Ha inizio la grande avventura di Overland, il giro del mondo in camion. Nella prima parte dell'ambizioso progetto che si propone di raggiungere New York via terra attraverso l'Europa, la Russia, la Siberia, l'Alaska, il Canada e gli Stati Uniti: quattro camion italiani attraverseranno una Russia in trasformazione ed affronteranno l'incognita del terrible inverno siberiano, avventurandosi tra i ghiacci dove nessun occidentale era mai arrivato. Viaggiando sul pack lungo la costa gelata del Mar Glaciale Artico, Overland raggiunge lo Stretto di Bering che si rivela purtroppo non sufficientemente ghiacciato. Con un ponte aero eccezionale si raggiunge Prudhoe Bay, in Alaska.
Iizia la discesa verso la tappa finale, attraverso si splendidi paesaggi dell'Alaska, il mitico Yukon della "febbre dell'oro" e le Montagne Rocciose canadesi. New York è raggiunta il 25 aprile 1996. I quattro camion arancioni si inoltrano nelle pratetie del West, seguendo le trace degli antichi pionieri e delle guerre indiane.
Lasciate le Grandi Pianure, la spedizione valica le Montage Rocciose alla scoperta degli splendidi scenari naturali del sud-ovest e dell'antica cultura dei loro primi abitanti. Una veloce cavalcata attraverso New Mexico e Texas ed ecco il Messico dove, procedendo verso sud nel Chapas, si fa sempre più evidente quanto sia urgente ed importante l'opera dell'Unicef a favore dei bambini in difficoltà. Visiteremo le stupefacenti rovine precolombiane di Mexico e Guatemala.
Dalle foreste di Salvador e Honduras, la carovana di Overland si immerge nei colori e nelle contraddizioni del Centro America toccando. Nicaragua, Costa Rica e Panama, vera cerniera strategica tra Nord e Sud America. Dopo un avventuroso ma vano tentativo di raggiungere la Colombia attraverso la selvaggia e pericolosa regione del Darien, camion vengono trasportati in nave al porto colombiano di Cartagena.
Overland continua il proprio itinerario sudamericano in Colombia, base tristemente famoso per essere centro del traffico mondiale di stupefacenti. La carovana entra quindi in Venezuela, proseguendo la propria corsa verso il cuore verde del continente. Si affrontano le sconfinate distese della Gran Sabana. l'altobiano che scende verso il confine brasiliano e l'Amazzonia. Ci troviamo ormai in un ambiente tropicale, ricco di acque e di vegetazione. I camion della spedizione scendono verso Manaus su piste polverose che, superato l'Equatore, attraversano le riserve degli indios, un percorso che fa riflettere sui drammi umani, sociali ed ecologici che affliggono questa sterminata regione.
Il viaggio prosegue in chiatta lungo il Rio Madera, attraverso l'impenetrabile foresta amazzonica. Un percorso da brivido segna il passaggio della spedizione dall'umida pianura su fino all'altopiano andino con le sue splendide vestigia incaiche di Cuzco e Machu Picchu.
Il viaggio di Overland attraverso le genti e gli straordinari colori dell'altopiano andino percorre quello che è stato definito il Tibet del Sud America e l'abbacinante distesa di sale del Salar de Uvuni, vera meraviglia della natura. Raggiunto il Cile attraverso il suggestivo deserto di Atacama, seguendo la costa pacifica tra fiordi e verdi foreste la carovana si inoltra nella Patagonia argentina. Il grandioso scenario di imponenti ghiacciai e cime innevate accompagnerà i camion di Overland fino alla Terra del Fuoco, l'estremità meridionale dell'America continentale.
La spedizione Overland raggiunge l'estremità sud della Terra del Fuoco, e da Usuaia risale verso nord attraverso le sterminate distese della Patagonia argentina, vivendo un emozionante incontro con pinguini, leoni ed elefanti marini e balene nelle riserve della Penisola di Valdez. L'impresa di Overland si avvia alla conclusione: da Buenos Aires i camion proseguono alla volta del Brasile. L'itinerario tocca alcune comunità italiane in Argentina, il Paraguay, le cascate di Iguaçu, l'avveniristica Brasilia, Rio de Janeiro, San Paolo.
