Come può accadere che una bambina felice si trovi improvvisamente cacciata dalla scuola e allontanata dalle proprie compagne? Come può accadere che una normale famiglia sia espulsa dalla società senza aver alcuna colpa se non quella di essere ebraica, e che sia poi costretta alla clandestinità e alla fuga nel disperato e inutile tentativo di salvarsi? Questo è quanto è accaduto a Liliana Segre, che nei giorni dell'Olocausto era una ragazzina di 13 anni, e che sopravvisse alla deportazione nei campi di sterminio, dove i suoi famigliari trovarono invece la morte. Liliana Segre si salvò per un fortissimo, ostinato attaccamento alla vita, in un contesto in cui la vita aveva assunto i colori del più orribile degli incubi. Nella "Giornata della Memoria", La Grande Storia racconta Liliana Segre, tornata viva da Auschwitz. Per 45 anni, nel silenzio, Liliana ha costruito un'esistenza a doppio binario: da una parte una vita normale, entro certi limiti anche felice; dall'altra una vita interiore tormentata ricordi terribili, visioni apocalittiche e vuoti incolmabili. Fino a che, spinta da una necessità psicologica e insieme da un profondo richiamo morale, Liliana Segre è diventata una instancabile testimone italiana della Shoah. Oggi, raggiunta l'età di 89 anni, Liliana Segre è senatrice a vita e continua a battersi perché la memoria di ciò che accadde non venga dispersa. Per questo suo impegno è oggetto di attacchi, minacce e messaggi d'odio.