprese e tv di tutto il mondo, l'elezione papale è un rituale, che seppur non sempre identico nel tempo, permette alla Chiesa cattolica di scegliere il suo Capo spirituale.
In occasione del cinquantenario della prima "Marcia della Pace e della fratellanza fra i popoli, Perugia-Assisi", "La Grande Storia" presenta "La pace in marcia" un documentario di Giovanni Grasso e Andrea Orbicciani. Famiglie con bambini, eredi degli hippie, gruppi scout, giovani e meno giovani, militanti di partito, aderenti ad associazioni pacifiste e non violente, uomini e donne di tutte le fedi religiose, atei, intellettuali e soprattutto tanta gente comune. Tutti insieme per prendere parte a una grande impresa: marciare per 25 chilometri in nome della pace, in nome del rispetto dei diritti umani. Da Perugia a piedi verso Assisi, la città di San Francesco e Santa Chiara. L'importante non è completare l'intero tragitto ma partecipare, ognuno come può. Una festa di pace contrassegnata dalle bandiere con i colori dell'arcobaleno. Sono passati cinquant'anni dalla prima volta, da quel 24 settembre 1961, in cui in 20.000 risalirono fino alla rocca della città di San Francesco. Pochi, forse, tra questi giovani, sanno come la marcia sia nata, in quale contesto, chi ne sia stato l'ideatore. In questa puntata raccontiamo come il popolo della pace abbia iniziato il suo lungo cammino.
Il 4 novembre 1918, l'Italia si rialzava in piedi dopo il disastro di Caporetto. Si rialzava e vinceva una guerra, la più spaventosa guerra che fino ad allora il mondo avesse visto. Una guerra vinta contro l'impero austro-ungarico che impediva il compimento del processo unitario iniziato con la Prima Guerra di Indipendenza nel 1848.
Il 1 giugno 1940, mentre le truppe hitleriane stanno travolgendo Parigi, sei grandi navi della Marina Militare Italiana lasciano la Libia, dirette verso l'Adriatico settentrionale. A bordo non ci sono soldati, ma bambini, 13.000 bambini, tra i quattro e i dodici anni tutti figli di quei ventimila contadini che il regime ha convinto pochi mesi prima a mettere radici sulla "quarta sponda" d'Italia. I genitori li salutano dalla banchina del porto. I bambini sono invitati a passare un mese di vacanza di sole e mare nelle colonie estive dell'Adriatico: Cattolica, Igea Marina, Cesenatico. Pochi giorni dopo, il 10 giugno, l'Italia entra in guerra a fianco del terzo Reich. Le navi servono alla guerra, e il Mediterraneo è sotto il controllo dalla Marina inglese. Il ritorno è rimandato mese dopo mese. Per i piccoli coloni comincia una sorta di sequestro organizzato che li strapperà alle loro famiglie per più di sette anni. Quando poi nel 1943 la guerra dilaga tra i civili, i bambini vengono rifugiati in istituti privati e collegi. Molti di loro tentano la fuga per raggiungere i loro genitori e di loro si perdono le tracce. Man mano che gli alleati risalgono l'Italia, i ragazzi vengono affidati alla Croce Rossa Internazionale gestita dal governo inglese. La CRI li raduna e per anni cercherà di rimandarli alle famiglie di origine ma in Libia tutto è cambiato. Migliaia di bambini, partiti con un grembiulino estivo e i sandaletti per una breve vacanza lontano dai genitori, ritorneranno a casa ormai adulti, in un mondo trasformato da anni di conflitto. Per molti di loro nessun ritorno sarà possibile, per altri sarà possibile soltanto contemplare le rovine di quelle che un tempo erano state le loro case.
"La Chiesa Altrove" è un viaggio in giro per il mondo, alla ricerca della Chiesa più remota, quella lontana dalla cupola di San Pietro. Un pellegrinaggio nei luoghi meno conosciuti e più nascosti del Cristianesimo. La Siria, l'Etiopia, l'Uganda, il Pakistan, la Turchia... sono luoghi di frontiera dove abitano donne e uomini che hanno fatto una scelta di vita radicale nel nome della propria fede. In questo modo "La Chiesa Altrove" mostra un'immagine della Chiesa contemporanea che va oltre l'ufficialità più nota, molto diversa da come è tradizionalmente conosciuta in Occidente. Il documentario si struttura come un trittico intorno ai tre pilastri fondamentali del Cristianesimo: la prima arcata è dedicata alla Preghiera e al rapporto con il trascendente; la seconda affronta il tema della Carità, non tanto per individuare i grandi protagonisti di questa missione, ma le mille facce anonime della carità nel mondo; la terza campata infine vuole approfondire il tema della testimonianza, che comprende anche il discorso del Martirio cristiano.
Sono trascorsi 90 anni dalla Marcia su Roma. Ma alcune domande sono arrivate fino ai giorni nostri senza una risposta. Come è possibile che una accozzaglia di fascisti armati di schioppo e di randelli, più vicina all'armata Brancaleone che a una vera formazione militare, sia riuscita a far cadere un governo legittimo? Come è possibile che un movimento politico così giovane come quello fascista, nato solo da tre anni, sia riuscito ad imporsi ad un paese intero? Con a capo Benito Mussolini, un outsider della politica, un giornalista divenuto deputato da solo un anno? Sono alcuni degli interrogativi a cui si cerca di rispondere. La narrazione è sotto forma di inchiesta. Tornando su alcuni dei luoghi che sono stati testimoni della storia. Incontrando persone che conservano ricordi, cimeli, testimonianze. Cercando documenti negli archivi di stato. Mostrando immagini inedite provenienti da cineteche italiane e straniere. Non solo Marcia su Roma. L'inchiesta va oltre. Affronta la lunga lista di attentati che Mussolini subisce negli anni successivi alla Marcia stessa. Pochi portati a segno, molti tentati, moltissimi prevenuti. Altri ancora rimasti del tutto ignoti alla polizia. Zaniboni, Gibson, Lucetti, Schirru, Sbardellotto, Bovone… e molti altri: chi ha armato la mano degli attentatori? A impugnare pistola e ordigni sono tutti antifascisti? O sono implicate frange estreme del fascismo intransigente? Lo scopriamo anche attraverso i nuovi documenti emersi dagli archivi. Ma, come tutti sanno, Mussolini non è morto per mano di attentatori. La sua morte avverrà oltre un ventennio dopo la marcia su Roma. E dopo una guerra persa. Con un salto nel tempo, "la Grande Storia" prosegue l'inchiesta tentando di far luce anche sulle ultime ore di Mussolini. Sui documenti segreti che ha con sé fino agli ultimi momenti, forse l'introvabile carteggio con Churchill.
Il film documento si propone di raccontare tre aspetti differenti e complementari del Terzo Reich. Tre storie per tentare di rappresentare quei famigerati dodici anni nei quali la Germania e i tedeschi vissero un'epoca di malvagità senza precedenti. Si inizia con un documento eccezionale realizzato grazie a filmati amatoriali inediti, girati da cineoperatori per la maggior parte dilettanti. Sigmund Freud, i giovani della Gioventù Hitleriana, la distruzione della prima Sinagoga a Dortmund, i rarissimi fotogrammi a colori del lager di Dachau, sono solo alcune delle incredibili immagini a colori e in bianco e nero che ci restituiscono una visione intima, quasi familiare, ma anche rigorosamente storica, della Nazione tedesca. Con la seconda storia entriamo nell'inferno dei campi di concentramento e di sterminio. Immagini terribili. Un delirio di violenze e di atrocità. Raccontiamo, attraverso gli straordinari filmati a colori degli archivi americani e le sconvolgenti testimonianze dei pochi sopravvissuti, la storia del più grande e del più tragicamente famoso campo di sterminio, Auschwitz e del più spietato dei suoi aguzzini, il dottor Josef Mengele., l'angelo della morte di Auschwitz. Infine ci occupiamo di un aspetto particolare del nazionalsocialismo, di quella componente esoterica e magica alla base delle prime cellule del partito nazista. Vediamo come dopo la Prima Guerra Mondiale fiorirono in Germania società segrete e circoli iniziatici, come nacque l'esaltazione della forza e della potenza del popolo tedesco e come si diffuse il mito della pura razza ariana su cui si sarebbe poi fondato il Terzo Reich. Parliamo di Heinrich Himmler, il capo indiscusso delle SS, il fondatore di una nuova religione ariana, colui che progettò i campi di concentramento e che amava definirsi un "boia senza pietà". Raccontiamo delle fanatiche spedizioni naziste ai confini del mondo nella spasmodica ricerca delle origini della cosiddetta razza germanica.
Vi raccontiamo della voglia di mandare a casa i compromessi, i furbi, i criminali. Vi raccontiamo della caccia ai fascisti. Vi raccontiamo di cosa si è tentato e di cosa non si è tentato per punire chi ha fatto carriera in camicia nera. Ma allo stesso tempo vi raccontiamo quegli italiani che hanno fatto finta di niente, che quando c'era il fascismo erano fascisti e quando è finito non lo erano più. E per finire vi raccontiamo che dopo il fascismo, nello Stato e non solo, le cose cambiano, ma non del tutto.
Un uomo d'altri tempi, Alcide De Gasperi. Nato a fine Ottocento nel Trentino ancora sotto il dominio dell'Impero asburgico attraversa buona parte del Novecento da protagonista e da testimone. È deputato al Parlamento di Vienna nel 1911. Nel '19 è accanto a Sturzo nel Partito Popolare. Arrestato dal Fascismo è costretto all'esilio in Vaticano come bibliotecario. Fonda la Democrazia Cristiana. Ed è artefice della rinascita dell'Italia distrutta dal Fascismo e dalla guerra. È un padre della Repubblica e della democrazia. Crede nel vincolo del Patto Atlantico e promuove l'unità dell'Europa.
"Tuttinclasse!" è una puntata evento de "La Grande Storia". "Evento" perché a condurla è un personaggio d'eccezione come Roberto Vecchioni, qui non solo nella sua veste di artista ma anche e soprattutto di professore. Tuttinclasse! è infatti un viaggio attraverso i 150 anni della scuola italiana. Un viaggio suggestivo e ricco di sorprese registrato alle Officine Grandi Riparazioni di Torino nell'ambito della Mostra "Fare gli italiani". E' qui, infatti, che il Professor Vecchioni tiene una particolarissima lezione a una classe di studenti delle scuole medie. Una lezione di storia che ci riguarda tutti perché parla proprio di noi. E' la storia di come i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze…ma anche gli uomini e le donne hanno imparato a leggere e scrivere, a essere cittadini, a farsi rispettare e a rispettare gli altri.
La storia della Repubblica Sociale Italiana e la vita quotidiana di Benito Mussolini e Clara Petacci, attraverso le lettere scritte dal dittatore e dall'amante, durante i seicento giorni di Salò, lette ed interpretate da Michele Placido e Maya Sansa.
Era il 25 dicembre 1961 quando Papa Giovanni XXIII, con la bolla "Humanae Salutis", proclamò il Concilio Vaticano II. Un "Concilio", dunque un evento eccezionale. Gli ultimi due si erano tenuti rispettivamente a Trento dal 1545 al 1565 in ben 25 sessioni, e a Roma, il Vaticano I, in 4 sessioni dal 1869 al 1870. L'11 ottobre 1962, Papa Giovanni XXIII, con il discorso di apertura, darà inizio ai lavori. Quattro sessioni di lavori, di cui il Papa Buono potrà presiedere solo la prima, dall'11 ottobre al 7 dicembre 1962. Sarà Paolo VI a presiedere le altre e chiudere il Concilio l'8 dicembre 1965. Da quel giorno la Chiesa non sarà più la stessa, anche se occorrerà del tempo perché la nuova concezione penetri a pieno le coscienze. Angelo Roncalli aveva portato ad un modo nuovo di vivere e concepire il Papa, il Pontificato, la Chiesa e dunque il loro rapporto con l'uomo e il mondo. Il Vaticano II porta ad una nuova visione del rapporto Dio Uomo Mondo. La "Lumen Gentium" allora esplica il nuovo modo di vedere la Chiesa, la "Dei Verbum" il nuovo modo in cui si guarda a Dio. Ne deriva una sintesi estremamente significativa: la "Sacrosanctum Concilium" dove questi temi trovano concrezione nella liturgia. Le novità sono radicali, del resto l'affermazione di Papa Roncalli che "anche il Papa è un fratello tra i fratelli" poteva farlo presagire: è abbandonata la lingua universale della Chiesa, il latino, per le celebrazioni ordinarie, ed è adottata la lingua volgare; il sacerdote non celebra più voltando le spalle ai fedeli, e questi ultimi sono coinvolti direttamente nella celebrazione.
Un viaggio all'interno degli archivi che conservano le più antiche copie al mondo dei Vangeli: la biblioteca del Monastero di Monserrat dove è conservato il papiro P64, il testo più antico del Vangelo di Matteo risalente al I secolo dopo Cristo; la Biblioteca Vaticana che conserva frammenti dei papiri dei Vangeli di Luca e Giovanni sempre del I secolo o il Museo del libro di Israele che conserva i famosi rotoli del Mar Morto. Oltre agli archivi, il film documento realizza un viaggio in Terra Santa alla scoperta dell'archeologia, dei paesaggi e dei luoghi dove Gesù visse e predicò duemila anni fa, o al meno di quello che ne è rimasto, cercando di scoprire quali sono i posti veri e quali sono quelli imposti dalla tradizione. Seguendo gli studi della così detta Terza Ricerca, l'indagine storica analizza le ultime scoperte di una questione attualissima e ancora aperta. Saranno poi i maggiori esperti internazionali a tenere vivo il dibattito: Padre Francesco Rossi De Gasperis, gesuita, professore emerito di Teologia Biblica alla Pontificia Università Gregoriana di Roma; Padre Pius Ramon Tragan, esegeta del Nuovo Testamento, professore emerito al Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma e direttore dello Scriptorium Biblicum et Orientale del Monastero di Monserrat; Armand Primo Puig i Tarrech, professore di Nuovo Testamento dell'Università di Catalogna; Cardinale Mons. Gianfranco Ravasi, esperto biblista e presidente del Pontificio Consiglio della Cultura; Émile Puech, esperto dei rotoli del Mar Morto, epigrafista, professore all'École Biblique et Archeologique di Gerusalemme; Dan Bahat, archeologo israeliano, massimo esperto del Santo Sepolcro; Erri De Luca, scrittore e biblista.
La Chiesa del XXI secolo, la Chiesa è a un bivio. Così può apparire oggi questa bi-millenaria istituzione. Sospesa tra lascito del passato e speranza del futuro, tra la grande eredità del Magistero e l'urgenza di una nuova evangelizzazione, la Chiesa si trova ad affrontare un passaggio cruciale con la scelta del nuovo Pontefice, Papa Francesco I. Sfide, cambiamenti, nuovi orizzonti. Con due punti fermi per continuare a guardare il mondo tra fede e incontro: il conclave, il rito codificato nei secoli, per eleggere il successore di Pietro e il Concilio Vaticano II , l'apertura alla contemporaneità. Nella prima parte del film documento, Habemus papam racconta la storia delle elezioni pontificie: da San Pietro fino alla rinunzia di Benedetto XVI, attraverso le norme e le consuetudini che nei secoli hanno portato a codificare l'istituto del conclave cosi come noi lo conosciamo. Nella seconda parte l'approfondimento e la riflessione sul Vaticano II, il Concilio che ha dato nuovo slancio e impulso all'azione riformatrice della Chiesa. A 50 anni da quell'evento testimoni d'eccezione - Padre Federico Lombardi, il fondatore della Comunità di Sant'Egidio Andrea Riccardi, il priore della Comunità monastica di Bose Enzo Bianchi, il direttore dell'Osservatore Romano Giovanni Maria Vian, i cardinali Comastri, Cottier, Etchegaray e König - ci accompagnano nella riflessione sui cambiamenti che il Concilio ha voluto e sui gesti che i pontefici da quel lontano 1962 hanno compiuto fino a oggi. Il Conclave e il Concilio, la perpetuità che si riafferma e la nuova speranza che si avvicina.
Il film-documento racconta due delle vicende più drammatiche della nostra storia. Quella notte del 25 luglio 43 e quei giorni, settimane e mesi che seguirono la fine della guerra e il lento ritorno ad una agognata normalità.
E' racconto di come un uomo, solo, sia riuscito a ingannare un intero popolo. Di come, i tedeschi, praticamente tutti, abbiano creduto o voluto credere nella folle illusione di essere la razza eletta, di poter conquistare lEuropa e un giorno, forse, il mondo. E il racconto di un tragico bluff.
Giuseppe Verdi, il più famoso dei compositori italiani, l'autore delle più celebri melodie, delle opere più rappresentate nei teatri di tutto il mondo. Un artista prolifico, che con i suoi melodrammi ha rivoluzionato il mondo della lirica. Ma non solo, testimone attento di un secolo pieno di cambiamenti, ha saputo interpretare i bisogni di un epoca diventando con la sua musica protagonista di primo piano del Risorgimento e dell'Unità di Italia.
Una illimitata fiducia nelle conquiste della scienza e della tecnica. Una speranza nel futuro. Uno sfoggio di forza e di potenza. Una celebrazione nazionalistica, ma anche un’apertura agli altri paesi. Tutto questo sono le grandi esposizioni universali
Il film documento si articola in due parti. La prima, dal titolo "Maria di Magdala. Le donne nella Chiesa" di Maite Carpio, è dedicata alla storia della donna nella Chiesa. La seconda parte, dal titolo "Il Papa pellegrino" di Nicola Bertini, Filippo di Giacomo e Nicola Vicenti, ripercorre le tappe dello straordinario e storico viaggio del papa Paolo VI in Terra Santa.
Chi era e chi è Jorge Mario Bergoglio, l'uomo che ha conquistato le copertine delle più importanti riviste del mondo, protagonista di una nuova primavera della Chiesa Cattolica? Il programma si propone di approfondire la sua figura, a quasi due anni dalla elezione al soglio pontificio. Gli amici di vecchia data e le persone che lo hanno conosciuto da vicino raccontano chi è questo uomo. I testimoni della sua vita e le parole semplici e ispirate delle sue omelie, delle sue messe, gli incontri con la gente umile delle periferie, raccontano una personalità insolita e complessa, con tutte le sfumature dell'uomo sincero, forte, anche di comando, ma soprattutto un uomo di Dio. Articolato in tre capitoli, il documentario ripercorre la vita di papa Francesco: la sua infanzia modesta, la grave polmonite che lo costringe a letto ma lo aiuta a trovare la sua vocazione, il rapporto con nonna Rosa, la vita degli anni '50 nel quartiere Flores di Buenos Aires dov'è cresciuto e dove sono nate le sue passioni: il calcio, il tango e l'opera lirica. La storia dell'Argentina s'intreccia continuamente con le vicende di Jorge Bergoglio. Per capire Bergoglio però, è fondamentale comprendere che lui è soprattutto un gesuita; il suo rapporto con Padre Arrupe, Preposito Generale della Compagnia di Gesù dal 1965 al 1983, è decisivo nella sua formazione e nella sua carriera. Nel periodo del suo ministero episcopale, iniziato a Buenos Aires nel 2001, conduce una vita austera, fatta di grande semplicità, la cui attenzione è rivolta ai poveri e agli emarginati delle periferie. Un "pastore d'anime" che viaggia in autobus, che si reca di persona nelle periferie dimenticate della megalopoli, che visita i carcerati e i malati di Aids, che celebra messe per le prostitute, che aiuta e sostiene le famiglie dei desaparecidos e che in pochi anni diventerà un punto di riferimento essenziale per la Chiesa mondiale.