Giunta ormai alla terza avventura, la spedizione italiana Overland riprende la propria marcia - destinazione Capo Nord, all'estremità della Norvegia. Dopo una breve sosta a Città del Capo, i quattro camion proseguono verso Johannesburg e la complessa realtà sociale di Soweto. Correndo verso la frontiera dello Zimbabwe, Overland entra nel pieno della realtà africana fatta di moderne città e semplici villaggi persi nella savana. Le Cascate Vitoria sono un primo assaggio delle meraviglie della natura che ci aspettano.
Lungo strade rese difficoltose dalle piogge, i camion di Overland raggiungono la regione del Kilimanjaro e dei grandi parchi, veri santuari naturali dove vivono liberi i più significativi esemplari della fauna africana. Il prevalere di povertà e sottosviluppo accentua l'importanza dell'impegno dell'Unicef a favore dei bambini africani. Dopo una impegnativa salita al Kilimanjaro, la spedizione entra in Kenya.
Alla spedizione si unisce il pilota di un piccolo velivolo ultraleggero, che ci regala emozionanti riprese aeree della Rift Valley. Attraverso l'arida savana del Kenya settentrionale, popolata da alcune delle più interessanti etnie dell'Africa Orientale, si raggiunge il Lago Turkana. Questa regione e le tribù che la abitano sono completamente estranee al turismo che ha deturpato altre parti del paese. Inizia la parte forse più drammatica di Overland 3. Un'alluvione improvvisa e violenta sommerge la pianura, costringendo uomini e mezzi a sforzi sovrumani per prosegutre la marcia. Superato il momento critico, la spedizione raggiunge il confine con l'Etiopia.
La spedizione risale velocemente il verde altopiano etiopico e procede verso l'Eritrea, toccando luoghi ricchissimi di memorie storiche e panorami spettacolari. I quattro camion visitano l'Eritrea nonostante la guerra con la vicina Etiopia scoppiata nel giorno di attraversamento del confine. I camion di Overland sbarcano ad Aden, nello Yemen. Da Sana'a, capitale dall'architettura fiabesca, la spedizione attraversa tutto il paese inoltrandosi nel selvaggio deserto dell'Hadhramaut.
Dall'Hadhramaut al confine con l'Oman la spedizione vive una serie di contrattempi, rischi e pericoli che confermano il senso di avventura della spedizione Overland. Il confine con l'Oman viene raggiunto percorrendo remote piste e carovaniere. Oltre la frontiera ci attende un mondo di stupefacenti contrasti, in bilico tra la tradizione e l'improvvisa ricchezza portata dal petrolio. Superate le auveniristiche capitali degli Emirati Arabi, Overland prosegue attraverso lo sconfinato deserto saudita fino a sfiorare i luoghi santi dell'Islam, vietati ai non mussulmani. L'ingresso in Giordania è un tuffo nella storia: l'eroico Lawrence d'Arabia, la leggendaria Petra, il Mar Morto, le fortezze dei Templari.
Le mille suggestioni dell'oriente si rinnovano in Siria, nei "suq" di Damasco e Aleppo, nelle rovine grandiose di Palmyra, uno dei tesori dell'archeologia mediorientale. I camion di Overland entrano in Turchia sfiorando la regione dei Curdi prima di entrare in Cappadocia, la splendida regione anatolica celebre per le bizzarre formazioni rocciose e le costruzioni rupestri. Istanbul accoglie la spedizione con il suo fascino immutato nei secoli. La meta finale di Overland 3 si fa sempre più vicina, ma anche nel tratto che attraversa gran parte dell'ex blocco sovietico non mancano le scoperte sorprendenti.
La spedizione Overland affronta il tratto finale della sua avventura attraverso tre continenti. Dalla Romania verso le Repubbliche baltiche che si rivelano un'autentica sorpresa di eleganza ed amore per il proprio glorioso passato. Un breve percorso in traghetto porta ai fiabeschi paesaggi fatti di boschi e laghi della Finlandia. Superate la terra dei Lapponi ed il Circolo Polare Artico, un breve tratto lungo le frastagliate coste della Norvegia conduce i quattro camion di Overland verso laloro meta finale.
