Era il 25 dicembre 1961 quando Papa Giovanni XXIII, con la bolla "Humanae Salutis", proclamò il Concilio Vaticano II. Un "Concilio", dunque un evento eccezionale. Gli ultimi due si erano tenuti rispettivamente a Trento dal 1545 al 1565 in ben 25 sessioni, e a Roma, il Vaticano I, in 4 sessioni dal 1869 al 1870. L'11 ottobre 1962, Papa Giovanni XXIII, con il discorso di apertura, darà inizio ai lavori. Quattro sessioni di lavori, di cui il Papa Buono potrà presiedere solo la prima, dall'11 ottobre al 7 dicembre 1962. Sarà Paolo VI a presiedere le altre e chiudere il Concilio l'8 dicembre 1965. Da quel giorno la Chiesa non sarà più la stessa, anche se occorrerà del tempo perché la nuova concezione penetri a pieno le coscienze. Angelo Roncalli aveva portato ad un modo nuovo di vivere e concepire il Papa, il Pontificato, la Chiesa e dunque il loro rapporto con l'uomo e il mondo. Il Vaticano II porta ad una nuova visione del rapporto Dio Uomo Mondo. La "Lumen Gentium" allora esplica il nuovo modo di vedere la Chiesa, la "Dei Verbum" il nuovo modo in cui si guarda a Dio. Ne deriva una sintesi estremamente significativa: la "Sacrosanctum Concilium" dove questi temi trovano concrezione nella liturgia. Le novità sono radicali, del resto l'affermazione di Papa Roncalli che "anche il Papa è un fratello tra i fratelli" poteva farlo presagire: è abbandonata la lingua universale della Chiesa, il latino, per le celebrazioni ordinarie, ed è adottata la lingua volgare; il sacerdote non celebra più voltando le spalle ai fedeli, e questi ultimi sono coinvolti direttamente nella celebrazione.