In occasione del centenario dello scoppio della prima guerra mondiale, "La Grande Storia" presenta due straordinari film-documentari: "15-18, la nostra guerra" e "1914: la quiete prima della tempesta".
E' il racconto di incontri particolari, unici. Incontri che cambiano la vita, soprattutto quando si viene travolti dalla fede, dal mistero, dallo spirito religioso. Testimonianze forti come quella di un aspirante sacerdote che vuole fuggire di notte dal seminario dove sta subendo ogni tipo di violenza e che viene bloccato "in sogno" da Natuzza. O come quella del prof. Francesco Lotti che Padre Pio costringe - lui ufficiale destinato al fronte greco durante la seconda guerra mondiale - a diventare medico per aiutarlo nel progetto della Casa Sollievo della sofferenza. O ancora quella del piccolo miracolato Matteo Pio, che racconta la sua improvvisa guarigione grazie a Padre Pio ed ora la sua vita di adulto. E tante, tante altre storie di vite cambiate, in un continuo alternarsi di colore e bianco e nero a cavallo di due millenni. Vite letteralmente travolte dal mistero e dalla fede. Il secondo film-documentario "Medjugorie, la storia e la fede", di Fania Petrelli. Milioni di pellegrini, infinite conversioni. 30 anni di apparizioni. A cadenza quasi regolare. Uno sconosciuto paesino di 3000 abitanti in un angolo della Bosnia Erzegovina, diventato una dei luoghi più visitato al mondo. Un flusso di fedeli che non si è mai interrotto, neanche negli anni bui della guerra fratricida e del disfacimento della Jugoslavia.
Si è sempre detto che il Fascismo è stata una dittatura che ha strappato la libertà agli italiani ma che almeno i fascisti non hanno mai rubato, non sono stati corrotti. Invece non è così. Mussolini non fa in tempo a prendere il potere che la corruzione già dilaga. Un sistema corrotto scoperto già da Giacomo Matteotti: denuncia traffici di tangenti per l'apertura di nuovi casinò, speculazioni edilizie, di ferrovie, di armi. Affari in cui è coinvolto il futuro Duce attraverso suo fratello Arnaldo. Come non ricordare l'affare Sinclair Oil: l'azienda americana pur di ottenere il contratto di ricerche petrolifere in esclusiva sul suolo italiano paga tangenti a membri del governo, tra cui Arnaldo, per oltre 30 milioni di lire. Anche questa volta Matteotti lo scopre ma il 10 giugno 1924 viene rapito da una squadraccia fascista e ucciso. Si parlerà anche di Mussolini padre – dei figli legittimi, illegittimi, presenti, riconosciuti e abbandonati e del suo rapporto con le donne: dalla relazione semisconosciuta con Maria José, moglie di Umberto di Savoia, fino a quella con la giovanissima Fiammetta, figlia della sua amante Margherita Sarfatti. E poi Claretta Petacci. La Grande Storia racconterà anche dei numerosi attentati al Duce. Come sempre la puntata verrà introdotta e commentata da Paolo Mieli.
"2 Dicembre 1943: inferno su Bari" è il racconto del più grande disastro navale americano dopo Pearl Harbour, avvenuto in Italia e precisamente a Bari. Eppure, per decenni, non se ne è saputo quasi nulla: perché? Il nuovo documentario di Fabio Toncelli, una vera e propria inchiesta, finalmente fa piena luce su uno degli eventi più misteriosi della Seconda Guerra Mondiale in Italia: il bombardamento tedesco del porto di Bari del 2 dicembre '43 e l'esplosione della nave statunitense John Harvey carica di munizioni, molte delle quali piene di gas di cui era vietato l'uso. Come è stata raccontata la guerra attraverso le immagini? L'autore cerca di rispondere a questa domanda con un esperimento televisivo appassionante. Un viaggio attraverso gli archivi cinematografici di mezzo mondo alla ricerca di immagini straordinarie e spettacolari, a volte sorprendenti e terribili, che partono dalle prime istantanee di una guerra ottocentesca, quella di Crimea (zona tristemente tornata di attualità), passando attraverso due guerre mondiali e vari conflitti regionali (conflitto cino-giapponese del 1937, Vietnam, Afghanistan) fino ad arrivare alle drammatiche e ipertecnologiche guerre dei nostri giorni.
Documentario in tre parti sui giovani del ventesimo secolo. "I ragazzi del '99", poco più che adolescenti, mandati a combattere negli insanguinati campi di battaglia della prima guerra mondiale. Sembrano essere loro l'ultimo baluardo dopo Caporetto per difendere la Patria. Ai tempi del fascismo, i figli della lupa, i balilla, gli avanguardisti, le piccole e le giovani italiane erano il futuro dell'italia fascista. Dopo la fine degli anni '50 l'Italia è rinata, e alla ribalta si affaccia ancora una gioventù. Sono loro, sono i giovani dei cosiddetti "favolosi anni '60". Sono i figli del boom.
Un affascinante viaggio nella fede raccontata da tre punti di vista diversi e all'apparenza lontani. Per cominciare la vicenda di una donna semplice e straordinaria allo stesso tempo: Natuzza Evolo, la mistica di Paravati, di Laura Muzzupappa. La sua è una storia di devozione, di amore e di pellegrinaggio di tanti fedeli. Una storia di beatitudine. «Andate alla fonte, bevete e lavatevi», ha detto la Madonna a Bernardette Soubirous il 25 febbraio 1858. E da allora, a quella fonte si sono abbeverati più di 300.000.000 di pellegrini, oltre 20.000.000 i malati alla ricerca di pace, di fede, di un segno. Di un miracolo. Miracoli a Lourdes racconterà la storia di Bernardette, le proprietà dell’acqua di Lourdes, la posizione della Chiesa anche sull’industria moderna del sacro, ma cercheremo di scoprire qualcosa di più sulle persone che continuamente vanno e tornano davanti a quella grotta. Per questo ascolteremo molte voci, tra cui quella del dott. Alessandro De Franciscis (Bureau Medical di Lourdes), di Susanna Tamaro, di Massimo Giletti ma soprattutto le toccanti parole di alcuni miracolati accertati, come Vittorio Micheli, Suor Luigina Traverso e Danila Castelli. Infine l’altra faccia della fede. Anche nell’epoca dei selfie e degli iphone per la Chiesa Cattolica è ancora e sempre lui, il Diavolo, il nemico pubblico numero uno, come ha ricordato più volte lo stesso Papa Francesco nelle sue omelie a Santa Marta. Esorcismi. Tra storia e leggenda è un’inchiesta realizzata da David Murgia sull’esorcismo e sulle preghiere di liberazione, due strumenti canonici che la Chiesa Cattolica utilizza ogni giorno per cacciare il demonio. Un percorso tra storia e leggenda, tra le mille cautele della Chiesa e le testimonianze di chi subisce l’azione del diavolo e anche di chi cerca di contrastarlo. Saranno gli esorcisti Padre Paolo Carlin e Fra Benigno, il demonologo Mons. Renzo Lavatori, lo psichiatra Vittorino Andreoli e il grande filosofo come Tullio Gregory a interrogarsi intorno al
Un appuntamento con gli aspetti poco noti del Ventennio fascista, introdotti e commentati da Paolo Mieli. Chi lo avrebbe mai detto che la dittatura fascista fondasse il suo potere non solo sulla abolizione della libertà di stampa e sulla repressione poliziesca ma addirittura sul controllo capillare della vita sessuale degli italiani? La puntata presenta un documentario dedicato a uno degli aspetti meno noti del Ventennio: "Gli amori proibiti" di Enzo Antonio Cicchino. L'Ovra ha spie nei bordelli, alberghi, palazzi, tra collaboratori ed amici dei gerarchi. Il letto è il campo di battaglia preferito per eliminare avversari. Un ventennio di ricatti: gerarca contro gerarca, amante contro amante. E l'accusa di omosessualità come arma politica. Una vera macchina del fango che sporcherà addirittura anche due forse troppo solerti segretari del partito come Augusto Turati e Giovanni Giuriati. Ma è anche il Principe Umberto ad essere tacciato della più vergognosa, durante il fascismo, accusa: l'omofilia. Si è detto sesso, ma si racconterà anche di soldi. "I denari", secondo documentario della serata, sempre di Enzo Antonio Cicchino, vuol sfatare un luogo comune: ovvero che il Fascismo è stata sì una dittatura, ma che almeno i fascisti non hanno mai rubato. Invece non è così. Mussolini non fa in tempo a prendere il potere che la corruzione già dilaga: speculazioni, truffe, arricchimenti improvvisi, carriere strepitose e inspiegabili. Gerarchi, generali, la figlia Edda e il genero Galeazzo Ciano, fino a Mussolini stesso: nessuno sembra rimanerne immune.
Paolo Mieli ci accompagna nel racconto di un Italia diversa, quando si andava solo in bicicletta e ci si divertiva tutti con il Varietà. Si parte con "L'Italia a due ruote" di Linda Tugnoli, la storia d'Italia raccontata in punta di…pedali. Nasce un nuovo secolo, il '900, e la bicicletta ne è il simbolo: di progresso, di dinamismo, di competizione. 1909: il primo Giro d'Italia. Che fatica, che storie, che rivalità! Costante Girardengo, Alfredo Binda, Learco Guerra. Il ciclismo diventa uno sport di massa, simbolo di un paese povero che per andare avanti deve fare tanta fatica. Arrivano gli anni Trenta e nasce un'altra grande rivalità, che spaccherà il paese nel dopoguerra: Bartali e Coppi. O uno o l'altro, o di qua o di là. Proprio come l'Italia del dopoguerra, delle grandi divisioni politiche...ma poi si va avanti tutti insieme. Sempre in bicicletta. È il 1946 e subito, tra cumuli di macerie, riparte anche il Giro d'Italia. È Il Giro della Rinascita. "Davanti la pace, ai lati la guerra", scrive Orio Vergani. Finiscono gli anni '40, iniziano i '50, la ricostruzione, il boom, i favolosi anni '60. Sembra proprio che nulla possa fermare la bicicletta…tranne l'automobile. Nel nuovo mondo che nasce alla fine degli anni '60, la fatica non è più un valore. Nel 1975 avviene il sorpasso: 16 milioni di automobili contro 15 milioni e mezzo di biciclette. Un viaggio su due ruote accompagnati da un grande scrittore, di ciclismo e non solo, come Gianni Mura e dallo storico Mimmo Franzinelli. E poi tutti di corsa al "Gran Varietà", un documentario di Andrea Orbicciani e Pino Strabioli. Comici e soubrettes, passerelle e lustrini, impresari e censori, evasione ed erotismo. "La Grande Storia" racconta gli anni d'oro del teatro di varietà, del lusso della rivista e della miseria dell'avanspettacolo.
Qualcuno lha chiamata La banalità del male, qualcun altro ha definito i tedeschi I volenterosi carnefici di Hitler, fatto sta che, vedendo le straordinarie immagini a colori di una vita che trascorreva tranquilla in Germania alla vigilia della guerra e si ha un attimo di spaesamento. Sono delle vere e proprie Cartoline dal nazismo, quelle mostrate da Rosanna Lo Santo nella prima parte della puntata. E assomigliano ancora a semplici cartoline anche le immagini nei primi anni di guerra: una guerra di retrovie, poco cruenta, normale, in cui lorrore dei campi di sterminio sembra lontano, quasi impossibile. E allora, con laiuto dei puntuali interventi di Paolo Mieli, cercheremo di capire come è stato possibile che la colta, civile, tecnologicamente avanzata Germania abbia potuto realizzare il più terribile crimine dellumanità: la Shoah. Cercheremo di dare una risposta con il secondo documentario: Anatomia di uno sterminio di Nicola Bertini. Lo faremo partendo dalle sconvolgenti immagini della liberazione di Auschwitz, girate dai cineoperatori dellArmata rossa nel gennaio del 1945. Tenteremo di capire quali idee, persone, medici, funzionari, organizzatori ed esecutori contribuirono a tutto ciò. Quindi racconteremo la scienza, o sarebbe meglio dire pseudoscienza, rappresentata dallo spietato medico di Auschwitz Joseph Mengele, i suoi folli esperimenti, la sua ossessione per i gemelli. La propaganda, raccontata attraverso la sinistra figura di Julius Streicher, propugnatore delle più volgari tesi antisemite, attraverso la sua rivista Der Sturmer. Lorganizzazione, ovvero di Adolf Eichmann, instancabile e pignolo burocrate che fece in modo che la macchina dello sterminio non si inceppasse mai. E infine chi materialmente eseguiva quelle stragi: le famigerate SS, le Schutz Staffeln-TotenKopf.
Paolo Mieli ci accompagna nel racconto di due popoli, due regimi politici, due capi: Churchill e Mussolini con tre documentari che analizzano questi protagonisti. Si parte con "Parla Mussolini": una breve analisi del duce oratore. Grazie anche all'aiuto della psicologa della comunicazione Isabella Poggi e dell'esperto di comunicazione politica Claudio Velardi capiremo i suoi trucchi oratori, la sua tecnica, il suo indubbio carisma. Un fascino che fece breccia anche nel pubblico anglosassone: attraverso due rarità d'archivio vedremo un Mussolini che si sforza di parlare in inglese in "The man of the hour" del 23 settembre 1927. E poi un duce addirittura celebrato da un film prodotto dalla Columbia Pictures nel 1933, dal titolo "Mussolini Speaks". Se il pubblico straniero è incuriosito il duce, in Italia è senza dubbio l'uomo più desiderato, ammirato, invocato dagli italiani. "Mio Duce, ti scrivo" svela, attraverso uno lungo e minuzioso scavo nel fondo della Segreteria Particolare del Duce conservato all'Archivio Centrale dello Stato di Roma, chi sono gli italiani che scrivono a Mussolini e cosa chiedono. Chiedono favori e in molti casi sussidi; denunciano torti o illegalità, altre volte calunniano solamente il rivale, il concorrente, il vicino; ma i più vogliono soltanto esprimergli, direttamente, la propria devozione. Fino alla fine degli anni Trenta: gli anni del consenso stanno terminando e le lettere cambiano tono. La guerra comincia a fare paura. Terzo film documentario è "Sir Winston Churchill". "La Grande Storia" ripercorre la sua incredibile carriera fatta di luci splendenti, ma anche di ombre improvvise, raccontata attraverso straordinarie immagini a colori, inedite in Italia. Ci aiuta a raccontare questo gigante del Novecento un grande storico inglese, Adrian Lyttelton, che ha conosciuto personalmente Churchill perché suo padre Oliver, visconte di Chandos, è stato uno dei ministri più influenti del governo durante la seconda guerra mondiale.
"Hitler e Mussolini, appuntamento con la morte" di Elio Mazzacane, consulenza storica di Giovanni Sabbatucci, è il nuovo film documentario de La Grande Storia. A settant'anni dalla morte di Adolf Hitler e di Benito Mussolini ripercorreremo gli ultimi mesi di vita dei due dittatori, attraverso immagini spettacolari e spesso a colori provenienti dagli archivi di tutto il mondo. Ascolteremo le parole dei testimoni oculari, leggeremo i loro diari e le loro lettere. Accompagnati, come sempre, dai puntuali commenti di Paolo Mieli. Sentiremo le testimonianze di chi visse gli ultimi, allucinati momenti di vita del Terzo Reich insieme a Adolf Hitler nel bunker sotto la Cancelleria di Berlino. Rivivremo gli inutili tentativi di Mussolini di trovare una via d'uscita al crollo della Repubblica Sociale, attraverso i ricordi di Sandro Pertini e dei capi partigiani che lo arrestarono. E anche attraverso la testimonianza della figlia naturale del Duce, Elena Curti, di cui pochi conoscono l'esistenza ma che era lì con lui in quei tragici momenti. Vedremo emergere, dalle lettere al Duce, una Clara Petacci sconosciuta, non solo amante ma addirittura consigliera politica. Indagheremo nel mistero che ancora, dopo settant'anni, avvolge gli ultimi istanti di vita di Benito Mussolini e di Claretta e le tante domande lasciate senza risposta dall'autopsia dei loro corpi. E ancora, vi proporremo, per la prima volta in Italia, la testimonianza di chi ritrovò il cadavere di Hitler, bruciato, davanti all'entrata del bunker. Infine, la storia segreta dei corpi di Mussolini ed Hitler: temuti da vivi, ma anche da morti. Bruciati, vilipesi, trafugati, nascosti. Uno alla fine distrutto, l'altro sepolto a Predappio
In occasione del Giubileo della Misericordia indetto da papa Francesco, "La Grande Storia" propone una puntata speciale in tre parti. La prima parte è di carattere spiccatamente storico e, partendo dalla apertura della porta santa del 2015, va indietro nel tempo fino all'apertura della porta santa del 1925, primo giubileo documentato dalla cineprese. Si raccontano con materiale di repertorio originale e inedito i giubilei e i contesti storici del 1925, del 1933 e del 1950 e i Giubilei "mediatici" di Paolo VI e di Giovanni Paolo II per chiudere con una rapida ricognizione su alcuni dei fatti, personaggi e aneddoti dei Giubilei che vanno dal primo, nel 1300, fino all'avvento dell'Unità di Italia. La seconda parte è tutta centrata invece sulla specificità di questo Giubileo del 2015 e sulla valore cristiano e umano che papa Francesco ha voluto come stampare in filigrana su questo evento religioso: la Misericordia. Si raccontano alcune brevi storie: la storia di una famiglia siciliana con una figlia fortemente disabile, la testimonianze di alcuni detenuti del carcere di Poggio Reale dove, come voluto da papa Francesco, la porta della loro cella diventerà una Porta Santa, la storia di una famiglia travolta dalla malattia della figlioletta ricoverata all'ospedale Bambino Gesù. La terza ed ultima parte è dedicata ai beati, santi e testimoni di questo Giubileo di papa Francesco: Faustina Kowalska e madre Speranza apostole della Misericordia, padre Pio e padre Mandic artefici della Riconciliazione e del Perdono, mons. Romeo e madre Teresa martiri e testimoni della Chiesa che più è nel cuore di Francesco: la Chiesa dei poveri e degli ultimi. Il consulente storico è Alberto Melloni e tra i numerosi ospiti intervistati il priore Enzo Bianchi, il cardinale Walter Kasper, l'arcivescovo Enzo Fisichella, e l'arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi.
Paolo Mieli ci accompagna nel racconto di donne straordinarie, ognuna a suo modo… regina. Sono di sangue come Elisabetta II, o di elezione come Eleanor Roosevelt e Hillary Clinton; di stile come Jacqueline Kennedy, o di fascino come Marilyn Monroe. E proprio Marilyn, regina di Hollywood è la prima Regina della serata. Nata povera, in un sobborgo di Los Angeles, ha cercato, voluto, ottenuto il successo. Ne ha avuto così tanto che si è trasformata in una vera e propria icona. Marilyn: un nome che è diventato sinonimo di fascino e sensualità. La più Regina di tutte è sicuramente un'anziana signora di 89 anni, simbolo indiscusso di una nazione. Si racconta la storia di Elisabetta, Regina d'Inghilterra nel 1953 a soli 27 anni, oggi la più anziana sovrana britannica di tutti i tempi. E sorprenderà sicuramente vederla nei panni di un'ironica bond girl accanto allo 007 Daniel Craig, durante l'inaugurazione delle Olimpiadi di Londra del 2012. In una monarchia si chiamano regine consorti, nella più grande e potente repubblica presidenziale del mondo sono le First Ladies, regine della Casa Bianca. La puntata racconta tre donne straordinarie, tre "prime signore" degli Stati Uniti che hanno lasciato un segno nella storia: Eleanor Roosevelt, Jacqueline Kennedy, Hillary Clinton. Eleanor Roosevelt rifiuta il tradizionale modello di semplice "padrona di casa" e intraprende per la prima volta iniziative politiche e sociali di grande rilievo, fino a diventare la presidente del comitato dell'ONU incaricato di scrivere la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Jacqueline Kennedy, incantevole, elegante, colta, perfino sexy, ammirata da tutto il mondo, diventa l'incarnazione del modello della "Nuova Frontiera" lanciato dal marito. Hillary Clinton è la prima First Lady ad avere un diploma post-laurea e una carriera professionale di grande successo; in seguito sarà anche la prima ad essere eletta senatrice e addirittura a candidarsi alla carica di Presidente degli Stati Uniti.