I quattro camion arancioni di Overland sono nuovamente sulla strada. Questa volta il loro viaggio li porterà dal Portogallo a Pechino, attraverso 2 continenti, 14 stati e 40 mila chilometri. Si spingeranno dall'Europa verso est attraverso Slovacchia, Ucraina e Russia. Poi ancora più ad oriente dalle steppe del Turkestan alle vette del Pamir, dal deserto del Sinking all'altopiano del Tibet, inoltrandosi in Manciuria fino alla meta finale, Pechino. Lasciata Cabo da Roca, il lembo più occidentale dell'Europa, la carovana di Overland attraversa rapidamente la penisola iberica e, passate le Alpi, si inoltra sempre più nel cuore dell'Europa. Vienna, Bratislava, Kiev: dalla malinconica grandiosità dell_impero asburgico all decadenza dell'ex blocco sovietico, le nuove repubbliche dell'est devono oggi fare i conti con un passato ingombrante. Le sagome di carri armati ricordano le sanguinose battaglie della seconda guerra mondiale, ma sono anche il segno più evidente che ci si avvicina a grandi
Inoltrandosi in Russia, avanzando verso sud-est, la pianura comincia a cambiare volto facendosi sempre più arida e polverosa. Costeggiamo il corso del Volga, il grande fiume he attraversa da nord a sud praticamente tutta la Russia. Astrakan, il centro più importante sul delta del fiume a 100 chilometri dal Mar Caspio, è l'ultima città russa prima del confine con la ex Asia sovietica. Lasciato il confine della Federazione Russa entriamo nel Kazakistan, inoltrandoci in quella che i geologi chiamano Depressione Caspica, un immenso deserto dove migliaia di anni fa c'era il mare. Oggi nella sterminata steppa pascolano liberamente branchi di cammelli, apparentemente selvaggi. Raggiunto il Turkmenistan, ci apprestiamo ad attraversare il Kara kum, il mitico quanto terribile "deserto nero" che costituisce l'80% del territorio della repubblica del Turkmenistan. Per secoli questa pista, ora in parte asfaltata, fu attraversata dai cammelli carichi di merci preziose che percorrevano la Via della Se
Visitiamo la leggendaria Samarcanda, dove si trova uno dei più preziosi complessi monumentali del mondo. Un nuovo capitolo, pieno di difficoltà ed insidie, attende i camion arancione di Overland, che ora hanno di fronte a loro le vette del Pamir. Le difficili piste che si inerpicano lungo il turbolento confine afgano ad oltre 4000 metri di altezza, tra strapiombi e slavine incombenti, fanno di questo tratto uno dei più rischiosi della nostra avventura. Dovunque, tra montagne bellissime, i desolati resti del grande impero sovietico crollato: impianti industriali abbandonati, basi militari smantellate ed una scia di rottami a ricordo della ritirata dell'Armata Rosa dall'Afghanistan. Lasciato il Tagikistan, la spedizione prosegue sull'altopiano del Pamir a quote medie tra i 4800 ed i 5000 metri. Tra eli illustri visitatori di queste vallate Marco Polo ed Alessanaro Magno.
Il Kirghizistan è di fatto un immenso altobiano che scende raramente sotto i 3000 metri. La vita tra queste Montagne è difficile, quindi buona parte della popolazione kirghisa è ancora nomade e vive in piccoli accampamenti di yurte che sorgono lungo le principali strade. Da queste tende gli uomini (e per essere considerati tali basta saper cavalcare) raggiungono le valli più isolate, dove pascolano le mandrie di yak. I cavallo rimane ancora il mezzo di trasporto più adatto alle esigenze dei pastori ed alle strade del Kirgbizistan, ma ormal ogni famiglia nomade possiede anche un auto che tiene parcheggiata vicino alla yurta. Oltre il passo di Torugart ci attende la Cina, un continente di cui nelle prossime settimane visiteremo le regioni più remote. Tra Kashgar, da secoli crocevia di popoli, religioni e traffici, e la Cina tradizionale si estende l'immenso deserto del Taklimakan, conosciuto anche "bacino del Tarim", vasto quasi quanto l'Italia intera. Due carovaniere aggirano il grande
Alla spedizione Overland è stato concesso eccezionalmente di percorrere la "Qinghai-Tibet Highway", una strada di enorme importanza strategica e probabilmente la carrozzabile più alta del mondo, poiché si snoda tra i 4000 e i 5000 metri dell'altopiano tibetano. Incontriamo le prime bandiere di preghiera, che in ogni angolo del Tibet affidano al vento le preghiere dei fedeli per gli Dei. Caratteristica dei tibetani è un'infinita curiosità unita ad uno spiccato senso dell'ospitalità, come ci dimostrano in tutti i villaggi, nel piccolo monastero di Yangpachen e in quello più importante di Rongbuk non arrivano molti occidentali quassù. Un impegnativo detour porta i camion di Overland al campo base dell'Everest, la montagna più alta del mondo. Shigatse e Gyantse fanno da prologo alla leggendaria capitale, Lhasa.
