Che cosa hanno in comune Bill Gates e il premio Nobèl Garcia Marquez, Zuckerberg o Jeff Bezos e Anne Frank, i fondatori di Google Page e Brin, o Jimmy Wales di Wikipedia e Yo-Yo Ma, il violoncellista prodigio, oppure Mario Draghi e Beyoncé? Tutti hanno tutti trascorso parte della loro infanzia immersi nel sistema educativo sviluppato nella prima metà del ‘900 da Maria Montessori. È così nutrita la schiera dei montessoriani tra i protagonisti del web, da far parlare di “Montessori Mafia” sulle pagine dell’autorevole “Wall Street Journal”. “La Grande Storia” ricorda, a centocinquant’anni dalla nascita, la figura e il pensiero di Maria Montessori, con “Aiutatemi a fare da solo” di Manuela Mattioli, con il prezioso contributo delle sue allieve Elvira Businelli e Delfina Tommasini e gli interventi delle storiche Paola Trabalzini ed Erica Moretti. Montessori si afferma in un mondo, l’Italia tra ‘800 e ‘900, dominato dai pregiudizi e dagli stereotipi sull’inferiorità femminile. Intellettuale eclettica, scienziata, docente all’università, filantropa, femminista, Maria Montessori è tra le prime donne italiane a laurearsi in Medicina e come psichiatra, unica donna in un ambito rigorosamente maschile, ottiene risultati straordinari dai bambini con ritardo mentale. Quando nel 1909 pubblica “Il Metodo della pedagogia scientifica”, l’atto di nascita della sua pedagogia, la scuola è il luogo dell’oppressione, delle punizioni corporali, dell'immobilità e del silenzio. La sua rivoluzione trasforma Maria Montessori in uno dei più influenti pedagogisti del ‘900, una vera e propria celebrità mondiale.