Uno dei momenti più importanti della storia d'Italia: il 2 giugno 1946. Si ripercorrono i mesi e i giorni precedenti e quelli immediatamente successivi al voto, attraverso immagini ritrovate in archivi di tutto il mondo, si va in luoghi poco conosciuti ma fortemente simbolici e si svelano tanti retroscena. Si va alla scoperta di un paese in ginocchio ma allo stesso tempo determinato a risorgere. Viene raccontata la storia ufficiale ma anche tanti episodi poco conosciuti. Si ascoltano le voci dei protagonisti e dei testimoni. Un giorno, un voto, una festa. Una festa a cui prese parte a pieno titolo, per la prima volta in una consultazione nazionale, anche l'altra parte del cielo: le donne. Una festa che però si portò dietro anche un lungo strascico. Polemiche, contestazioni, ricorsi e un dubbio…ci furono dei brogli? La Repubblica ha vinto veramente? Domande a cui la Storia ha dato una risposta univoca ma che sono continuate a risuonare forti nell'opinione comune. Oltre alla partecipazione di Paolo Mieli che commenta gli snodi di questa storia complessa, un inviato della storia, Fabio Toncelli, ci porta a conoscere luoghi che abbiamo sempre sentito ma mai visto: il bunker di villa Savoia, ultima residenza di Vittorio Emanuele III prima di lasciare Roma dopo l'annuncio dell'Armistizio con gli alleati, una decisione che peserà al momento della scelta tra Monarchia e Repubblica. Villa Rosebery dove viene sottoscritto l'atto di abdicazione del Re. Il Teatro alla Scala di Milano, riaperto l'11 maggio del 1946 dopo la distruzione provocata dai bombardamenti, con un concerto diretto da Arturo Toscanini, vero momento simbolico della rinascita di una nazione. Ci parla di questo concerto, della sua simbolica importanza, della figura del Toscanini, il Maestro Riccardo Muti in un'esclusiva intervista rilasciata a "La Grande Storia".
Si parte con la storia di una donna semplice e straordinaria allo stesso tempo: "Natuzza, la visionaria di Paravati". La vicenda di Natuzza Evolo, per tutti Mamma Natuzza, è un racconto di devozione, di amore e di pellegrinaggio di tanti fedeli. Una storia di beatitudine. Si parla, poi, della "Sindone, tra fede e scienza", un reportage di Andrea Orbicciani e Paolo Pellegrini. A differenza delle altre reliquie della Cristianità, la cui attendibilità storica è quasi sempre molto discutibile, la Sindone di Torino è uno dei reperti storici più affascinanti, misteriosi e controversi. Nessun'altra reliquia è stata così minuziosamente esaminata da scienziati e specialisti. Ma la Sindone di Torino è davvero il lenzuolo che avvolse il corpo di Gesù oppure è l'opera abilissima di un falsario medievale? Si tratterebbe di un falso medievale, questo il responso dopo l'esame al carbonio 14 del 1988. Ma successivamente molti studiosi hanno contestato quei risultati. In ogni caso la posizione della Chiesa, che non si è mai pronunciata ufficialmente sull'autenticità del telo, resta invariata: la Sindone rimane l'icona della sofferenza umana. L'ultima parte della puntata è invece dedicata alle apparizioni della Madonna di Medjugorje. Nel reportage dal titolo "Medjugorje, tra devozione e affari" si parla di questo difficile connubio. Nel giugno 1981 in un paese sperduto tra i monti della Bosnia Erzegovina, sei ragazzi da i 17 ai 10 anni, raccontano di aver visto la Madonna. Dal quel lontano 1981 pare abbiano ricevuto 1074 messaggi della Madonna, diffusi nel mondo da radio e siti web, e persino app per smartphone e tablet. Intanto sono sorti 18.000 posti letto e 1.500 persone sono impiegate nel settore turistico per accogliere il milione di fedeli che ogni anno arriva. Un evento su cui la Chiesa è rimasta prudente, guardinga, diffidente, tra giudizi sospesi, commissioni, dichiarazioni ecclesiali.
"L'Italia violata: il prezzo della libertà" è il racconto del terrore dopo la felicità, della violenza che arriva da dove non te lo aspetti, dei liberatori che diventano nemici, di civili innocenti scambiati per prede belliche. La liberazione dell'Italia dal nazifascismo è segnata da uno dei delitti più odiosi: gli stupri da parte delle truppe coloniali aggregate al Corpo di Spedizione Francese, i cosiddetti goumiers. Solo nella zona di Esperia sono 3.500 le donne, tra gli 8 e gli 85 anni brutalmente violentate. 800 uomini uccisi nel tentativo di difendere donne e bambini. Ma è una lunga catena di sangue e dolore partita dalla Sicilia risalita fino alla Linea Gustav ma che arriverà anche in un luogo apparentemente isolato e protetto: l'Isola d'Elba. "Campioni in camicia nera: il prezzo della vittoria". Un regime nuovo ha bisogno, di eroi. In ogni campo e soprattutto nello sport. Ne troverà in abbondanza, a partire da Primo Carnera che il 29 giugno 1933, conquista il titolo mondiale dei pesi massimi niente meno che al Madison Square Garden di New York. Diventerà un vero e proprio fiore all'occhiello del regime…fino alla prima sconfitta. La stella di Carnera tramonta presto, il 14 giugno 1934 perde il titolo e il regime lo abbandona subito. Fama più duratura avranno altri eroi del ventennio: Tazio Nuvolari il "mantovano volante", o Giuseppe Meazza trionfatore con la nazionale di calcio nei mondiali del 1934 e del '38. Eroi in camicia nera e braccio teso. Tutti tranne uno, Gino Bartali devoto più che al Duce alla Madonna, a cui dedica tutte le sue vittorie. "1936: il prezzo dell'impero". Quello dell'Italia con l'Africa è un rapporto, forse un sogno, che parte da lontano. Quando l'Italia si consolida come stato unitario a fine ottocento in Europa esistono già degli imperi coloniali enormi. L'Africa in particolare è totalmente divisa tra le potenze europee.
Le donne sono al centro di questo racconto de "La Grande Storia" sempre con il contributo di Paolo Mieli. Sono donne famose ma anche donne sconosciute, regine e donne del popolo, donne che hanno lottato per conquistarsi ogni diritto e donne che hanno sfidato uomini potenti…vincendo.
Si comincia con "Firenze 1966: l'alluvione". Nella notte tra il 3 e il 4 novembre 1966 l'Arno straripa a Firenze, e il mondo rischia di perdere per sempre la culla del Rinascimento. La città è sommersa da acqua e fango: case, negozi, chiese e musei, da Santa Croce, dove il Cristo di Cimabue resta 9 ore immerso nell'acqua, agli Uffizi, da Santa Maria Novella alla Biblioteca Nazionale dove l'acqua penetra nei sotterranei impregnando libri antichi e manoscritti. 35 morti; 70.000 famiglie alluvionate; 6.000 negozi distrutti. E poi 4.000.000 di libri; 14.000 opere d'arte danneggiate o distrutte. Lo Stato sottovaluta il problema e interviene in ritardo. La città decide allora di fare da sola, Il sindaco Bargellini organizza un centro raccolta viveri allo Stadio Comunale, si uniscono negli aiuti le case del popolo e le parrocchie. Si mobilitano anche gli studenti universitari fiorentini, a cui si uniscono 12.000 ragazzi arrivati da ogni parte d'Italia e dal resto del mondo: sono gli "angeli del fango". Il secondo racconto è "Socialismo: l'ultima utopia". Il 15 agosto 1892 si riuniscono nella Sala Sivori di Genova le Camere del Lavoro e le Leghe contadine di tutta Italia per fondare il Partito dei Lavoratori, che diventerà di lì a poco il Partito Socialista Italiano. Il vero vincitore del Congresso è Filippo Turati che riesce a fa nascere il partito dopo la separazione con gli anarchici. Le scissioni e le separazioni saranno una costante del Partito Socialista. Dopo quella con gli anarchici nel 1892 ci sarà quella di Bissolati nel 1911, poi quella comunista nel 1921, seguita nel 1922 da quella dei Socialisti Unitari di Turati e Matteotti, nel 1947 c'è poi la scissione dei socialdemocratici e infine quella dei "carristi" del 1964. E' un partito che si separa e si scinde perché al suo interno la discussione e il conflitto sono sempre stati forti fino ad arrivare appunto alla rottura. Il partito nasce nel 1892 e muore di fatto nel 1994.
Gli Stati Uniti sono al centro di questa puntata. Il Paese è raccontato attraverso alcuni tra i suoi presidenti più importanti, la più grande star di Hollywood diventata una delle icone del XX secolo e, infine, tre donne che nel corso dell'ultimo secolo hanno cambiato radicalmente la figura della first lady. "Nixon-Kennedy - Duello per la Casa Bianca" è una biografia parallela tra due presidenti pressoché coetanei ma che rappresentavano due mondi, due stili di vita, due carriere politiche, letteralmente agli antipodi. "Marylin. Una diva per il Presidente" è una vera storia americana: nata povera, poverissima, in un sobborgo di Los Angeles, con tutte le sue forze, Marilyn Monroe ha cercato, voluto, ottenuto il successo. Ne ha avuto così tanto che si è trasformata in una vera e propria icona. Il terzo documentario della puntata, "First Ladies: le Signore di Washington", racconta tre donne straordinarie che hanno lasciato un segno nella storia degli Stati Uniti: Eleanor Roosevelt, Jacqueline Kennedy e Hillary Clinton.
Il racconto di quel maledetto sabato d'agosto parte dalle storie di tre persone coinvolte a vario titolo nell'attentato: Paolo, figlio dell'impiegata di stazione Mirella Lambertini, morta nella strage; la sopravvissuta Marina Gamberini, anche lei impiegata, sepolta per ore sotto le macerie e, una volta estratta, diventata il volto della tragedia; la testimone Anna Pizzirani, madre di una bambina ferita nell'esplosione, e oggi Vicepresidente dell'Associazione Familiari della strage del 2 agosto. Le loro testimonianze non si limitano soltanto al racconto della bomba in stazione ma gettano nuova luce sugli eventi che si sono svolti in seguito: la solidarietà della città di Bologna, la partecipazione ai processi, la costituzione dell'Associazione familiari delle vittime dell'attentato, la prima associazione in materia in Italia, il senso che ha ancora oggi ricordare la strage. Lo speciale "Bologna, 2 agosto 1980: la strage" racconta anche le indagini che porteranno i magistrati bolognesi a condannare gli esecutori materiali, con una sentenza poi ribadita anche dalla Corte di Cassazione il 23 novembre 1995. Un doveroso omaggio a chi non ha mai smesso di chiedere continuamente verità e giustizia, come l'Associazione familiari delle vittime, la città di Bologna, le sue istituzioni e i suoi cittadini, da sempre presenti in piazza Maggiore ogni anno, il 2 agosto.
Il titolo riprende una definizione spesso usata da papa Francesco che riassume molto il senso del suo pontificato. Una Chiesa non chiusa in se stessa, rigida nelle tradizioni, inflessibile nei giudizi, ma piuttosto aperta al mondo, comprensiva e inclusiva, in uscita, appunto, fuori dalle proprie mura, verso tutte le persone, con i loro bisogni, le loro paure, speranze, incertezze, necessità di accoglienza e comprensione. Viene proposta un'intervista esclusiva al Cardinale Pietro Parolin, in cui il Segretario di Stato Vaticano affronta alcuni degli aspetti più rilevanti relativi al pontificato di papa Bergoglio: la vicinanza tra papa Francesco e Giovanni XXIII, la cosiddetta "Chiesa Poliedro", la questione del "deserto spirituale" e il concetto di differenza intesa non come problema, ma come valore. Il programma racconta alcuni protagonisti vecchi e nuovi di questa "Chiesa in uscita". Innanzitutto la storia di Jorge Bergoglio prima di arrivare al Conclave che lo ha eletto 266° successore di Pietro, una racconto che parla molto della formazione, delle scelte e del carattere di Francesco. Poi, il martirio di mons. Romero, assassinato da uno squadrone della morte nella cattedrale di San Salvador, colpevole di aver preso la difesa dei poveri e dei campesinos della sua terra. Per Bergoglio quasi un maestro e un modello. E l'ultima profetica testimonianza di padre Paolo Dall'Oglio che, come altri gesuiti nel corso della storia, ha messo a rischio la propria vita per incontrare quelli che un tempo erano chiamati infedeli: è andato in Siria e, con la dichiarata ostilità del regime, ha fondato la comunità monastica di Mar Musa, riabitando un antico eremitaggio abbandonato. Però improvvisamente scompare: rapito, segregato, ucciso? Ancora oggi la sua sorte sembra legata ad un filo. Ma nella Chiesa di Bergoglio le differenti anime, sensibilità, esperienze, tradizioni, coesistono e la diversità non rappresenta un limite ma un valore...
Alla fine della seconda guerra mondiale, del folle sogno nazista non resta altro che un enorme cumulo di macerie e di morti. Tre milioni e mezzo di edifici sono distrutti, 20 milioni di tedeschi rimasti senza tetto. Quattro milioni e mezzo di soldati tedeschi e un milione e mezzo di civili sono morti. Ma per gli oltre 80 milioni di tedeschi sopravvissuti non sarà un semplice ritorno alla pace e all'operosità della ricostruzione. A "La Grande Storia" le straordinarie immagini a colori, molte delle quali inedite in Italia, di una Germania di cui generalmente non si parla: le oltre 2 milioni di donne tedesche violentate, le decine di migliaia di bambini senza famiglia e senza nome che vagano tra le macerie. Il documentario è introdotto e commentato da Paolo Mieli.
Durante la prima metà del XX secolo due dittatori, Hitler e Mussolini, provocano il più grande disastro nella storia del genere umano: la seconda guerra mondiale. Nulla sarebbe stato possibile senza la loro complicità. Questo documentario racconta gli anni della loro ascesa, del consolidamento al potere fino allo scoppio del conflitto e alla dichiarazione di guerra di Mussolini. Lo psichiatra Vittorino Andreoli analizza i numerosi incontri tra i due dittatori, poi la loro amicizia vera o presunta e infine lo scontro; inevitabile, tenendo conto delle loro personalità, manie e ossessioni. Tutto questo raccontato attraverso straordinarie immagini a colori, originali dove possibile oppure ricolorate attraverso moderne tecniche digitali, soprattutto per quanto riguarda la storia del fascismo. Hitler e Mussolini. L'ascesa, è introdotto e commentato, come di consueto, da Paolo Mieli.
Francesco Lotoro, 52enne pianista e compositore di Barletta, ha dedicato parte della sua vita ad una missione titanica: ritrovare la musica composta clandestinamente nei campi di concentramento della Seconda Guerra Mondiale. Una ricerca affannosa e infinita nella memoria di uomini e donne che fecero della musica un atto di resistenza. Francesco Lotoro ha intrapreso un lungo viaggio che lo ha portato prima ad Auschwitz poi a Praga, Berlino, Parigi, Washington e Gerusalemme, dove ha incontrato i sopravvissuti dell'Olocausto, i loro figli, chiunque custodisse una nota composta durante la prigionia per strapparla all'oblio a cui il nazismo la voleva per sempre. In oltre 20 anni di attività instancabile, è riuscito a recuperare migliaia di spartiti, facendo risuonare tante melodie che tra il 1933 e il 1945 i prigionieri composero nei lager nazisti come un insopprimibile inno alla vita.
Tre documenti per non dimenticare cosa è stata la Shoah, la più grande tragedia del XX secolo. Si comincia con le sconvolgenti immagini della liberazione di Auschwitz, girate dai cineoperatori dellArmata Rossa, che testimoniano le atrocità, la spietata organizzazione, il male assoluto. Si parlerà poi di scienza, o sarebbe meglio dire pseudoscienza, rappresentata dallo spietato medico di Auschwitz Joseph Mengele, i suoi folli esperimenti, la sua ossessione per i gemelli. Infine, primo piano sulla pervasiva propaganda nazista, raccontata attraverso la sinistra figura di Julius Streicher, propugnatore delle più volgari tesi antisemite, attraverso la sua rivista Der Sturmer.
Hitler è morto? Certamente sì. Ma basta fare un rapido giro su internet per rendersi conto che non tutti ne sono così convinti. "La Grande storia" propone una puntata sugli ultimi giorni di Hitler rinchiuso nel bunker sotto la Cancelleria, oramai accerchiato dalle truppe sovietiche, in preda ai suoi deliri. Un'analisi dettagliata di ciò che avvenne in quell'aprile del 1945 che non dovrebbe lasciare dubbi sulla morte del Fuhrer, morto addirittura tre volte: ingerendo il veleno, sparandosi un colpo alla testa e con il corpo reso irriconoscibile dal fuoco. Eppure altre ipotesi si fanno immediatamente avanti: è veramente morto, sono suoi quei resti ritrovati oppure si è nascosto in qualche paesino sperduto delle Alpi, o, meglio, è fuggito in Sud America? Teorie fantasiose ma avvalorate dallo stesso Stalin per mantenere vivo il sentimento di paura verso il fascismo. E poi voci, supposizioni, documenti che sono saltati fuori negli anni, strani avvistamenti. Fino a che, il 25 ottobre 1956, Adolph Hitler è dichiarato ufficialmente morto dal tribunale civile di Monaco, in una causa intentata da sua sorella, Paula, che finalmente riesce a farsi intestare la casa in cui ha continuato a vivere, ancora di proprietà del fratello.
La storia di Marilyn è una vera storia americana: nata poverissima in un sobborgo di Los Angeles, con tutte le sue forze, ha cercato, voluto, ottenuto il successo. Ne avrà così tanto che si trasformerà in una vera e propria icona, sinonimo di fascino e sensualità. Una sensualità che letteralmente esploderà il 19 maggio 1962 quando, al Madison Square Garden di New York, canta "Happy birthday" per i 45 anni del presidente Kennedy. E tutti capiscono qual è il legame che li unisce. O meglio li ha uniti. Perché il presidente ha deciso di troncare la relazione con Marilyn dopo che il potentissimo capo dell'FBI Edgar J.Hoover, gli ha mostrato un dossier su una delle sue tante amanti legata al boss della mafia, Sam Giancana. Sarà il fratello Robert a dover trovare le parole giuste con Marilyn. Ma anche il ministro della giustizia non resisterà alla sua folgorante bellezza. Per un uomo irreprensibile come lui è una leggerezza imperdonabile. Subito la mafia riempie la casa della Monroe di microspie. Marilyn, che sembra aver raggiunto il massimo della carriera e della notorietà, è in realtà una donna ferita e delusa. Pochi giorni dopo l'ultimo incontro con JFK, il 5 agosto 1962 viene trovata morta nella sua casa di Santa Monica. Accanto a lei un tubetto vuoto di barbiturici. L'autopsia confermerà il suicidio.