Ora i quattro camion di Overland devono raggiungere una meta ambiziosa: la montagna sacra dell'Anyemagen, distante circa 2000 km ad una quota costante di 4000 metri, su strade tormentate e su piste appena tracciate. Si parte da Lhasa, l'antica capitale del Tibet. Sotto un cielo all'improvviso minaccioso lasciamo la regione autonoma del Tibet per entrare nel Qinghai, che faceva parte storicamente ed etnicamente dell'antico e vastissimo regno del Tibet. Le catene montuose del Kun Lun formano un ampio bacino nel quale nascono alcuni tra i maggiori fiumi dell'Asia: lo Yangtze, il Mekong, il Salween, lo stesso fiume Giallo, culla della civiltà cinese. Sacro ai tibetani con il nome di Kokonor; il lago Qinghai è il più vasto della Cina, grande quasi quanto la Liguria. Nella stessa regione benedetta sorge il monte Anyemagen, dove ogni tibetano deve recarsi in pellegrinaggio almeno una volta nella vita. La rotta di Overland coincide per un lungo tratto con il tortuoso percorso del Fiume Giallo,
La rotta dei quattro camion arancioni punta ora verso le regioni della Cina del Nord Est sino al confine con la Russia, toccando così il punto più orientale del suo affascinante itinerario. La strada, finalmente bella e moderna, corre lungo una catena di aride montagne sovrastate da torrioni e resti della Grande Muraglia, per oltre 18 secoli fragile e spesso inutile baluardo contro le ricorrenti invasioni dei barbari del nord. Ci stiamo avvicinando al cuore ricco della Cina: Pechino è a meno di 200 chilometri a sud. Anticamente considerata terra di barbari, quest'area negli anni venti fu la culla della prima industrializzazione della Cina ed oggi, zona strategica di confine con la misteriosa ed isolata Corea del Nord e con la Siberia russa, sta vivendo un momento di sorprendente sviluppo. Con i nostri camion riprendiamo il percorso in Manciuria per dirigerci verso sud: la nostra destinazione finale, Pechino, è ormai vicina. Osserviamo divertiti la fiorente industria turistica he fa som
Le avventure dei quattro camion arancioni di Overland ripartono da Pechino, la moderna capitale di una Cina che più di ogni altro paese asiatico vive il contrasto tra una modernizzazione rampante e le esigenze di una popolazione in crescita costante. Overland 5 ci porta attraverso le campagne della Cina rurale, tra villaggi e risaie, alla scoperta delle regioni meridionali dove il peso della tradizione è ancora forte. Ma esploreremo anche le grandi metropoli, da Shanghai al coloratissimo mercato di Canton. Lasciamo la Cina Meridionale per affrontare il lungo viaggio attraverso il sud-est asiatico. Attraverseremo Vietnam e Laos, paesi ancora segnati da una lunga guerra civile. Vedremo splendidi paesaggi, incontreremo popoli che si stanno aprendo all'occidente dopo decenni di isolamento, tra mille difficoltà e drammatiche contraddizioni.
I quattro camion di Overland 5 proseguono il loro viaggio attraverso il Vietnam che cambia. Dal Nord comunista al Sud in rapida trasformazione, tracceremo un ritratto del novo Vietnam unificato. E proseguiremo alla scoperta dalla Cambogia, un paese affascinante ancora segnato dalle tragedie del crudele regime di Pol Pot. Dai fasti passati dell'antica città di Angkor, dichiarata patrimonio mondiale dell'umanità dall'Unesco, Overland 5 si sposta nella moderna Thailandia. Da Bangkok una troupe raggiunge il misterioso regno himalayano del Bhutan.
