È dedicato alla propaganda bellica, al grande racconto della guerra e alle sue ombre, il nuovo appuntamento con “La Grande Storia”. Con il racconto in studio di Paolo Mieli, si parte dall'Iraq. Gli Stati Uniti vietano a reporter e giornalisti l’accesso alla zona di guerra. Parlano di “bombardamenti chirurgici” e di “guerra intelligente”, ma la cruda realtà di sangue e morte non deve essere mostrata. Saddam Hussein permette solo a Peter Arnett della CNN di restare in Iraq, ma sotto controllo. Le sue saranno le uniche immagini del bombardamento su Bagdad, dell’uccisione di migliaia di civili. Una guerra combattuta anche a colpi di propaganda, con notizie false, accuse reciproche. È la prima guerra del Golfo, nel 1991. L’Iraq è solo contro una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti. Il mondo assiste incollato davanti alla Tv. Si prosegue poi in Vietnam e saranno delle fotografie a svelare le ombre di questa guerra. Il massacro dei civili in un piccolo villaggio, gli effetti dei bombardamenti con sostanze chimiche, il napalm, l’agente arancio. Scuoteranno nel profondo le coscienze degli americani. Dopo il ’68, le proteste dei movimenti pacifisti risuoneranno in tutto l’Occidente. Le inchieste giornalistiche denunceranno anni di menzogne, raccontando infine la verità su quella guerra combattuta nel nome dell’anticomunismo nel remoto Sud-est asiatico. E, infine, si ricorderanno alcuni fra i più grandi registi di Hollywood che furono reclutati per raccontare la Seconda Guerra Mondiale come John Ford nel Pacifico al momento della battaglia al largo delle Midway. Anche ferito continua a girare il suo film. John Houston, invece, è in Italia, sul fronte di Cassino. A liberazione avvenuta, ricostruisce le scene girando per i paesi, coinvolgendo donne e bambini. George Stevens, infine, segue l’esercito americano nel campo di concentramento di Dachau e mostrerà al mondo la verità sullo sterminio in tutta la sua crudele assurdità.