"La Grande Storia" dedica la puntata a due personaggi che hanno fatto la storia della televisione: Mike Bongiorno e Angelo Lombardi. Sempre con l'aiuto di Paolo Mieli, scopriamo un Mike Bongiorno inedito, non quello degli esordi radiofonici e del successo televisivo, ma il giovane che partecipò alla Resistenza, che venne arrestato dai nazisti e imprigionato a San Vittore (dove incontrò un altro illustre carcerato, Indro Montanelli) e infine liberato grazie a un avventuroso scambio di prigionieri tra tedeschi e americani. Non meno rocambolesca la vita di Angelo Lombardi che rimane a buon diritto nella storia della tv come "L'amico degli animali", una delle prime rubriche televisive di grande successo, sicuramente il primo esempio di televisione scientifico-educativo sul mondo animale. La sua fama come amico degli animali gli permise di lavorare anche per il cinema: portò e coordinò sul set de "La Bibbia" (regia di John Huston, anno 1966) oltre mille ottocento animali di ogni specie.
Il 31 luglio 1954 Achille Compagnoni e Lino Lacedelli sono in cima al K2, la seconda montagna più alta del mondo. E' la più grande impresa sportiva del nostro Paese dopo la fine della II guerra mondiale. La notizia occupa le prime pagine di tutti i quotidiani italiani, ma negli anni a venire, sulle ultime ore che hanno preceduto la scalata si aprirà una polemica che durerà per cinquant'anni. Da un lato la versione ufficiale di Compagnoni e del capo-spedizione Ardito Desio, dall'altro quella di Walter Bonatti, protagonista di un drammatico bivacco notturno a oltre ottomila metri di quota. "La Grande Storia" con Paolo Mieli racconta la storia di questa avventura avvalendosi delle immagini a colori di Italia K2, il film che il Club Alpino Italiano produsse in occasione della spedizione. Le interviste a Reinhold Messner e allo storico dell'alpinismo Enrico Camanni svelano i retroscena dell'impresa e i misteri di una vetta che ancora oggi è considerata tra le più inaccessibili e pericolose. Il "caso K2" si è concluso soltanto nel 2008, quando una commissione di saggi nominata dal Club Alpino Italiano ha dato pienamente ragione a Walter Bonatti e alla sua versione dei fatti, restituendogli il suo onore di uomo di montagna.
In occasione del 90° genetliaco di Joseph Ratzinger, "La Grande Storia" ha realizzato un film-documento su Benedetto XVI, con straordinarie immagini inedite ritrovate negli archivi tedeschi, testimonianze esclusive e la partecipazione di padre Federico Lombardi, Monsignor Georg Gänswein, il cardinale di Vienna Christoph Schönborn, il fondatore della Comunità di Bose Enzo Bianchi, lo storico Andrea Riccardi e il matematico Piergiorgio Odifreddi.
Il documentario "Don Milani: il dovere di non obbedire", firmato da Vanessa Roghi, ripercorre la straordinaria vita di un uomo, di un prete, che saprà andare contro tutti e tutto, sempre schierandosi dalla parte degli ultimi, dei più poveri. E lo farà, per prima cosa, insegnando, cercando di abbattere il muro che si frappone tra scuola ufficiale e bambini, tra professori e figli del popolo. Barbiana, una piccola frazione del comune di Vicchio, in provincia di Firenze, diventerà il modello di un nuovo modo di fare scuola, un luogo dove tutti possono andare capire e apprendere, senza barriere, senza distinzioni. Studiano l'italiano ma anche le lingue. Il motto di Barbiana infatti è in inglese: I care, mi importa. In seguito alla bocciatura di tre allievi della scuola di Barbiana inizia la scrittura di Lettera a una professoressa che diventerà il libro più letto del 1967. Non farà in tempo a gioirne. Ormai in fin di vita, don Lorenzo Milani lascia Barbiana e torna a casa della madre a Firenze, dove muore il 26 giugno del 1967 a 44 anni; è passato solo un mese dalla pubblicazione della "Lettera a una professoressa".
La prima puntata è un racconto, suddiviso in tre parti, per capire cosa succede quando cadono i dittatori, quando finisce una guerra, quando nascono nuovi equilibri. Nel primo documentario, La caduta degli Dei, si cercherà di rispondere a una domanda che poche volte si è fatta: Cosa è successo agli ottanta milioni di tedeschi alla fine della guerra? Sono tutti, indistintamente, colpevoli della follia nazista? Anche i vecchi, anche le migliaia di bambini orfani senza nome, anche le milioni di donne violentate come “prede di guerra”? Poi si seguirà un fantasma che ha vagato per l’Italia per 12 lunghi anni dopo la fine della guerra, agitando gli animi ancora non sopiti degli italiani: è Il fantasma di Mussolini. Si seguiranno le spoglie mortali di un uomo osannato, adorato, temuto per oltre un ventennio. E dopo vilipeso, seppellito e poi disseppellito più volte, nascosto e ritrovato, fino alla definitiva sepoltura a Predappio, nel 1957. Infine il terzo pezzo della serata: Il blocco di Berlino. La guerra è appena finita e subito ne è cominciata un’altra. Si confrontano gli amici di ieri, i nemici di oggi. Divisi da una lunga “cortina di ferro” che parte da Stettino sul Baltico e arriva a Trieste sull’Adriatico. Due blocchi, due sistemi di vita, due visioni del mondo. Con in mezzo Berlino.
"Francesco: viaggio nella sua Chiesa". A quattro anni dall'inizio del suo pontificato, cosa è cambiato nella Chiesa Cattolica? E' stato definito un pontificato profetico, perché sta aprendo nuovi mondi e prospettive che cambieranno il volto della Chiesa. Magari non nell'immediato, ma sicuramente si stanno mettendo in moto processi innovativi, con cui dovranno fare i conti i suoi successori: dal suo modo di comunicare sempre diretto e vicino alla gente, all'esortazione per tutta la Chiesa ad essere un "ospedale da campo", passando per l'impegno ecumenico e le aperture verso i divorziati. Si racconta, anche con filmati di repertorio inediti, un pontificato quello di Francesco che qualcuno ha anche accusato di relativismo e di slanci troppo arditi, ma che non lascia indifferenti e che ha modificato profondamente l'immagine della Chiesa Cattolica nel mondo. "Medjugorie: verità o menzogna?". Nel giugno 1981 in un paese sperduto tra i monti della Bosnia Erzegovina, sei ragazzi dai 17 ai 10 anni, raccontano di aver visto la Madonna. Per 35 anni, quelle apparizioni si sarebbero ripetute a cadenza quasi regolare. Un evento che ha coinvolto, e convinto, oltre 40 milioni fedeli giunti fino a Medjugorje da ogni parte del mondo. Un evento su cui la Chiesa è rimasta prudente, guardinga, diffidente. Nel 2010, Papa Benedetto XVI ha istituito una commissione internazionale di studio presieduta dal cardinale Camillo Ruini. Il 18 gennaio del 2014 la commissione ha chiuso i lavori e ha consegnato al pontefice il dossier Medjugorje.
La puntata, con il consueto contributo di Paolo Mieli, sarà dedicata al nazismo. Due documentari che raccontano momenti noti attraverso immagini a colori nuove e straordinarie, e momenti meno noti che sono stati messi in luce da recenti ricerche storiche. Si comincia con "Hitler nella morsa": siamo negli ultimi mesi del 1944, gli americani sono sbarcati in Normandia e stanno lentamente liberando Francia e Paesi Bassi. Si continua con "Göring, la svastica e la droga". Cacciate quel drogato! è il grido rabbioso di Hitler nei giorni della disfatta. Si riferisce niente di meno che al numero due del nazismo Hermann Göring, che ha osato disubbidirgli.
"Mussolini: la gloria e la polvere": quattro storie che raccontano con filmati e documenti inediti alcuni tra i momenti più tragici e complessi del Novecento italiano. Si comincia con L'impero: il racconto aspro e drammatico della conquista italiana di un posto al sole. Dallo sbarco delle truppe a Massaua nel 1885, alla sconfitta di Adua nel 1896, la più disastrosa disfatta di un esercito europeo in Africa. Un susseguirsi di sacrifici, crimini, vittorie e sconfitte, culminati nella conquista della Libia iniziata con Tripolitania e Cirenaica nel 1911 e conclusasi oltre un ventennio più tardi.
La puntata "Terzo Reich ultimo atto", che sia avvale come sempre dei contributi di Paolo Mieli, è dedicata ad aspetti meno conosciuti del regime nazista: gli ultimi momenti prima della caduta di Berlino, le mille fobie di Hitler e la lunga scia di sangue lasciata in Italia dalle truppe tedesche in ritirata.
Si comincia con "Reliquie", un interessante viaggio storico-religioso attraverso le reliquie che Gesù Cristo avrebbe lasciato durante il suo percorso terreno e che raccontano la sua infanzia, la sua Passione, la sua morte. La giornalista e scrittrice Tiziana Lupi conduce gli spettatori in alcune delle chiese più belle d'Italia alla ricerca di queste tracce: dalla Casa di Nazareth dove avvenne l'Annunciazione oggi a Loreto, alla Sacra Culla in santa Maria Maggiore a Roma e il Santo Pannolino conservato a Spoleto. E poi La Scala Santa, la Colonna della Flagellazione, le spine, i chiodi e i resti della Vera Croce. Si continua con "La Sacra Sindone". Il duomo di Torino conserva la reliquia più celebre della Cristianità e uno dei reperti storici più affascinanti, misteriosi e controversi. La Sindone è davvero il lenzuolo che avvolse il corpo di Gesù oppure è l'opera abilissima di un falsario medievale? La stessa Chiesa cattolica ha scelto di non esprimersi ufficialmente sulla sua autenticità, ma di considerarla una "icona" della sofferenza di Cristo, in cui si può vedere riflessa la sofferenza di ogni uomo. Poi un reportage alla scoperta di cosa è oggi Fatima: a cento anni dall'apparizione della Madonna nella piccola città portoghese e dopo la rivelazione del testo del Terzo segreto durante il Giubileo del 2000, l'attenzione intorno a Fatima, come messaggio, come luogo dello spirito, come santuario, sembra scomparsa. E invece 5 milioni di fedeli ogni anno continuano ad andare in questo luogo remoto al centro del Portogallo, più di Lourdes, più di Medjugorje. Fatima ha da sempre una particolarità unica: è un pellegrinaggio di fede, di testimonianza. E basta. Senza attese miracolistiche, senza speranze di guarigioni. Infine "Impronte di fede", la storia di due straordinarie persone che hanno messo in pratica e fatto pienamente propria l'esortazione di Papa Francesco perché la Chiesa sia un ospedale da campo.
Questa puntata de "La Grande Storia" è dedicata alle imprese eroiche del novecento. Si parte con "Aviatori", un'appassionante storia degli arbori della nostra aviazione: i mezzi, le imprese, gli eroi. A partire dal precursore e modello di tutti loro, il vate, Gabriele D'Annunzio. Di lui si rievocano l'incredibile volo sopra Vienna e lo facciamo dal Vittoriale a Gardone, il santuario che volle dedicare a se stesso. Poi si vedono le rare immagini dell'incredibile volo da Roma a Tokyo, 18 mila chilometri su un aereo di legno e tela, compiuto da Arturo Ferrarin nel 1920. Poi l'ultimo grande trasvolatore individuale il colonnello De Pinedo, prima delle grandi crociere di squadra comandate da Italo Balbo, l'unico gerarca fascista popolare quasi quanto il duce stesso. Poi è la volta di "Nobile". Tra gli anni '20 e '30 del Novecento, il dirigibile, il "più leggero dell'aria", contende all'aeroplano il primato nei cieli. L'ingegner Umberto Nobile è uno dei più celebri progettisti e capitani di dirigibili che, nell'arco di soli due anni, compie due imprese leggendarie. Nel 1926, al comando del dirigibile Norge, è il primo a raggiungere il Polo Nord e a sorvolare il Mar Glaciale Artico. La sua seconda spedizione polare, nel 1928, a bordo del dirigibile Italia, si conclude invece con un disastro: il velivolo si schianta sui ghiacci e i superstiti, rifugiatisi sotto la celebre "tenda rossa", dopo ben 49 giorni saranno infine salvati da una nave rompighiaccio sovietica.
Armando Trovajoli è stato compositore italiano tra i più amati e conosciuti, autore di musiche indimenticabili. Melodie composte per commedie musicali entrate nella storia, "Rugantino" e "Aggiungi un posto a tavola" solo per citarne alcune, e per colonne sonore di film che hanno segnato uno dei momenti più fortunati e fervidi del cinema italiano (I Mostri, Ieri, oggi e domani, La Ciociara, C'eravamo tanto amati, e tanti altri). E lo fa con "Armando Trovajoli: musica per i vostri sogni" scritto e diretto da Luca Manfredi. La sua musica è stata la colonna sonora della generazione del dopoguerra, regalando sogni agli italiani. Da Jaja Fiastri a Sabrina Ferilli, da Gigi Proietti a Valerio Mastandrea e poi Pippo Baudo, Gianni Letta, Gigliola Scola, Enzo Garinei, fino all'amata moglie Maria Paola Trovajoli, ricordano in un appassionante racconto corale la figura di un uomo che ha realmente segnato una pagina fondamentale della cultura italiana.
Lo speciale ripercorre la carriera del grande attore attraverso contributi di personaggi che lo hanno conosciuto o hanno avuto l'onore di lavorare con lui. E grazie a testimonianze di personalità dello spettacolo che, da sempre, hanno ammirato la figura di Totò trovando nel suo modo di recitare ispirazione per il proprio lavoro. I racconti di Lino Banfi, Isa Barzizza, Maurizio Costanzo, Gigi D'Alessio, Flavio Insinna, Teresa Mannino, Rita Pavone, Teddy Reno, Vincenzo Salemme, Carlo ed Enrico Vanzina, si uniscono alla voce e i ricordi che la gente di Napoli ha del Principe Antonio de Curtis. Il risultato è un programma poetico che, con l'aggiunta di filmati e foto d'epoca, dipinge il ritratto inedito e commovente di un artista che ha lasciato un segno indelebile nel cinema, nella musica e nella tv del nostro Paese. Una maschera capace di dare voce e riscattare il popolo, che lo ha subito amato, trasformandolo in un'icona.
Il 9 ottobre 1967 veniva ucciso in Bolivia Ernesto "Che" Guevara. La sua figura è diventata, nel bene o nel male, qualcosa di diverso, di più: per molti modello da seguire, per altri la rappresentazione di un velleitarismo senza sbocco politico. Di sicuro il suo viso è diventato un'icona del '900: la sua celeberrima immagine ripresa dal fotografo cubano Alberto Korda, il suo sguardo profondo con l'immancabile sigaro cubano tra le labbra, non possono suscitare semplice indifferenza. "La Grande Storia" racconta, oltre che la leggenda, la sua complessa storia, dall'Argentina a Cuba, dall'ex Congo belga fino alla foresta boliviana, dove si concluderà tragicamente la sua breve, intensa vita.
"1917: da Caporetto a Vittorio Veneto" è il racconto dellultimo sanguinoso anno della Grande Guerra. Nell'ottobre del 1917 la battaglia di Caporetto segna una delle più umilianti sconfitte dellesercito italiano, che rimarrà per sempre nell'immaginario nazionale. Contemporaneamente la Rivoluzione di Ottobre porta la Russia a firmare una pace separata, che consente agli eserciti degli Imperi Centrali di attaccare in forze sul fronte Occidentale. La guerra sembra perduta, invece larrivo delle truppe americane e una serie di vittorie decisive, tra le quali quella di Vittorio Veneto, costringeranno la Germania e lAustria-Ungheria a firmare larmistizio del novembre 1918. Lumiliazione inflitta dalla successiva pace di Versailles getterà i semi per lascesa del nazismo e per lavvento della II Guerra Mondiale. Lultimo lungo anno della Grande Guerra, raccontato attraverso straordinarie immagini restaurate, a colori e inedite e introdotto da Ernesto Galli della Loggia.
La figura del grande direttore d'orchestra è analizzata in tre capitoli: come musicista, come politico e come uomo, seguendo un unico "fil rouge", il temperamento focoso e ardente di un grandissimo Maestro del Novecento. Celebri i suoi sfoghi sul podio con i cantanti e con le orchestre, passata alla storia la sua accanita opposizione al regime fascista, meno conosciute invece le sue infedeltà, gli amori extraconiugali, la passione per le donne. Il racconto si conclude con la preziosa partecipazione del compositore Nicola Piovani che al Maestro Toscanini offre un "cameo", nel segno di un amore per la musica che non conosce confini, né di tempo né di genere.
Il Foro Italico a Roma, la Stazione Santa Maria Novella a Firenze, il Ponte sulla Laguna a Venezia. Sono solo alcune delle mille e più Tracce del Ventennio. La Grande Storia compie un lungo viaggio attraverso lItalia alla ricerca dellarchitettura fascista: discussa, maledetta, odiata, ammirata, che ci rovescia ancora oggi addosso tutto il suo passato. Intanto, in quello stesso Ventennio, fuori dall'Italia, matura uno scontro tra due nemici giurati: Hitler e Churchill. Un duello a distanza, iniziato già dalle trincee delle Grande Guerra e proseguito per tutti gli anni 20 e 30, fino alla resa dei conti decisiva nella Seconda Guerra Mondiale. Con unappendice finale in uno dei luoghi cruciali del Ventennio: Predappio. E, come di consueto, gli editoriali di Paolo Mieli.
1938. Le leggi razziali è il racconto di un anno cruciale per la storia dItalia e per il fascismo. Un anno nel quale, accanto a provvedimenti farseschi, come il passo romano, la soppressione della stretta di mano e labolizione delle parole straniere, saranno emanate le famigerate leggi razziali. Leggi durissime, addirittura più severe di quelle vigenti nella Germania nazista. Provvedimenti che colpiranno gli ebrei italiani e stranieri presenti nel nostro paese. Attraverso testimonianze dirette, interviste agli storici Anna Foa e Ernesto Galli della Loggia e il puntuale commento di Paolo Mieli, si parlerà della posizione del papa Pio XI, di quella del re Vittorio Emanuele III e della reazione degli italiani di fronte alla svolta antisemita di Mussolini.
I quattro anni che vanno dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1945, alla divisione della Germania in due Stati, nel 1949, sono per l'Europa anni cruciali e decisivi, che condizioneranno per decenni la storia del continente. Questa puntata racconta questi anni, dalla difficile ricostruzione ai 40 milioni di profughi, dalla minaccia atomica alla Cortina di Ferro, dal Piano Marshall ai Soviet al potere, fino alla prima decisiva resa dei conti fra Est e Ovest con il Blocco di Berlino. La genesi di uno scontro silenzioso ma micidiale, il cui nome viene coniato per la prima volta dallo scrittore inglese George Orwell: la "Guerra Fredda". Con gli editoriali di Paolo Mieli.
Sin dall'ascesa al potere di Hitler, nel 1933, gli ebrei sono duramente perseguitati. Molti di loro vengono spediti in campi di concentramento. Ma che cosa succede realmente all'interno di questi campi? A quale destino vanno incontro i deportati? Per saperlo bisognerà aspettare gli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, quando i primi campi verranno scoperti dai sovietici (Auschwitz) e dagli anglo-americani (Buchenwald, Bergen-Belsen, Dachau). Allora, per la prima volta, viene rivelata al mondo l'incredibile verità. Una verità al di là di ogni possibile immaginazione che questa puntata de "La Grande Storia" mostra con inedite immagini a colori. Gli stessi che videro gli occhi dei soldati, russi, inglesi e americani, al momento della scoperta dei campi. E poi, il destino dei sopravvissuti dopo la liberazione, le vendette, i primi processi, la nascita dello stato di Israele. E la necessità, oggi, di non dimenticare.La puntata si avvale di un editoriale di Paolo Mieli.