In Bhutan, un angolo di medioevo perso tra le montagne più alte del mondo, assistiamo alle suggestive feste del monastero di Paro. Un drammatico incidente diplomatico costringe la spedizione ad un cambiamento di itinerario e ad una rapida corsa attraverso la penisola malese alla volta di Singapore. Cogliamo l'occasione per documentare il rapidissimo sviluppo di paesi che si stanno imponendo tra i giganti economici della terra, in bilico tra tradizione e modernità. Raggiunta 'India in nave, i quattro camion di Overland affrontano la traversata del subcontinente, un universo affascinante fatto di contrasti stridenti, splendore e povertà.
Dale polverose pianure dell'India centrale ci sposteremo in Nepal, alla scoperta dell'inaccessibile regno degli Sherpa stretto tra le candide vette della catena himalavana. Il viaggio di Overland in Nepal prosegue all'insegna della tradizione, che nella vallata di Kathmandu sopravvive tra splendidi monumenti e l'influenza forte di una religione che regola ogni aspetto della vita.
Tornati in India, i quattro camion visitano la città santa di Varanasi ed alcuni dei gioielli artistici più importanti del paese. L'itinerario di Overland 5 ci porta in Rajasthan, la regione più suggestiva dell'intera India. Qui le testimonianze di un passato illustre si accendono di mille colori, sullo sfondo di un deserto austero ed ostile. Visiteremo la grande fiera annuale dei cammelli a Pushkar e le splendide città di Jaipur, Jodhpur e Jaisalmer. Il viaggio dei quattro camion arancioni alla scoperta dell'India si conclude con la visita di Delhi, la capitale, e della scintillante città santa dei Sikh. Il candido Tempio d'Oro di Amritsar segna il passaggio dalla serenità induista alle drammatiche tensioni del mondo islamico.
La sfida entra nel vivo. Venti di guerra spirano sull'Afghanistan, ma anche l'attraversamento del Pakistan si dimostra tutt'altro che privo di difficoltà. Strade al limite della percorribilità e l'incontro con gruppi tribali legati ad un codice d'onore implacabile fanno da preludio alla grande avventura afghana.
Dopo il drammatico arresto da parte dei Talebani, i quattro camion di Overland affrontano l'attraversamento di un Afghanistan tragicamente segnato da vent'anni di guerra di cui ancora non si vede la fine. L'eccezionale avventura di Overland si conclude con l'ingresso nell'Iran degli Ayatollah. Le battute conclusive di Overland 5 si confermano all'insegna del conflitto, alla scoperta di un mondo islamico in cerca della propria identità. I quattro camion arancioni documentano il dramma del popolo curdo, le difficoltà dell'Iraq di Saddam Hussein, la Giordania, ma anche le bellezze del deserto egiziano.
Dalle rive del Mar Morto i quattro camion di Overland 5 raggiungono Gerusalemme, la città sacra contesa da tre religioni. I segni di tensioni antiche e irrisolte ci accompagneranno nel nostro viaggio attraverso Israele e i Territori Autonomi Palestinesi, dalle alture del Golan ai kibbutz del lago di Tiberiade, da Bettemme a Ramallah. Raggiunta in nave la Grecia, la corsa dei quattro camion arancioni prosegue attraverso i martoriati Balcani, dove documenteremo il difficile cammino della ricostruzione. Il lungo itinerario di Overland 5 si conclude con l'arrivo a Roma, alla vigilia dell'apertura del grande Giubilieo del 2000. Un segnale di pace esperanza per tutta l'umanità.
Raggiunta in nave la costa mediterranea del Marocco, la spedizione di Overland punta verso sud, in direzione della bella ma travagliata Africa Occidentale. Attraversando Sahara Occidentale e Mauritania lasceremo poco a poco la fascia sahariana per entrare in quella della savana, andando incontro all’Africa nera.
Il Mali ci regala le mille suggestioni del deserto là dove le sabbie del Sahara scendono a lambire il grande fiume Niger, avvolgendo la più leggendaria delle città uscite dal mito: Timbuctù. Sfilando all’ombra degli inaccessibili villaggi rupestri dei dogon, Overland ci porterà alla scoperta di una pagina gloriosa nella storia del continente
Lasciata la serenità del Mali ci scontreremo con le realtà crude del conflitto. Se la Guinea sembra essersi fermata a un passo dal baratro, Sierra Leone e Liberia sono alle prese con una difficile ricostruzione dopo guerre civili tra le più atroci degli ultimi decenni.