La storia dell'emigrazione degli italiani in Svizzera, in Belgio e della rinascita dell'Italia alla fine del 1945. Negli anni '50, all'indomani della firma del Protocollo di Emigrazione del 23 giugno 1946 tra Belgio e Italia, gli italiani che partirono per lavorare nelle miniere di carbone furono circa 200.000; questa l'intesa tra i due paesi: "Uomini contro carbone". Negli anni '60 - '70 meta dell'emigrazione italiana fu invece la Svizzera: tutti gli italiani per poter restare in Svizzera dovevano lavorare; le donne lavoratrici che partorivano entro un mese dovevano tornare al lavoro e lasciare i bambini in un orfanotrofio oppure farli rientrare in Italia. E poi c'è l'Italia della rinascita con il piano Marshall del 1947, le grandi industrie Olivetti, Eni, Piaggio e La Vespa, Ferrero con la Nutella. Ad accompagnare il racconto della puntata, i precisi e puntuali editoriali di Paolo Mieli.
In occasione del Giorno del ricordo, La Grande Storia dedica una puntata speciale alle Foibe per conservare la memoria delle migliaia di vittime fatte precipitare nelle cavità carsiche del Friuli Venezia Giulia e anche delle centinaia di migliaia di italiani costretti a lasciare le loro case in Istria, a Fiume e in tutta la Dalmazia. Nulla di certo in questa storia: non il numero delle vittime, le identità e neppure il luogo di sepoltura. E anche degli esodati si sa poco. Una sola cosa si sa: che è stata una tragedia troppo a lungo dimenticata. Paolo Mieli ci accompagna puntualmente in questo percorso di scavo e recupero della memoria, mentre lì "inviato nella storia" Enzo Antonio Cicchino condurrà il telespettatore in alcuni luoghi simbolo di questo dramma nazionale.
Sono più di 300 milioni i pellegrini che negli anni, da ogni parte della terra, si sono incamminati verso Lourdes. E oltre 20 milioni i malati arrivati davanti a quella grotta, nella speranza che accada qualcosa. Ma sono solo 69 le guarigioni riconosciute come miracolose dalla Chiesa. Il programma racconta alcune di queste storie, ascoltando anche medici di chiara fama per capire cosa ne pensa la scienza e se queste guarigioni posso essere scientificamente spiegabili. Non solo. In questa puntata vengono ascoltati anche alcuni medici che hanno studiato e misurato gli effetti benefici della preghiera sul nostro corpo: sulla mente come sull'apparato cardio-circolatorio. Un campo, quello della interdipendenza tra scienza e fede, ancora tutto da scoprire.
Dalle V2 alla Luna di Nicola Bertini. Il 16 luglio del 1969 Neil Armstrong e Buzz Aldrin scendono sulla Luna. Uno straordinario successo per gli Stati Uniti, per la Nasa e anche per un pool di scienziati e tecnici provenienti da tutto il mondo. Tra loro tanti tedeschi. Uno su tutti: Wernher Von Braun. Ma del progetto spaziale statunitense facevano parte anche grandi scienziati italiani come Luigi Crocco, Antonio Ferri e Luigi Broglio. Broglio darà vita al progetto San Marco che, a metà degli anni '60, farà dell'Italia il terzo paese ad aver mandato un satellite in orbita subito dopo le superpotenze spaziali, Usa e Urss. La puntata si avvarrà delle incursioni dell'inviato nella storia Fabio Toncelli in alcuni luoghi poco conosciuti e ricchi di interesse. Quindi La fine del Terzo Reich di Andrea Orbicciani. E' il racconto degli ultimi e interminabili mesi di combattimento necessari agli Alleati per sconfiggere una Germania oramai stretta in una morsa e vincere la seconda guerra mondiale in Europa. Immagini in gran parte inedite - tratte da archivi europei e russi - tutte rimasterizzate e a colori, per un racconto della storia sempre più nuovo, senza mai rinunciare all'accuratezza delle fonti.
L'Italia subì il primo bombardamento dal cielo l'11 giugno del 1940, il giorno dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini, e l'ultimo i primi di maggio del '45, addirittura a Liberazione avvenuta, di questa paura incombente dal cielo, "l'inviato nella storia" Fabio Toncelli racconterà le tracce ancora presenti in Italia: mostrerà le sirene antiaereo che ancora oggi giacciono, dimenticate ed arrugginite, sui tetti di alcuni condomini di Roma ed entrerà dentro alcuni rifugi ancora perfettamente agibili a Milano. Il viaggio del programma proseguirà nel gigantesco bunker voluto da Mussolini, nascosto nelle viscere del Monte Soratte, utilizzato in seguito da Albert Kesselring come Quartier Generale tedesco. Un bunker che sarà impiegato anche negli anni della guerra fredda per assicurare le massime autorità dello Stato italiano da una nuova e ancora più terribile minaccia: quella atomica. Infine, in anteprima, i telespettatori di Rai3 potranno entrare in uno dei luoghi fino a pochi anni fa più inaccessibili d'Italia: il bunker della Nato del Comando Forze Terrestri Alleate ad Affi in provincia di Verona.
La puntata de La Grande Storia indaga su un aspetto poco noto del nazismo messo in luce solo recentemente dallo storico tedesco Norman Ohler e riprende il racconto dello scontro tra Hitler e Churchill, che ha deciso la seconda guerra mondiale. Nel programma ci sono i sempre puntuali interventi dello storico Paolo Mieli. Si comincia con La Svastica e la droga di Rosanna Lo Santo. Nel corso degli anni '20, la Germania diventa il primo produttore di morfina e di cocaina, per superare l'umiliazione della sconfitta della Grande Guerra, le conseguenze della crisi economica, l'inadeguatezza della repubblica di Weimar. Ma è nel 1938, quando un'azienda farmaceutica tedesca, la Temmler, inizia la produzione massiccia di Pervitin, che la droga diventa uno strumento politico e militare...
Come muore un dittatore? Attraverso rare immagini a colori, provenienti dagli archivi di tutto il mondo, la puntata de La Grande Storia ripercorre, con le parole dei testimoni oculari e i loro diari, gli ultimi mesi di vita di Adolf Hitler e di Benito Mussolini. Un'occasione unica per sentire le testimonianze di chi visse gli ultimi, allucinati momenti di vita del Terzo Reich insieme a Adolf Hitler nel bunker sotto la Cancelleria di Berlino. E si rivivono gli inutili tentativi di Mussolini di trovare una via d'uscita al crollo della Repubblica Sociale, attraverso i ricordi dei capi partigiani che lo arrestarono ma anche della figlia naturale del Duce, Elena Curti, di cui pochi conoscono l'esistenza. Inoltre, dalle lettere al Duce, emerge una Clara Petacci sconosciuta, non solo amante, ma addirittura consigliera politica.
Infermiere, cameriere, postine, tranviere, contadine ma anche e soprattutto operaie, perché senza di loro la guerra non si sarebbe potuta combattere. Le donne occupate nelle fabbriche italiane, che nel 1915 sono solo 23.000, alla fine della guerra diventeranno ben 198.000. L'11 novembre del 1918, con la resa definitiva della Germania, termina la prima guerra mondiale. Ha provocato in tutta Europa 37 milioni tra morti, feriti e invalidi. Una vera carneficina. Ma la guerra delle donne non è stata meno dura di quella degli uomini: fame, violenze, lutti e lavori massacranti. Eppure il loro ruolo non sarà riconosciuto in pieno: alla fine del conflitto torneranno tutte ad essere solo madri, mogli o vedove.
Troppe volte l'architettura fascista è stata liquidata con commenti di sufficienza. Eppure, dopo un'analisi più attenta, il giudizio può e forse deve essere rivisto. Antonio Carbone e Enzo Antonio Cicchino ci portano a conoscere le Città di fondazione, città volute dal fascismo, studiate in tutto il mondo e diventate ben presto una vetrina del regime. Ne abbiamo prese in considerazione solo alcune delle oltre 100 che il regime costruì, partendo dalla prima Littoria, inaugurata il 18 dicembre 1932, per poi proseguire a Predappio, il paese natale di Mussolini. Continuiamo con Carbonia e TorViscosa, le città industriali. Infine Segezia, Aprilia e Sabaudia, forse l'esperimento urbanistico più riuscito. Il Duce e l'America: Come fu visto e raccontato dai corrispondenti dei maggiori giornali americani Mussolini? Fin da subito molto bene. L'unico capace di cambiare la storica indolenza del popolo italiano. E non solo i giornali ma anche radio e cinema lo magnificarono in ogni modo. Un vero e proprio innamoramento che si incrinerà solo alla metà degli anni Trenta, con le guerre d'Etiopia e di Spagna e l'alleanza sempre più stretta con la Germania hitleriana. Un americano a Berlino: È il racconto del viaggio compiuto nel 1937 da Julien Bryan nella Germania nazista. Con la sua cinepresa riesce a filmare le contraddizioni e i lati oscuri della società tedesca: la vita quotidiana, il lavoro in fabbrica e nei campi, la Gioventù hitleriana, la manifestazione del partito a Norimberga, le piccole e grandi discriminazioni contro gli ebrei. Sue sono le famose immagini della mostra di Monaco sull'arte degenerata; e sempre sue sono le ultime immagini della sinagoga di Norimberga, prima della demolizione avvenuta pochi mesi dopo. Il regista americano riuscirà a far uscire di nascosto le pellicole dalla Germania. Ne farà un documentario che, accompagnato dal commento critico di Bryan stesso, riuscirà a cambiare la percezione che gli americani avevano di Hitler e della Ge
Il secondo appuntamento con La Grande Storia inizia con "1938. Leggi razziali" di Ilaria Degano, in cui si cercherà di capire, anche grazie alla testimonianza della Senatrice a vita Liliana Segre, le motivazioni della sterzata decisamente antisemita di Mussolini e le conseguenze sugli ebrei italiani. Il 19 luglio 1938, la famigerata "Demorazza" ordina un censimento di tutti gli ebrei presenti in Italia: sono 46.656, l'1 per mille dell'intera popolazione! Ma allora, perché questa svolta razzista di Mussolini? E se questa è stata interpretata come il necessario conto da pagare per l'alleanza con la Germania hitleriana, la controfirma del re alle leggi razziali non trova nessuna giustificazione. "Vittorio Emanuele III. Il voltafaccia di un re" di Paola Lasi è il racconto di come questa decisione tradisce e capovolge 90 anni di storia di casa Savoia. A partire dall'emanazione dello Statuto Albertino nel 1848, con cui Carlo Alberto, re di Sardegna e di Piemonte, libera gli ebrei dai ghetti e li rende sudditi-cittadini uguali agli altri. E poi come dimenticare nel 1904 la visita di Vittorio Emanuele III alla nuova, monumentale Sinagoga nel centro di Roma. Le leggi razziali saranno quindi una vera e propria "sorpresa" per gli italiani ebrei tanto più dolorosa in quanto avallate da quella monarchia tanto stimata. La puntata prosegue con l' inviato nella storia Fabio Toncelli che ripercorrerà alcuni momenti storici per la monarchia e l'Italia da un punto di vista particolare: "Le auto del Re", è il titolo di questo terzo servizio grazie al quale i telespettatori potranno salire a bordo dell'auto con cui Vittorio Emanuele III andava al fronte durante la prima guerra mondiale, e sulle affascinanti auto di rappresentanza, fino a quella della fuga dopo l'armistizio. Infine, una vera e propria rarità: l'autombulanza con cui fu portato via Mussolini da Villa Savoia dopo il voto del Gran consiglio del 25 luglio 1943.
Hitler vuole una nazione forte e vigorosa. I suoi campioni sono Bernd Rosemayer nell'automobilismo e Max Schmeling nel pugilato. Ma anche il dirigibile Zeppelin è un campione a suo modo: con i suoi 240 metri di lunghezza e 42 di altezza supera ogni record. E, con i suoi cerchi olimpici e le sue svastiche disegnate sulle fiancate, è perfetto per la propaganda nazista. In attesa dell'evento più atteso: le Olimpiadi di Berlino. Per il regime saranno un grandissimo successo grazie a un'organizzazione perfetta e alle incredibili riprese di Leni Riefenstahl. Ma saranno ricordate anche come le olimpiadi di Jesse Owens, un atleta afroamericano, nato in Alabama, nipote di schiavi d'America che conquista 4 medaglie d'oro. Storie di sport ma anche storie di uomini: durante le Olimpiadi di Berlino nasce l'amicizia tra il saltatore tedesco Luz Long e Jesse Owens, un legame che resisterà agli anni, alle divisioni e alla guerra. L'inviato Fabio Toncelli farà poi scoprire alcuni luoghi poco noti ma molto suggestivi. In Sport e fascismo. I luoghi e le macchine vedremo un angolo sconosciuto di Roma, il Circolo Ippico della Farnesina voluto da Mussolini, appassionato cavallerizzo; poi l'automobile di Tazio Nuvolari, con cui vinse la Mille Miglia; e, vicino Como, in un prezioso museo, un reperto storico eccezionale: la bicicletta originale di Gino Bartali.
“La guerra dei liberatori”, di Ilaria Degano, racconterà una guerra di cui si conosce praticamente tutto. Stavolta, però, a svelare dettagli e retroscena saranno cineoperatori, i giornalisti e i fotografi americani che quella guerra l’hanno vissuta davvero. Ci saranno così le testimonianze di volti famosi come Bob Capa e di Ernest Hemingway. Attraverso documenti inediti, immagini restaurate e colorizzate, verrà raccontata la macchina da guerra americana che, nel corso del secondo conflitto mondiali, portò alla liberazione di numerose popolazioni occupate dal nazismo e dal fascismo. Un documentario ricco di dettagli straordinari che porteranno a galla quello che, finora, non è mai stato raccontato sulla guerra. Le “Propaganda Kompanien” sono i documentari con cui i cineoperatori tedeschi hanno raccontato la Seconda Guerra Mondiale. Nel documentario di Elio Mazzacane verranno seguiti quattro cineoperatori attraverso immagini inediti: al centro del documentario ci sarà l’invasione della Polonia, la conquista di Parigi, della Libia e di Stalingrado. Quelle che verranno mostrate al pubblico saranno immagini davvero straordinarie. Alcuni degli operatori, come Walter Frentz e Hans Hertl, avevano addirittura lavorato con la regista Leni Riefenstahl. “Stupri di guerra” di Nietta La Scala è il terzo documentario della nuova puntata de La Grande Storia e mostrerà cosa succede quando un esercito occupa il territorio nemico. Violenze e abusi sono all’ordine del giorno e a farne le spese è soprattutto la popolazione civile. In ogni guerra, ci sono stati tantissimi stupri e solo nel 2008 il consiglio di Sicurezza dell’ONU ha condannato con la Risoluzione 1820 l’uso dello stupro come arma di guerra.
Si comincia con "SS I SIMBOLI DEL MALE" di Manuela Mattioli, un documentario nei meandri del terzo Reich. Quale filo lega tra loro gli oltre 800 mila uomini delle SS? Cosa rappresenta per il capo delle SS Himmler il castello di Wewelsburg, il quartier generale del suo "ordine nero"? Perché manda i suoi uomini fin sul tetto del mondo, in Tibet, per studiare antiche civiltà? Scienza, storia, archeologia, tutto è usato e piegato da Himmler per dare una risposta alla presunta grandezza e nobiltà dei suoi uomini, per credere e far credere che siano le avanguardie di una razza eletta destinata a dominare il mondo. Si continua con "FASCIO E COMPASSO" di Luigi Maria Perotti. Capiremo quando inizia l'avversione di Mussolini verso la massoneria e di come negli anni diventerà sempre più un'ossessione. Ma non è una storia così lineare: infatti mostreremo documenti che attestano di enormi finanziamenti dati da alcune logge al fascismo poco prima della Marcia su Roma; e poi dell'incredibile numero di affiliati alle logge tra i massimi gerarchi del fascismo. Una storia tutta da scoprire. Infine, un viaggio dentro una delle pagine più tristi e brutali della seconda guerra mondiale. Con "EINSATZGRUPPEN. LE SQUADRE DELLA MORTE DI HITLER" di Andrea Orbicciani, scopriremo chi sono e come sono organizzate le squadre che si macchieranno di orrori a dir poco apocalittici. Uno per tutti: la strage di Babi Yar, un'enorme gola divenuta la fossa comune per tutti i 33.771 ebrei di Kiev. Il 20 gennaio 1942, nella conferenza di Wannsee, è proprio in base alla loro "esperienza" che viene messo a punto il piano per eliminare gli ebrei dall'Europa: deportazione e camere a gas. Dei 24 ufficiali delle Einsatzgruppen giudicati a Norimberga, 14 sono condannati all'impiccagione, due all'ergastolo, sei a pene più lievi. Di fatto, solo quattro di loro saranno giustiziati. Nel 1958 tutti i condannati saranno liberati. A oggi, dei 3000 membri delle Einsatzgruppen, solo 200 sono stati processati.
I bombardamenti aerei hanno fatto della Seconda Guerra Mondiale una "guerra totale": nessuno era più al sicuro, il fronte era ovunque. "Guerra ai civili", di Graziella Pulcrano, è il doloroso racconto di come questo modo di fare la guerra sia diventato per le gerarchie militari sempre più strategico. Rare immagini d'archivio, toccanti testimonianze di chi subì quei bombardamenti e le incursioni dell'inviato nella storia Fabio Toncelli in alcuni luoghi poco conosciuti ma carichi di suggestione, per una storia tragica ma doverosa da raccontare. "La bomba atomica: un modo molto piacevole di morire", di Elio Mazzacane, vuole essere una sorta di continuazione del servizio precedente, e testimoniare un'estrema e perversa conseguenza della guerra ai civili. Si racconta infatti cosa successe quel 6 agosto 1945 a Hiroshima attraverso i numerosi diari lasciati dai sopravvissuti; attraverso le uniche due foto esistenti della città scattate poche ore dopo l'esplosione; e ancora attraverso le sconvolgenti immagini a colori fatte girare dall'esercito americano al tenente colonnello Daniel McGovern nei mesi successivi e poi secretate per 35 anni. "Nessuna radioattività tra le rovine di Hiroshima", scriverà il New York Times in prima pagina. Il generale Groves davanti il Senato degli Stati Uniti la definirà "A very pleasant way to die".
Si comincia con "Lo sport tra contestazione e terrorismo" di Cristina Erbetta. Città del Messico 1968, Monaco di Baviera 1972, Santiago del Cile 1976: tre grandi eventi sportivi in cui è entrata prepotentemente la politica, fino alle sue più tragiche conseguenze, facendo perdere l'innocenza a un mondo che si era sempre considerato al di sopra di tutto. Inoltre, a quarant'anni di distanza, rivivono nei servizi di questa puntata due importanti eventi italiani del 1978: lo scandalo Lockheed e la legge Basaglia. "La politica sotto accusa" di Rosanna Lo Santo ripercorre uno dei momenti più forti della storia istituzionale d'Italia: lo scandalo Lockheed e le dimissioni del presidente della Repubblica Giovanni Leone al termine di una furiosa compagna di delegittimazione avvenute il 15 giugno 1978. Ci sono stati altri scandali nella storia d'Italia che hanno coinvolto e che coinvolgeranno in seguito molti uomini politici, ma lo scandalo Lockheed sarà il primo a scoperchiare il perverso connubio tra politica ed economia. E anche il primo a mostrare la pericolosità di campagne di stampa e di piazza contro un uomo politico che alla prova dei fatti, della giustizia e della Storia risulterà totalmente innocente. "Franco Basaglia. La libertà è terapeutica" di Vanessa Roghi, il giusto tributo a uno psichiatra artefice di una riforma che sembrava impossibile: chiudere i manicomi e curare i malati liberandoli. In questa campagna di civiltà un ruolo fondamentale avranno i media e la Rai in particolar modo: rimarrà nella storia il Tv7 "I giardini di Abele" di Sergio Zavoli del 3 gennaio del 1969 seguito da dieci milioni di italiani. La legge 180 viene approvata il 13 maggio 1978: sarà criticata, avversata, mal applicata, in alcuni casi ignorata: il manicomio di Roma verrà chiuso alla fine degli anni '90, quello di Bisceglie addirittura nel 2010.
In occasione del 100° anniversario della fine della Grande guerra, "La Grande Storia" vuole dedicare una puntata a questa che giustamente è stata considerata la prima guerra mondiale, moderna e industrializzata. Ma la analizziamo in un orizzonte temporale più ampio che parte dal 1914 - un anno di attesa per l'Italia, un paese in grande sviluppo ma al tempo stesso ignaro di quello che succederà di lì a poco - e che arriva alla Marcia su Roma, avvenuta 4 anni dopo la fine del conflitto ma che trova molte delle sue cause nei problemi lasciati irrisolti dalla guerra stessa. Si comincia quindi con "1914: La quiete prima della tempesta" di Rosanna Lo Santo, il racconto dell'Italia nel 1914, un paese convinto di sé, sulla strada del progresso. Quasi spensierato. Un paese, però, in cui stanno covando sotto le ceneri le scintille che avvamperanno l'anno successivo. Si continua con un pezzo drammaticamente spettacolare "La Grande Guerra a colori: da Caporetto alla pace di Versailles" di Emanuele Colarossi. 1917-1918, due anni cruciali non solo per la conclusione della guerra ma, forse, per la storia del Novecento: l'Italia rischia la disfatta a Caporetto, in Russia i bolscevichi prendono il potere, la Germania cerca la spallata finale prima che arrivino in Europa le truppe americane, infine la vittoria e la pace di Versailles. Il tutto raccontato attraverso spettacolari immagini rimasterizzate e colorizzate. Infine il lungo dopoguerra in Italia. "Dalla guerra al fascismo" di Enzo Antonio Cicchino ci racconta come Mussolini riuscirà a sfruttare le inquietudini e i problemi di un paese uscito stremato dalla guerra, a fondare un giornale, a creare un movimento e poi un partito, a destabilizzare un paese, e infine a ottenere dal Re l'incarico di formare un governo sotto la minaccia, facilmente disinnescabile, di fare una 'Marcia su Roma'.
La Grande Guerra a colori: da Caporetto alla pace di Versailles. La storia raccontata dal vivo attraverso immagini esclusive, le voci dei protagonisti, nei luoghi che hanno fatto il Novecento e non solo.
Tre documentari per raccontare un mondo - quello del cibo, dell'alimentazione, della cucina - che sempre più incide in ogni ambito sia privato che pubblico, dalla cultura alla politica, dall'economia alla tv. Ma prima, una testimone d'eccezione, Stefania Sandrelli, ci racconta di quanto il cibo, il mangiare, gli odori della cucina hanno segnato la sua vita, i suoi amori, il suo cinema. Il primo servizio è "La tv è servita". Il 3 gennaio 1954 cominciano le trasmissioni regolari della televisione e subito la Rai propone Vetrine, Programma di vita femminile: si parla di educazione dei figli, di abbigliamento, delle vacanze e, naturalmente, di cucina. Se la nascita della tv è stato un momento di svolta nella società italiana, non meno importante è stata l'apertura del primo supermercato il 27 novembre del 1957, a Milano in via Regina Giovanna. Self-service, prezzi bassi e spesa concentrata un giorno nella settimana: un vero e proprio cambiamento antropologico con una prima forma di globalizzazione che ha permesso di mangiare cibi prima sconosciuti. "Supermarket, la rivoluzione nel carrello", parla di quello che è stato un vero stravolgimento degli usi e dei costumi degli italiani. C'è una tavola privata, familiare, intima… ma è sempre esistita anche una tavola pubblica, dove ci si siede per mostrare e mostrarsi, per stringere alleanze o farne cadere altre. Tavole che, a seconda di come e quanto sono apparecchiate, possono raccontare molto dei commensali. Pane e politica di Rosanna Lo Santo racconta la storia d'Italia dal dopoguerra a oggi attraverso questa eccentrica visuale.
Medio Oriente, un luogo da sempre al centro del dibattito, e purtroppo non solo, politico internazionale. Israele. "Nascita di una nazione (1896-1948)" di Andrea Orbicciani non è la storia dei 70 anni di vita dello stato ebraico ma il racconto della sua lunga gestazione. "C'era una volta lo Scià" di Paola Lasi è il racconto della parabola del 'Re dei Re', dagli anni dei successi economici grazie al petrolio e alle grandi multinazionali, al 1979, anno della sua fuga dall'Iran e della nascita della repubblica islamica sotto la guida di Khomeini. "La 'madre' dell'Iraq" di Nicola Bertini è la storia di una donna che all'inizio del '900 sarà al centro del grande gioco geopolitico che disegnerà il Medio Oriente così come è giunto fino a noi.
La puntata, presentata come sempre da un editoriale di Paolo Mieli, è dedicata alla celebrazione del Giorno del Ricordo, che ricorre il 10 febbraio, istituito per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe e dell'esodo dalle loro terre degli istriani fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra. Con la caduta del fascismo e con la fine della Seconda Guerra Mondiale le tensioni e le rivendicazioni fra l'Italia e la Jugoslavia di Josip Broz Tito raggiungono un livello di violenza altissimo. Due parole chiave tragicamente concrete, ma anche altamente simboliche, raccontano questo momento storico: foibe ed esodo. Dentro le foibe, profonde cavità naturali caratteristiche della zona carsica, sono stati fatti sparire migliaia di oppositori di Tito.
L'impegno contro la mafia è anche e soprattutto nel coraggio di quelle madri, figlie, sorelle e vedove che hanno visto i loro cari morire ammazzati e non si sono rassegnate, non hanno taciuto. Tutt'altro: hanno rotto l'omertà, hanno denunciato, testimoniato, rischiato la loro stessa vita. Cinque storie di amore, dolore, orgoglio e desiderio di giustizia. A partire da quella di Michela Buscemi, figura simbolo della lotta contro la criminalità organizzata, che al maxiprocesso di Palermo fa nomi e cognomi degli assassini dei suoi fratelli. Facendo poi un passo indietro nel tempo per raccontare la vicenda di Francesca Serio, madre del sindacalista Salvatore Carnevale ucciso nel 1955 a causa delle sue battaglie contro il latifondo, quando ancora erano in molti a sostenere che cosa nostra non esisteva. Segue quella di Serafina Battaglia, donna di mafia, capace anche di accettare l'assassinio del marito, ma non quello del figlio.
Ferrari: uno dei massimi simboli dell’Italia nel mondo, sinonimo di abilità imprenditoriale, perfezione tecnica, eleganza, amore per la bellezza. Nella Formula 1 ha conquistato 15 volte il titolo piloti e 16 quello costruttori, un record tuttora imbattuto. Dietro questi trionfi, un uomo dalla personalità complessa, spesso nascosta dietro un paio di impenetrabili occhiali scuri. A raccontare Enzo Ferrari privato, è lo stesso figlio Piero, nato fuori dal matrimonio dalla relazione con Lina Lardi. Nella puntata si intrecciano le vicende personali di questo grande protagonista del XX secolo e quelle sportive legate alle gare automobilistiche e ai piloti che hanno corso per il “cavallino rampante” da Nuvolari ad Ascari, da Lauda a Villeneuve. La nascita della scuderia Ferrari all’interno dell’Alfa Romeo nel 1929, quella dello stabilimento di Maranello nel ’43, poi il primo titolo di Campione del Mondo nel ’52 e la collaborazione con “Pinin” Farina con cui produce vetture Gran Turismo che, grazie al perfetto mix di eleganza e potenza diventano uno degli status-symbol più desiderati. È degli anni Cinquanta anche la famosa “DINO” 250 GTO, così chiamata in memoria del primo figlio scomparso. Infine il rapporto tra Enzo Ferrari e Gianni Agnelli, la FIAT e i nuovi successi degli anni Settanta di colui che è ormai chiamato “Il Drake” o il “grande vecchio”.
Dall'anno mille ad oggi nel nostro paese si sono scatenati 98 terremoti di grado superiore al 9° della scala Mercalli, ovvero un fortissimo terremoto, con vittime e distruzione di edifici, mediamente ogni 10 anni. In occasione del decennale del sisma dell'Aquila del 2009, "La Grande Storia" presenta una puntata dal titolo "Terremoti in Italia". Il racconto parte dal terremoto di Messina-Reggio Calabria del 1908 che, con 95.000 morti, fu la più grave catastrofe naturale in Europa a memoria d'uomo. Incredibili immagini video dell'epoca, mostrano per la prima volta in televisione la devastazione delle due città. Dopo Avezzano, il Belice e il Friuli, il documentario si sofferma sui terremoti dell'Irpinia del 1980 e dell'Aquila del 2009. Con testimonianze inedite raccolte oggi dall'autore.
La storia della banda partigiana "Italia Libera", un pugno di uomini e donne che dal nulla riuscì a costruire un esercito. Venti mesi di guerra partigiana: dai momenti cupi e tragici dell'8 settembre e dell'occupazione tedesca, ai giorni della Liberazione. Un viaggio sui luoghi della Resistenza, nelle valli e nelle montagne del Cuneese, attraverso il racconto che ne fecero alcuni dei protagonisti: Nuto Revelli, Dante Livio Bianco, Duccio Galimberti, Giorgio Agosti. Il racconto parte dall'8 settembre e dalla scelta di 12 uomini e donne che decisero di armarsi e salire in montagna e si sviluppa fino ai giorni dell'insurrezione, seguendo la vita interna alla formazione "Italia Libera", i suoi rapporti con le popolazioni dei luoghi in cui operava, il definirsi di un progetto condiviso di libertà e democrazia.
Il 23 maggio 1992 la mafia uccide il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Poche settimane più tardi, il 19 luglio 1992, toccherà a Paolo Borsellino, l'amico più caro di Falcone, massacrato con cinque agenti di scorta da un'autobomba. Le stragi di Capaci e via D'Amelio sono il momento più drammatico dello scontro tra lo Stato e Cosa Nostra, l'apice di una stagione di sangue che ha visto cadere magistrati, esponenti politici, uomini delle forze dell'ordine, giornalisti e semplici cittadini. Una storia incominciata alla fine degli anni Cinquanta e segnata dall'ascesa ai vertici di Cosa Nostra degli esponenti della cosca corleonese guidata da Luciano Liggio e poi da Salvatore Riina, il più feroce dei boss mafiosi.
Un racconto della crisi economica e finanziaria che sconvolse l'economia mondiale alla fine degli anni venti. Il 29 ottobre 1929 è passato alla storia come il "Martedì Nero". Il crollo della Borsa di Wall Street riduce in cenere l'economia degli Stati Uniti e del mondo intero e apre la stagione della Grande Depressione. Per cercare di uscire dal baratro il nuovo presidente Roosevelt vara un programma economico e politico nuovo e rivoluzionario che prende il nome di New Deal. Ma forse le radici della Grande Crisi, che sconvolge anche l'Europa degli anni Trenta, sono ancora più profonde. Risalgono alla Pace di Versailles del 1919, quando i Paesi vincitori della Prima Guerra Mondiale hanno voluto imporre alla Germania sconfitta condizioni durissime e insostenibili, che presto faranno precipitare l'intero continente nel caos e nell'abisso. L'Italia sembra soffrire per la crisi economica meno di altri Paesi.
La sera del 27 giugno 1980 un Dc 9 della compagnia aerea privata Itavia in volo da Bologna e Palermo precipita nel mare di Ustica. 81 persone perdono la vita. La puntata ripercorre gli eventi che precedettero la tragedia e le indagini svolte nel corso degli anni dalla magistratura per accertare che cosa avvenne sui cieli di Ustica quella sera. L'ipotesi più probabile, ribadita da alcune sentenze penali e civili, è che l'aereo sia stato abbattuto da un missile esploso nelle sue vicinanze nel corso di uno scontro tra velivoli militari di diversi Paesi – americani, francesi e libici - avvenuto sui cieli italiani. Le indagini si sono puntualmente arenate contro quello che è stato chiamato il "muro di gomma": omissioni, depistaggi, reticenze, comportamenti volti a nascondere quanto veramente accadde. Diversi procedimenti penali si sono tutti conclusi senza condanne. Trentanove anni dopo, le indagini sulla strage sono ancora aperte presso il tribunale di Roma.
La lunga notte del nazismo, vista con gli occhi dei carnefici e delle vittime. A partire dalla Das Reich: la famigerata II divisione Panzer delle Waffen, che si è macchiata di orribili crimini in ogni fronte di guerra. E dei suoi capi, gli ufficiali della morte, che alla fine del conflitto torneranno nelle loro tranquille case, alle loro rispettabili attività, evitando ogni punizione. E poi loro, i giovani del Terzo Reich, i ragazzi formati a suon di marce, sfilate e prove di forza sotto gli occhi soddisfatti del loro fuhrer: la gioventù hitleriana. Per finire con altri ragazzi, dalla sorte ben diversa: i bambini di Selvino. Bambini scampati alla Shoah. Bambini randagi, che troveranno la salvezza sulle Prealpi bergamasche.
A cinquant'anni dal primo Gay Pride, La Grande Storia ospita il racconto dei "Moti di Stonewall", la notte in cui, a New York, nacque il movimento di liberazione omosessuale che dall'America si diffuse in tutto l'Occidente. E ricorda le tappe che hanno segnato il cammino della "questione omosessuale" in Italia. Con le testimonianze di Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay, e di Angelo Pezzana, degli attori Leo Gullotta e Carlo Gabardini e di Liana Borghi, Francesca Vecchioni, Gabriele Piazzoni e Fabrizio Marrazzo. Era la notte tra il 27 e il 28 giugno 1969 quando la polizia di New York irruppe allo Stonewall Inn, uno dei punti di riferimento della comunità omosessuale della Grande Mela. Era un piccolo locale di Cristopher Street, nel cuore del Greenwich Village, frequentato soprattutto da giovani gay, lesbiche e travestiti, tartassato periodicamente dalle forze dell'ordine. In quegli anni non c'era nessun movimento gay in America, solo qualche piccola associazione che non osava turbare la sensibilità dominante. Il "Manuale diagnostico e statistico" dell'Associazione americana di psichiatria definiva l'omosessualità come una malattia mentale. La sera del 27 giugno allo Stonewall era in corso una festa e il locale era particolarmente affollato. Verso mezzanotte arrivò la polizia, manganelli in mano, con il pretesto di verificare la licenza di vendita degli alcolici. I clienti vennero fatti uscire uno a uno, i travestiti fermati. Ma quella notte, per la prima volta, qualcuno reagì. E in pochi minuti una folla di centinaia di persone, non solo clienti dello Stonewall, ma anche giovani accorsi dai dintorni, bloccò i poliziotti all'interno del locale e fronteggiò l'arrivo dei rinforzi. Quella notte nacque il movimento di liberazione gay che si diffonderà in tutto l'Occidente.
Un'ombra si allunga sull'Europa all'indomani della Seconda Guerra Mondiale: è l'ombra di una guerra silenziosa e micidiale, la "Guerra Fredda". La prima partita si gioca sulla città di Berlino, dove Mosca nel 1948 blocca tutti gli accessi stradali e ferroviari. Al culmine delle tensioni nella città divisa fra Est e Ovest, il 13 agosto 1961 sorge improvvisamente un muro. Famiglie divise, migliaia di tentativi di fuga, centinaia di persone uccise. Ci vorranno quasi trent'anni e l'avvento di Gorbaciov per abbattere quel muro e riunire una città e un popolo. La data è scolpita nella storia: è il 9 novembre 1989. E dopo tre giorni qualcosa si sgretola anche in Italia. Il PCI, il Partito Comunista Italiano, da anni in crisi d'identità, cambia nome. Si chiamerà PDS. Il volto di questo passaggio epocale è quello di Achille Occhetto, il protagonista della "svolta della Bolognina". Ma per un muro che crolla, tanti altri ne vengono costruiti.
Il 1969 è l'anno in cui uno dei più grandi sogni dell’uomo diventa realtà: lo sbarco sulla Luna. Alle 4.56 italiane del 21 luglio l’astronauta Neil Armstrong è il primo essere umano a mettere piede sul nostro satellite. Si chiude così l’assalto al cielo che in quegli anni impegna America e Unione Sovietica, spostando tra le stelle la sfida della Guerra Fredda. Una guerra combattuta anche a suon di simboli, utilizzando la conquista spaziale come potentissima macchina dei sogni su cui costruire la propaganda. Nello stesso anno, il 4 dicembre 1969, con la repressione del movimento delle Pantere Nere da parte della polizia di Chicago si chiude tragicamente la lunga stagione del movimento per i diritti civili degli afroamericani. Dalla grande parata del Ku Klux Klan a Washington, al rifiuto di Rosa Parks di cedere a un bianco il suo posto sull’autobus; dalla lotta per il diritto allo studio dei nove studenti neri di Little Rock fino al grande sogno di Martin Luther King. Cinquant’anni di battaglie contro la vergogna della segregazione razziale. Dove nasce il Gay Pride? E’ la notte tra il 27 e il 28 giugno 1969, quando la polizia di New York fa irruzione in un bar, lo Stonewall Inn, luogo di ritrovo della comunità omosessuale della Grande Mela. In quegli anni non esiste ancora un movimento gay negli Stati Uniti. Il “Manuale diagnostico e statistico” dell’Associazione americana di psichiatria definisce l’omosessualità come una “malattia mentale”. Ma dopo la rivolta dello Stonewall niente sarà più lo stesso.
In un mondo diviso in due blocchi, quello occidentale e quello sovietico, popolato da spie e dominato dalla paura e dal sospetto, un senatore, negli Stati Uniti, diventa il simbolo della lotta al comunismo. Il suo nome è Joseph McCarthy e la sua caccia alle streghe segnerà profondamente gli anni Cinquanta in America. Lo spionaggio fra Est e Ovest resta il cuore della Guerra Fredda. Anche in Italia, dove esiste un luogo misterioso e proibito fino a poco tempo fa: la base Nato di Monte Giogo, sull'Appennino tosco-emiliano. Qui sono ancora visibili i resti delle gigantesche antenne istallate per intercettare i paesi del Patto di Varsavia. Ma nel nostro Paese bisogna risolvere, prima di tutto, la questione dell'epurazione dei tanti fascisti presenti nelle istituzioni e nella pubblica amministrazione. Tante le normative, spesso inapplicate, le vendette, i processi. Infine, dopo il referendum fra monarchia e repubblica, l'amnistia per tutti. Ma le tensioni presto riemergono.
Il processo criminale più celebre della storia si apre nel 1945 a Norimberga e mette alla sbarra 21 gerarchi nazisti. Negli anni successivi, nella stessa città si terranno altri 12 processi. Ma molti riusciranno a sfuggire alla giustizia. "Odessa", una misteriosa organizzazione segreta composta da ex SS, avrebbe pianificato nei minimi dettagli la fuga dall'Europa dei criminali nazisti. Destinazione prediletta: il Sudamerica e in particolare l'Argentina di Perón. Gerusalemme, aprile 1961. Sedici anni dopo la fine della guerra, uno dei più pericolosi criminali nazisti, Adolf Eichmann sarà processato in terra d'Israele davanti agli occhi del mondo. Ma c'è anche chi, tra i criminali nazisti, è vissuto tranquillamente in esilio per decenni. Come Erich Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine, catturato infine in Argentina e poi estradato in Italia nel 1995. Il suo processo suscita un clamore mediatico enorme.
Jimi Hendrix, Janis Joplin, Joe Cocker, Joan Baez, The Who, Creedence Clearwater Revival, Santana, Jefferson Airplane, Crosby, Stills, Nash & Young. Cinquant'anni dopo Woodstock, Rai 3 dedica alla storica esibizione lo speciale "Woodstock. La musica di una rivoluzione", per il ciclo "La Grande Storia. Il documentario firmato da Silvia D'Ortenzi, con il commento di Paolo Mieli, è un'ora di vera e propria "immersione" nella leggenda, grazie anche ad un lavoro d'archivio che ha consentito di recuperare le immagini più emozionanti e coinvolgenti di quei tre giorni – 15-18 agosto del '69 - e grazie alla riproposizione delle esibizioni di molti di quegli artisti leggendari. A distanza di cinquant'anni, il concerto rock più famoso di sempre, resta un evento insuperato – seguito all'epoca da mezzo milione di fan – ha varcato i confini musicali trasformandosi in un fenomeno culturale che ha influenzato – oltre alla storia del rock - le generazioni successive, divenendo ben presto simbolo dell'ideale pacifista e della controcultura giovanile.
Un "fotografia" dell'Italia, dagli anni del dopoguerra ad oggi, vista attraverso le grandi opere pubbliche - i palazzi, i ponti, le strade - e le speculazioni edilizie che ne hanno trasformato il volto. Da Milano a Genova, da Bologna a Roma, da Napoli a Palermo seguiamo il filo rosso del "cemento", con interviste inedite e immagini esclusive, per raccontare la fase più delicata della nostra storia recente. Dal piano INA Casa, al grattacielo Pirelli, simbolo del miracolo economico, passando per le Olimpiadi di Roma del 1960, fino alla realizzazione dell'Autostrada del Sole, l'Italia esprime grandi eccellenze. Ma a ripercorrerla bene la storia del nostro Paese si ha la sensazione che grandi opere e speculazione edilizia siano sempre rimaste intimamente connesse.
Il 28 ottobre del 1975 a Santiago del Cile viene siglato un accordo segreto fra polizie e forze armate di Cile, Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay, Bolivia. Ne è artefice, tra gli altri e primo firmatario, Manuel Contreras, capo della polizia segreta del Cile di Pinochet. E' il Plan Condor.L'accordo prevede un mutuo aiuto fra le dittature per eliminare dissidenti e oppositori oltre i confini dei singoli stati. 40 anni dopo, nel febbraio del 2015, nel Tribunale di Rebibbia a Roma inizia il processo che affronta i casi di alcune delle vittime di questo coordinamento del terrore, molte delle quali di origine italiana. Il procedimento giudiziario si chiude, in Appello, l'8 luglio del 2019, con la condanna all'ergastolo di tutti gli imputati.
La Grande Storia "Anniversari" presenta 90 anni dalla crisi del '29
Il mare Mediterraneo, da anni, è teatro di pericolose traversate. Di fughe disperate dalle coste africane, di naufragi. Sono molti a cercare rifugio nei nostri porti, a sbarcare nelle nostre terre… Ma c'è stato un tempo non lontanissimo in cui sono stati gli italiani a compiere questo viaggio. Anche se su navi autorizzate dal Governo. Sono gli italiani di Libia, espulsi in massa dopo il colpo di stato di Gheddafi del 1969. Migliaia di persone, nate e vissute in Libia, costrette a lasciare nel giro di pochi mesi la casa, il lavoro, gli affetti. E anche il conto in banca. Questa puntata de "La Grande Storia Doc", che si avvale di una minuziosa ricerca di immagini tra gli archivi italiani e stranieri e della testimonianza di tanti rimpatriati, è l'occasione per ripercorrere mezzo secolo di rapporti tra l'Italia e la Libia: dalla guerra di conquista nel 1911, passando per la dominazione fascista fino alla fitta rete di interessi economici che ancora ci lega a questa travagliata terra.
La puntata racconta la grande industria petrolchimica italiana nel periodo compreso il secondo dopoguerra e i primi anni Novanta, dagli anni della ricostruzione fino alla vicenda ENIMONT. Una storia che ha visto intrecciarsi sogni industriali, scandali e lotte di potere. La vicenda ENIMONT, "la madre di tutte le tangenti", suggella la fine della cosiddetta "Prima Repubblica" e l'uscita di scena della grande industria petrolchimica italiana.
Il Muro di Berlino era apparso una mattina, il 13 agosto 1961, al culmine delle tensioni tra Usa e Russia. Tutto il mondo era rimasto senza parole, ma nessuno era intervenuto. Tra l'agosto del 1961 e novembre 1989, rischiando la vita, 5.075 persone sono fuggite a Berlino Ovest, con ogni tipo di mezzi, escogitando i piani più originali e rischiosi. 588 fuggiaschi sono invece rimasti uccisi. Nell'estate del 1989 la DDR comincia a perdere forza: avvengono fughe di massa verso l'Ungheria, che ha aperto il confine con l'Austria, mentre migliaia di tedeschi dell'est si rifugiano nell'ambasciata federale di Praga. Inoltre, la politica di modernità e trasparenza avviata da Gorbaciov suscita approvazione nella popolazione, che per la prima volta inizia a chiedere riforme. Quando il 6 ottobre 1989 Mikhail Gorbaciov arriva a Berlino per le cerimonie dei 40 anni della DDR, la folla lo acclama come un liberatore. Segue un mese di proteste, manifestazioni e rivolte che portano alle dimissioni del Presidente Honecker e di molti membri del governo. Il 9 novembre, il nuovo governo presieduto da Krenz approva nuove misure che concedono la libertà di espatrio. E così, pacificamente avviene la rivoluzione che porta il muro di Berlino a sbriciolarsi.
Hitler, Goebbels, Himmler, gerarchi, soldati. Uomini, sempre uomini, solo uomini. Così è stato raccontato il nazismo: un affare di uomini. E le 12 milioni di donne affiliate al partito nazista? Le 600.000 infermiere addestrate a curare i soldati e a sopprimere le vite indegne di essere vissute? Le 500.000 ausiliarie della Wehrmacht? Le spietate guardie dei campi di concentramento? Le compagne e le mogli amorevoli? Fino alla più fanatica di tutte, Magda Goebbels, capace di sacrificare i suoi sei figli. Storie raccontate da Paolo Mieli in "La Grande Storia" in onda venerdì 21 agosto alle 21.20 su Rai3. Accanto alle donne, ci sono i giovanissimi del Terzo Reich: gli alleati li chiamano “Baby Division”. Sono i soldati della XII divisione corazzata delle Waffen-SS “Hitlerjugend”. Ragazzi, poco più che bambini, ma già macchine da guerra spietate. Vivono come dentro un sogno, o meglio un incubo chiamato nazismo. Da cui si risvegliano solo con la morte di Hitler. E per ogni carnefice, c’è una vittima, anzi decine di vittime: primi tra tutti gli ebrei. Come Liliana Segre, senatrice a vita: una famiglia normale, un’infanzia felice, la scuola, le amiche. Poi, all’improvviso, tutto cambia, perché è ebrea. Allora cominciano le discriminazioni, la clandestinità, la fuga, l’arresto, l’orrore. Una vita esemplare. Un ricordo toccante. La voglia, la necessità di non dimenticare ma sempre senza rancore, senza odio. Ma c’è anche chi si ribella all’orrore, chi rischia la propria vita per salvare quella di tanti altri. Come i “congiurati” dell’isola Tiberina a Roma: un antico spartiacque del fiume Tevere. Da una parte Trastevere, dall’altra il Ghetto ebraico. Qui sorge l’ospedale Fatebenefratelli. Qui nel 1943 si diffonde un’epidemia contagiosa: quella del morbo K. Un morbo inventato da medici-eroi. Un morbo che non uccide, ma salverà tante persone dalla furia nazista.
La strage di Piazza Fontana, avvenuta il 12 dicembre 1969, è stato il più grave atto terroristico che l'Italia repubblicana abbia conosciuto fino a quel momento. La bomba esplosa nei locali della Banca Nazionale dell'Agricoltura di Milano causa 17 morti e 88 feriti. La puntata ricostruisce il contesto politico di quegli anni segnato dalla cosiddetta "guerra fredda" e dalle tensioni sociali presenti nel Paese. In tale contesto si inserisce l'azione di alcuni gruppi neo-fascisti che, tramite una serie di attentati e con la copertura di settori deviati dei servizi segreti italiani, mettono in atto una strategia tesa a provocare una svolta autoritaria nel Paese. Le prime indagini puntano sulla matrice anarchica dell'attentato: Giuseppe Pinelli muore in Questura durante un interrogatorio mentre Pietro Valpreda viene arrestato e indicato quale esecutore materiale. Entrambi risulteranno estranei alla strage. La svolta investigativa avviene nel 1972 con gli arresti dei leader veneti dell'organizzazione neofascista Ordine Nuovo, Franco Freda e Giovanni Ventura, e di un agente dei servizi segreti, Guido Giannettini. E' l'inizio di una lunghissima vicenda giudiziaria che, attraverso diversi processi, si conclude nel 2005 con una sentenza che individua proprio nei componenti della cellula veneta di Ordine Nuovo i responsabili della strage.
Alle 18.30 del 15 dicembre del 1979 si accende per la prima volta la terza rete Rai. Dopo un anno di sperimentazione, RaiTre dà inizio alle sue trasmissioni, pronte a dare voce alle tante realtà regionali del Paese. Poi nel '87 la "rivoluzione". Angelo Guglielmi alla direzione ha idee nuove e immagina un canale davvero alternativo a quelli più tradizionali. Qualcosa che veramente possa rappresentare qualcosa di inedito, la rete inaugura una nuova linea editoriale: nasce la "tv del reale", fatta di attenzione a quanto si muove nella realtà, di lunghe dirette televisive e di un linguaggio pensato e scritto appositamente per il piccolo schermo. Una televisione che inventa più che essere uno strumento di trasmissione di contenuti. Nascono programmi di grande successo: "Chi l'ha visto?" con Donatella Raffai, "Telefono Giallo" con Augias, "Blob", "La tv delle ragazze" con Serena Dandini. Nascono indimenticabili programmi di informazione come "Samarcanda" con Michele Santoro e "Profondo nord" con Gad Lerner. E nascono tanti nuovi personaggi come Chiambretti, i fratelli Guzzanti, Alessandro Baricco, solo per citarne alcuni. Con interviste ai protagonisti, immagini di repertorio e il racconto di Paolo Mieli, la "Grande Storia" dedica una puntata speciale di prima serata per festeggiare i primi 40 anni di RaiTre.
Come può accadere che una bambina felice si trovi improvvisamente cacciata dalla scuola e allontanata dalle proprie compagne? Come può accadere che una normale famiglia sia espulsa dalla società senza aver alcuna colpa se non quella di essere ebraica, e che sia poi costretta alla clandestinità e alla fuga nel disperato e inutile tentativo di salvarsi? Questo è quanto è accaduto a Liliana Segre, che nei giorni dell'Olocausto era una ragazzina di 13 anni, e che sopravvisse alla deportazione nei campi di sterminio, dove i suoi famigliari trovarono invece la morte. Liliana Segre si salvò per un fortissimo, ostinato attaccamento alla vita, in un contesto in cui la vita aveva assunto i colori del più orribile degli incubi. Nella "Giornata della Memoria", La Grande Storia racconta Liliana Segre, tornata viva da Auschwitz. Per 45 anni, nel silenzio, Liliana ha costruito un'esistenza a doppio binario: da una parte una vita normale, entro certi limiti anche felice; dall'altra una vita interiore tormentata ricordi terribili, visioni apocalittiche e vuoti incolmabili. Fino a che, spinta da una necessità psicologica e insieme da un profondo richiamo morale, Liliana Segre è diventata una instancabile testimone italiana della Shoah. Oggi, raggiunta l'età di 89 anni, Liliana Segre è senatrice a vita e continua a battersi perché la memoria di ciò che accadde non venga dispersa. Per questo suo impegno è oggetto di attacchi, minacce e messaggi d'odio.
A 50 anni dalla morte di Giuseppe Ungaretti, "La Grande Storia Anniversari" presenta un ritratto del grande poeta e uomo del XX secolo: dagli anni della Grande guerra, vissuti nelle trincee, quando Ungaretti scrive poesie destinate a sconvolgere la forma poetica del suo tempo, a quelli del dopoguerra che vedono Ungaretti spesso ospite della televisione in bianco e nero. Una presenza sul piccolo schermo che fa di lui un personaggio pubblico al punto da essere imitato da Alighiero Noschese. Un viaggio nel tempo e nello spazio, dalla Parigi degli anni Dieci al Carso del 1915, al Brasile, dove il poeta si trasferisce con la famiglia nel 1936 per insegnare letteratura italiana. La storia di un uomo e delle sue relazioni di amicizia, con Pier Paolo Pasolini e il cantautore Vinicius De Moraes; o le sue rivalità con gli scrittori e poeti Salvatore Quasimodo e Eugenio Montale. L'amore verso la vita, la speranza verso il futuro che Ungaretti conserverà fino alla fine, quando deciderà di seguire e raccontare la diretta televisiva dello sbarco sulla luna nel luglio del 1969.
I fatti, le ombre, i volti che hanno preceduto la catastrofe della Seconda Guerra Mondiale, al di qua e al di là dell'oceano. Prima del fatidico 10 giugno 1940, l'Italia ha già dato il via, o partecipato, a una serie di campagne militari che non hanno ancora coinvolto il suolo italiano. Non tutti lo hanno capito, ma da anni ormai alla guerra non si gioca soltanto: la si sta preparando e in parte già facendo. L'inviato nella storia Fabio Toncelli analizza le mosse che alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale diedero scacco matto alla pace per il nostro Paese. Un viaggio attraverso le parole in cui queste mosse furono scritte o dette. Parole che sembravano di pace e che invece preparavano la guerra. Negli Stati Uniti si respira aria di Seconda Guerra Mondiale già anni prima della sua effettiva entrata in guerra, all'indomani dell'attacco giapponese di Pearl Harbor, nel 1941. La sera del 30 ottobre 1938, il 23enne Orson Welles manda in onda sul canale radiofonico della CBS "La guerra dei mondi", scatenando il panico fra i milioni di ascoltatori, che credono che l'America sia sotto attacco da parte degli extra-terrestri. Appena quattro anni dopo, quel funesto presagio di guerra si sarebbe trasformato in amara realtà. La puntata si sofferma anche sulla figura di Winston Churchill, che diventa Primo Ministro nel maggio del 1940, quando la Gran Bretagna è in guerra da otto mesi. La sua nomina giunge quasi inattesa, perché pur avendo ricoperto in passato numerosi incarichi di Governo, Churchill era ormai un semplice parlamentare da oltre dieci anni.
I fatti, le ombre, i volti che hanno fatto una capitale. Roma, 1960. Sono gli anni di un'Italia giovane, forte, determinata, nel pieno del boom economico. Un'Italia che ha saputo mettersi alle spalle gli anni bui della guerra e della povertà. E che ora vuole mostrare al mondo un volto nuovo di sé. Cosa meglio delle Olimpiadi di Roma? Un progetto partito da lontano. Sognato, voluto, realizzato da un Paese e da una città forse mai, come questa volta, così determinati e uniti. Roma è tante, forse troppe, cose. Immensa, affascinate, emozionante, ma anche disordinata, decadente, ingorda. Una miniera di passioni e di suggestioni… per chi le sa cogliere. Pochi lo hanno fatto meglio di un provinciale di straordinario successo: Federico Fellini. Che l'ha raccontata, reinventata, sognata. Infine uno sguardo a un evento, non esente da ombre, che ha segnato un grande cambiamento. 20 settembre 1870, l'Italia è entrata finalmente a Roma: una città di pochi abitanti, poche attività, nessun vento di modernità. Ma sede di un potere universale, ora diventato ostile. Di questa piccola città bisogna farne una Capitale. Sarà uno sforzo economico e finanziario enorme, che susciterà tanti appetiti, dei vecchi e dei nuovi padroni. Una capitale inevitabile secondo molti, di certo una ghiotta occasione per pochi.
Si sono incontrati ben 17 volte. La prima a Venezia, nel 1934: Mussolini in smagliante divisa, Hitler con un modesto impermeabile. L'ultima, dieci anni dopo, quando il Duce è un "cadavere vivente", diventato ostaggio del Führer. Nel mezzo una guerra disastrosa, ma anche i sogni di grandezza, le immense sfilate, le accoglienze imperiali. E sempre, l'ammirazione infinita del dittatore tedesco verso il suo maestro italiano. È stata un'amicizia? O l'inevitabile alleanza tra due dittatori?
Nel marzo del 2020, l’Inghilterra – come il mondo intero - affronta l’emergenza Covid. Il Primo Ministro Boris Johnson annuncia di aver contratto il virus. Dopo pochi giorni sarà costretto al ricovero in ospedale. Il Paese intero è sgomento, ma la sera del 5 aprile gli schermi della Bbc trasmettono un messaggio di Elisabetta II alla nazione. La regina parla solo quattro minuti, ma infonde coraggio, forza e fiducia nel futuro. Le sue parole fanno il giro del mondo e ancora una volta, la sovrana più longeva della storia dimostra la sua autorevolezza. Con eccezionali immagini a colori Lunga vita alla Regina racconterà la storia dei Windsor, la famiglia reale britannica a partire dagli anni della regina Vittoria, che alla fine del XIX secolo è una figura austera, potente e distante. Sono gli anni dell’Impero britannico alla sua massima espansione. Il programma lo seguirà fino al suo inesorabile declino, con la perdita delle antiche colonie, prima di tutte l’India - grazie all’azione del Mahatma Gandhi e alla politica della non violenza - ma anche il Canada, l’Australia, l’Africa, l’Estremo Oriente. Infine, l’inviato nella storia Fabio Toncelli racconterà i luoghi da cui è partita in Italia la decisiva spinta alla rivoluzione industriale, grazie a una visione avuta nella Gran Bretagna del XIX secolo da uno straordinario personaggio della nostra storia industriale: Alessandro Rossi.
Il 19 luglio 1992 l’attentato di Via D’Amelio a Palermo uccide il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Emanuela Loi, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Agostino Catalano. Sono passati soltanto 57 giorni dalla strage di Capaci che ha visto morire Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti Vito Schifani, Rocco Di Dicillo e Antonio Montinaro. E’ il momento più buio e drammatico della stagione delle stragi che proseguirà nel 1993 con le bombe a Roma, Milano e Firenze. Le indagini su Via D’Amelio saranno caratterizzate fin dai primi momenti da un’opera di depistaggio che porterà, attraverso tre distinti processi fondati sulle accuse del falso pentito Vincenzo Scarantino, alla condanna di un gruppo di malavitosi che risulteranno poi del tutto estranei alla strage. Un depistaggio che sarà svelato soltanto nel 2008, quando le confessioni del pentito Gaspare Spatuzza ricostruiranno le dinamiche dell’attentato, e che la sentenza del processo Borsellino quater definirà “uno dei depistaggi più gravi nella storia giudiziaria italiana”. Ancora oggi, ventotto anni dopo, una parte della verità è nascosta e non tutti i segreti sono venuti a galla. La puntata, introdotta da Paolo Mieli, racconta la figura e il lavoro di Paolo Borsellino, e ricostruisce come le indagini furono inquinate fin dai primi minuti che seguirono la strage. Tra gli intervistati il senatore ed ex Procuratore Nazionale Antimafia, Pietro Grasso; il giornalista Francesco La Licata; e la figlia del magistrato ucciso Fiammetta Borsellino.
È dedicato alle grandi verità nascoste della storia il nuovo appuntamento con La Grande Storia. Con il racconto in studio di Paolo Mieli, si parte dalle decine di lager costruiti nel cuore dell’Europa per il programma di sterminio di Hitler di cui nessuno doveva sapere e dei quali, ancora oggi, non conosciamo tutta la verità. Un’imponente macchina organizzativa gestiva non solo il genocidio, ma anche l’occultamento delle prove. La puntata prosegue con il più grande disastro navale americano dopo Pearl Harbor, che costò la vita ad oltre mille uomini. A Bari, nella notte del 2 dicembre 1943, l’aviazione tedesca bombardò le navi alleate in porto. E mentre si registravano alcune morti misteriose, una terribile verità veniva tenuta accuratamente nascosta. Neanche a Michail Gorbaciov, da un anno leader dell’Unione Sovietica, è stata detta tutta la verità. Quando scoppia il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina, il vincolo della segretezza vince su tutto. È il 26 aprile del 1986. Per tre giorni Mosca tace e poi minimizza. L’Europa osserva con preoccupazione la nube tossica che arriva da Nord Est, mentre nell’URSS si festeggia il primo maggio come se nulla fosse. A chiudere la puntata è il volto dell’unica donna sepolta nel sacrario militare di Redipuglia, una crocerossina partita volontaria sul fronte friulano nella Prima Guerra Mondiale, Margherita Kaiser Parodi. È sopravvissuta al bombardamento dell’ospedale in cui lavora, ma in corsia circola un nemico mortale del quale non si deve sapere nulla.
È dedicato alla propaganda bellica, al grande racconto della guerra e alle sue ombre, il nuovo appuntamento con “La Grande Storia”. Con il racconto in studio di Paolo Mieli, si parte dall'Iraq. Gli Stati Uniti vietano a reporter e giornalisti l’accesso alla zona di guerra. Parlano di “bombardamenti chirurgici” e di “guerra intelligente”, ma la cruda realtà di sangue e morte non deve essere mostrata. Saddam Hussein permette solo a Peter Arnett della CNN di restare in Iraq, ma sotto controllo. Le sue saranno le uniche immagini del bombardamento su Bagdad, dell’uccisione di migliaia di civili. Una guerra combattuta anche a colpi di propaganda, con notizie false, accuse reciproche. È la prima guerra del Golfo, nel 1991. L’Iraq è solo contro una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti. Il mondo assiste incollato davanti alla Tv. Si prosegue poi in Vietnam e saranno delle fotografie a svelare le ombre di questa guerra. Il massacro dei civili in un piccolo villaggio, gli effetti dei bombardamenti con sostanze chimiche, il napalm, l’agente arancio. Scuoteranno nel profondo le coscienze degli americani. Dopo il ’68, le proteste dei movimenti pacifisti risuoneranno in tutto l’Occidente. Le inchieste giornalistiche denunceranno anni di menzogne, raccontando infine la verità su quella guerra combattuta nel nome dell’anticomunismo nel remoto Sud-est asiatico. E, infine, si ricorderanno alcuni fra i più grandi registi di Hollywood che furono reclutati per raccontare la Seconda Guerra Mondiale come John Ford nel Pacifico al momento della battaglia al largo delle Midway. Anche ferito continua a girare il suo film. John Houston, invece, è in Italia, sul fronte di Cassino. A liberazione avvenuta, ricostruisce le scene girando per i paesi, coinvolgendo donne e bambini. George Stevens, infine, segue l’esercito americano nel campo di concentramento di Dachau e mostrerà al mondo la verità sullo sterminio in tutta la sua crudele assurdità.
Le Olimpiadi di Roma del 1960 rappresentano la rinascita di un intero Paese uscito dalla guerra profondamente segnato e tuttavia animato dalla voglia di rimettersi subito in piedi. Tre sono i protagonisti principali di questa impresa ancora prima che sportiva, politica e diplomatica: Giulio Onesti, il primo Presidente del Coni dell’Italia post-fascista, Giulio Andreotti, il politico che forse più di tutti intuì l’importanza dello sport nella ricostruzione del nostro Paese e Salvatore Rebecchini, il primo sindaco della Capitale del Dopoguerra che, tra luci e ombre, seppe avviare lo sviluppo urbanistico necessario a sostenerne la candidatura. Sul piano puramente sportivo, le vittorie italiane più belle rimangono certamente l’oro di Nino Benvenuti, quello di Livio Berruti, e naturalmente l’oro e l’argento dei fratelli D’Inzeo. Ma se quell’edizione rimane ancora fissata nella memoria è soprattutto per la presenza di tre outsider, e tutti e tre di colore: Abebe Bekila, Muhammad Ali e Wilma Rudolph.
Che cosa hanno in comune Bill Gates e il premio Nobèl Garcia Marquez, Zuckerberg o Jeff Bezos e Anne Frank, i fondatori di Google Page e Brin, o Jimmy Wales di Wikipedia e Yo-Yo Ma, il violoncellista prodigio, oppure Mario Draghi e Beyoncé? Tutti hanno tutti trascorso parte della loro infanzia immersi nel sistema educativo sviluppato nella prima metà del ‘900 da Maria Montessori. È così nutrita la schiera dei montessoriani tra i protagonisti del web, da far parlare di “Montessori Mafia” sulle pagine dell’autorevole “Wall Street Journal”. “La Grande Storia” ricorda, a centocinquant’anni dalla nascita, la figura e il pensiero di Maria Montessori, con “Aiutatemi a fare da solo” di Manuela Mattioli, con il prezioso contributo delle sue allieve Elvira Businelli e Delfina Tommasini e gli interventi delle storiche Paola Trabalzini ed Erica Moretti. Montessori si afferma in un mondo, l’Italia tra ‘800 e ‘900, dominato dai pregiudizi e dagli stereotipi sull’inferiorità femminile. Intellettuale eclettica, scienziata, docente all’università, filantropa, femminista, Maria Montessori è tra le prime donne italiane a laurearsi in Medicina e come psichiatra, unica donna in un ambito rigorosamente maschile, ottiene risultati straordinari dai bambini con ritardo mentale. Quando nel 1909 pubblica “Il Metodo della pedagogia scientifica”, l’atto di nascita della sua pedagogia, la scuola è il luogo dell’oppressione, delle punizioni corporali, dell'immobilità e del silenzio. La sua rivoluzione trasforma Maria Montessori in uno dei più influenti pedagogisti del ‘900, una vera e propria celebrità mondiale.
“Hiroshima: sopravvivere per testimoniare” sarà proposto nella prima puntata. In Europa la guerra è finita da tre mesi, Berlino è caduta, Hitler si è suicidato, ma in Oriente la guerra continua. I Giapponesi, alleati dei nazisti e dei fascisti, non si arrendono. Il 6 agosto 1945 alle 8.15 gli americani sganciano su Hiroshima, Little Boy, la prima arma atomica. La Grande Storia ricostruisce il racconto terribile di cosa successe quel fatidico giorno, attraverso i numerosi diari lasciati dai sopravvissuti, tra i quali quello del dottor Michihiko Hachiya.
Il prezzo pagato dalle donne e dalle bambine nelle guerre del Novecento è l’argomento della nuova puntata de “La Grande Storia Doc”. Lo stupro entra a pieno titolo come strumento di guerra nel XX° secolo, durante l’invasione tedesca del Belgio nel 1914. Da quel momento ogni guerra, globale o locale, è stata combattuta anche sul corpo delle donne. Stupri saranno perpetrati dai soldati giapponesi in Cina durante la seconda guerra mondiale, dai soldati marocchini in Italia. Dai russi in Germania. La puntata racconterà anche come il crimine dello stupro non riceverà a lungo attenzione. Non al processo di Norimberga per i crimini nazisti, né a quello di Tokio per i crimini compiuti dai giapponesi per reato contro la morale. C’è voluta la guerra dei Balcani e quel Radovan Karadzic, psichiatra, presidente Serbo, spietato teorizzatore del genocidio, dell’annientamento del nemico attraverso lo stupro e l’inquinamento della razza. C’è voluto il dramma del Ruanda, del Congo e dei tanti paesi in cui nazionalismo e rivalità etnica hanno innescato una violenta e perversa spirale di brutalità e prevaricazione. C’è voluto tutto questo per risvegliare le coscienze e indicare nello stupro un’arma e un crimine contro l’umanità.
Il 21 settembre 1990 Rosario Livatino, un giovane magistrato di 38 anni in servizio presso il Tribunale di Agrigento, viene barbaramente ucciso mentre si reca al lavoro. È l’ottavo giudice a cadere in Sicilia sotto i colpi della malavita organizzata. “La Grande Storia Anniversari” propone in onda “Rosario Livatino. Un giudice di frontiera”: una puntata che ricostruisce la storia di Rosario Livatino e la guerra di mafia scatenatasi negli anni Ottanta, con l’emergere del fenomeno criminale della cosiddetta Stidda, organizzazione contrappostasi a Cosa Nostra in uno scontro che ha causato oltre 200 morti, coinvolgendo i principali centri della provincia agrigentina, da Palma di Montechiaro a Porto Empedocle, fino a Racalmuto, il paese natale di Leonardo Sciascia. Tre anni dopo, il 9 maggio 1993, Karol Wojtyla, in visita pastorale nell’agrigentino, pronuncerà parole di fuoco contro la mafia durante la sua omelia nella Valle dei Templi: poche ore prima il pontefice aveva incontrato i genitori del giudice assassinato. La risposta di Cosa Nostra, non tarda ad arrivare: prima con le bombe di Roma alla Basilica di San Giovanni in Laterano e alla chiesa di San Giorgio al Velabro, poi con l’omicidio di Padre Pino Puglisi, parroco nel quartiere palermitano di Brancaccio. La puntata è introdotta da Paolo Mieli. Tra gli intervistati, i giornalisti Franco Castaldo, memoria storica della mafia agrigentina, e Attilio Bolzoni.
Il 24 gennaio 1965 muore Winston Churchill. Trecentomila persone rendono omaggio al feretro, esposto a Londra per tre giorni e tre notti, e la stessa regina Elisabetta si reca a dare l’ultimo saluto all’uomo che aveva salvato la democrazia del Regno Unito contro il nazismo. Un personaggio protagonista del nuovo documentario di “La Grande Storia Doc” – dedicata a fatti e protagonisti che hanno avuto un ruolo determinante durante la Seconda Guerra Mondiale, con il racconto in studio di Paolo Mieli. La vita di Churchill è stata lunga e avventurosa e - tra frasi storiche, atteggiamenti anticonformisti e irrefrenabile attivismo – lo ha fatto diventare uno dei leader più longevi e carismatici del ventesimo secolo.
“La Grande Storia” torna a occuparsi di uno dei processi più importanti del ‘900. Adolf Eichmann, dopo una spettacolare quanto criticata cattura, da parte del Mossad, il servizio segreto israeliano, viene processato a Gerusalemme nel 1961, accusato dell’organizzazione e gestione della Soluzione Finale. Nelle intenzioni di Ben-Gurion, l’allora Primo Ministro israeliano, il processo deve essere anche mediatico, uno sorta di spettacolo in cui per la prima volta i sopravvissuti alla Shoah possono raccontare l’indicibile, l’esperienza tragica dei campi di sterminio. Il procuratore del processo, Gideon Hausner, seleziona i testimoni più efficaci, ebrei provenienti da tutta Europa, molti dei quali non avevano mai raccontato la loro esperienza. Per l’occasione Ben-Gurion consente a una televisione americana di realizzare le riprese, tutto il mondo deve vedere, ascoltare. Il processo Eichmann, passato alla storia anche per i reportage che all’epoca Hannah Arendt scrisse per il New Yorker, non è solo il processo a un criminale nazista. È anche l’occasione per l’elaborazione collettiva della Shoah, un momento determinante alla base del nascente Stato d’Israele.
Guerra civile spagnola, 26 aprile 1937: una pioggia di bombe sganciate dai bombardieri nazisti con il supporto dell’aviazione legionaria italiana, si rovescia sulla cittadina basca di Guernica. L’incursione aerea rade al suolo la città e provoca centinaia di vittime civili. Un tragico evento ripercorso da Paolo Mieli nel nuovo appuntamento con “La Grande Storia Doc”. Con la strage di Guernica viene inaugurata una nuova, terribile tecnica di guerra aerea che prevede il ricorso ai bombardamenti per seminare il terrore e la morte anche tra i civili. Questa strategia viene affinata durante la Seconda Guerra Mondiale e largamente applicata da entrambi gli schieramenti.
Il destino, politico e umano, di Achille Starace che è stato il più zelante, il più accanito, il più feroce seguace di Benito Mussolini. Con lui, che è stato a capo del partito per ben otto anni, si compie la piena campagna di fascistizzazione della società italiana. “Respirava per suo ordine” dirà anni dopo la figlia Fanny. Con il racconto in studio di Paolo Mieli, una serie di documentari per narrare i grandi eventi del Novecento, La Grande Storia Doc propone dal vivo, attraverso immagini esclusive, le voci dei protagonisti e dei grandi storici, i più importanti eventi che hanno fatto il nostro Tempo.
Cento anni fa, il 23 ottobre del 1920, nasceva a Omegna, sul lago d’Orta, Gianni Rodari, il più grande scrittore per l’infanzia del nostro Novecento. Quella che La Grande Storia Anniversari racconta è la sua storia personale, che si intreccia con quella del tempo nel quale lo scrittore si è trovato a vivere. Bambino durante gli anni del fascismo, nutrito dai libri di Jules Verne, dall’umorismo del Corriere dei Piccoli e delle lacrime del libro Cuore. Giovane uomo negli anni della guerra, maestro antifascista, partigiano, poi militante comunista. Giornalista de l’Unità negli anni che seguono la Liberazione. E infine, la scoperta della scrittura per i bambini, casuale, dettata da un impegno preso per il Partito che gli chiede una rubrica per i più piccoli e che lo porterà alla direzione del Pioniere, il primo periodico a fumetti del PCI. Sarà poi direttore del Giornale dei genitori, fondato da Ada Gobetti e scriverà programmi per la radio e per la televisione. Un Rodari tutto intero, quindi, raccontato fino all’ultimo, doloroso, viaggio in URSS, poco prima di morire, quando prenderà commiato dal paese del socialismo reale ma “mai realizzato”. “La grammatica della fantasia-Storia di Gianni Rodari” è un racconto di Vanessa Roghi.
In questa puntata si parlerà di Dino Grandi politico e diplomatico, che vedeva nella trasformazione mussoliniana dell'Italia un momento di transizione. Alle ore 3 del mattino del 25 luglio 1943, con 19 voti a favore, 7 contrari e 2 astenuti, il Gran Consiglio del Fascismo approva l’Ordine del Giorno di Grandi, che porta alla destituzione di Benito Mussolini. Dino Grandi passerà così alla storia del fascismo con l’epiteto del Gran Traditore. Con il racconto puntuale in studio di Paolo Mieli, "La Grande Storia Doc", attraverso una serie di documentari, continua il racconto dei grandi eventi che hanno fatto il nostro tempo, la nostra storia.
Nella puntata si parla di Alessandro Pavolini, l’ultimo fascista. Nato da una famiglia borghese e intellettuale, la carriera di Pavolini, nell’Italia fascista, prende rapidamente il volo: ministro della cultura popolare nell’ottobre del 1939, sarà poi segretario del Partito Fascista Repubblicano. Fondatore delle Brigate nere (la milizia della Repubblica di Salò che si macchiò di gravissime violenze), Alessandro Pavolini proseguirà la sua corsa fino alla fine: la fucilazione a Dongo e l’umiliazione a Piazzale Loreto.
La puntata - con il racconto in studio di Paolo Mieli – ripercorre una delle pagine più atroci, e poco conosciute, della Seconda guerra mondiale. Attraverso straordinarie e agghiaccianti testimonianze di sopravvissuti - vittime e carnefici - nonché di Benjamin Ferencz, procuratore capo al processo di Norimberga, si ripercorre la vicenda delle Einsatzgruppen, le squadre della morte naziste impegnate sul fronte orientale, che hanno avuto un ruolo centrale nel mettere in atto la cosiddetta “soluzione finale della questione ebraica”. Fra il 1941 e il ’45, le Einsatzgruppen e i loro ausiliari hanno ucciso più di 2 milioni di persone, fra cui circa 1 milione e 300mila ebrei.
A cento anni dalla nascita, “La Grande Storia Anniversari” dedica all’“Avvocato” la puntata dal titolo “Gianni Agnelli. Il dovere e il piacere". Gianni Agnelli nasce a Torino con il destino segnato. Viene scelto dal nonno come suo successore probabilmente già poco dopo la tragica e prematura morte del padre, avvenuta quando ha solo quattordici anni. Dopo una gioventù da rotocalco, per la vita dorata che trascorre tra la Costa Azzurra e New York, il grande seduttore, il “Principe”, sente che è arrivato il momento di assumere il comando del gruppo. Quando arriva all’ottavo piano di corso Marconi a Torino ha 45 anni, un solido bagaglio di esperienza alle spalle e soprattutto la determinazione ad imprimere un forte cambiamento alla Fiat. Ma il futuro che lo attende si rivelerà assai complicato. Gli anni d’oro sono ormai alle spalle e i nodi sono sul punto di arrivare al pettine. E così per Gianni Agnelli, che si è conquistato da poco la copertina del “Time”, comincia una nuova vita. Tra alti e bassi, la sua storia si intreccerà non solo a quella della Fiat, ma alla storia dell’Italia intera.
In occasione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, “La Grande Storia – Anniversari”, ricorderà la figura del giornalista Mario Francese, ucciso la sera del 26 gennaio 1979 a Palermo, lasciando una moglie e quattro figli. A decretarne la morte è la “Cupola” di Cosa Nostra. Da molti anni, Francese, cronista di punta del Il Giornale di Sicilia, segue con attenzione i movimenti della mafia siciliana, che proprio in quel periodo - gli anni Settanta - compie un salto di qualità che la porta a spadroneggiare su tutta l’isola, dando vita a una lunga stagione di sangue. E’ il primo giornalista a mettere a fuoco la strategia della cosca di Corleone, guidata da Luciano Liggio e da Salvatore Riina, e a coglierne la pericolosità. Le sue inchieste sui lavori di ricostruzione nella Valle del Belice, tragicamente colpita dal terremoto del 1968, e sulle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici, sono ancora oggi un esempio di giornalismo di inchiesta. E saranno in particolare i suoi articoli sui lavori di costruzione della diga di Garcia e sull’omicidio del colonnello dei carabinieri Giuseppe Russo a farne un avversario temibile per Cosa Nostra. Il suo omicidio resterà senza colpevoli per più di vent’anni. A far riaprire l’inchiesta sarà il lavoro di ricostruzione del figlio più giovane, Giuseppe Francese, e soltanto nel 2001 la giustizia italiana emetterà la sentenza che condanna la “Cupola” di Cosa Nostra e gli esecutori materiali del delitto. Ma Giuseppe non vedrà mai la sentenza di appello: il 2 settembre 2002 si toglie la vita nella sua abitazione. Nel corso della puntata saranno intervistati Francesco La Licata e Giulio Francese, altro figlio del giornalista.
La puntata ricostruisce la storia dell'attentato a Giovanni Paolo II. Sono trascorsi esattamente quarant'anni da quel pomeriggio di maggio in cui il "lupo grigio" Alì Agca attentò alla vita del Pontefice. Ma si è trattato soltanto dell'azione di un folle oppure il giovane terrorista turco era la punta di diamante di un complotto internazionale ordito per uccidere il Papa polacco?