L’avventuroso viaggio di Overland alla scoperta dell’Africa Occidentale oggi ci riserva qualche sorpresa. In Ghana, Togo e Benin ci attendono le tracce dei grandi regni neri del passato, le radici del vudù ed alcuni dei terminali della tratta degli schiavi.
Lasciata l’Africa Occidentale, la carovana di Overland comincia la discesa verso l’estremità meridionale del continente. Ricca di petrolio com’è, la Nigeria non sfugge al paradosso africano: risorse ingenti che non raggiungono la popolazione. Poi, sempre più a sud, le foreste del Camerun ci parleranno della natura esuberante dell’Africa tropicale.
Overland attraversa l’equatore, la linea immaginaria che divide la terra a metà: l’avventura si sposta nell’emisfero australe. In Camerun, Gabon e Congo i nostri amici arancioni dovranno vedersela con l’universo verde della foresta, affrontando piste precarie che fanno da preludio alle difficoltà delle prossime settimane.
Reduce da una guerra civile lunga quasi trent’anni, l’Angola è nota al mondo soprattutto per il petrolio, i diamanti e le mine. Overland l’attraverserà tutta, per testimoniare le tragiche conseguenze di un conflitto giocato all’ombra della Guerra Fredda.
Ritrovato il deserto tra i suggestivi scenari della Namibia, Overland si appresta a concludere la prima parte della sua grande avventura africana. L’arrivo al Capo di Buona Speranza, all’estremità meridionale del continente, segna il giro di boa. Il prossimo traguardo sarà il Cairo.
Raggiunta Città del Capo, la spedizione affronta la seconda parte della sua eccezionale avventura alla scoperta del Continente Nero. Le sfide da raccogliere sono ancora tante, sulla via che porta verso la meta finale: Il Cairo dista oltre 15.000 chilometri, un percorso a ostacoli attraverso il cuore del continente che si annuncia difficilissimo da superare, anche rispetto agli standard di Overland. Ma i nostri possono contare su qualche altro giorno di vacanza prima di tornare in trincea. La carovana fa rotta verso nord e dal Sudafrica si sposta là dove la natura regna sovrana, in quegli autentici paradisi degli animali che sono i parchi del Botswana e in Zambia, all’ombra delle Cascate Vittoria.
Overland entra per la seconda volta nella Repubblica Democratica del Congo, il gigante malato dell’Africa che ha ospitato sul suo territorio una guerra lunga e drammatica. Già al primo passaggio, che aveva toccato la capitale Kinshasa, era apparso chiaro come la situazione nel territorio fosse critica. Dalle periferie di questo immenso paese martoriato purtroppo non ci si può aspettare di meglio. Infatti le cose si complicano appena fuori da Lubumbashi, il capoluogo della regione mineraria un tempo prospera del Katanga, e in breve i nostri amici arancioni si ritrovano alle prese con una vera e propria battaglia contro il fango. In tre giorni di passione si avanza appena di qualche chilometro.
La difficile traversata del Congo prosegue all’insegna del fango, tra impantanamenti e piste impossibili tagliate nella foresta. La carovana di Overland avanza a fatica verso il cuore selvaggio del continente, poche centinaia di metri per volta, a forza di verricello. Sapevamo che questo tratto sarebbe stato difficile, ma nessuno immaginava quanto. L’assistenza del governatore del Katanga facilita il passaggio di un lago, ma l’odissea riprende non appena sbarcati, tra nuovi impantanamenti e inenarrabili difficoltà, sullo sfondo di una regione ancora devastata da milizie e gruppi armati allo sbando. Proprio per motivi di sicurezza si rende necessario un cambiamento di itinerario.
Nell’impossibilità di proseguire il viaggio in Congo come previsto, la carovana di Overland è costretta ad adottare un itinerario di ripiego. Raggiunte fortunosamente le rive del Lago Tanganica la spedizione lo attraversa in nave per raggiungere il Burundi e poi il Ruanda, paesi dai paesaggi incantevoli che hanno visto consumarsi guerre civili tra le più atroci degli ultimi decenni e oggi, voltata pagina, hanno imboccato strade diverse con risultati che fanno riflettere. Fedeli alla nostra missione rientriamo in Congo per la terza e ultima volta, inoltrandoci nelle travagliate province del Sud e Nord Kivu ancora alle prese con il conflitto, per dirigere verso Goma.
Overland raggiunge Goma, nella travagliata regione del Nord Kivu, per documentare le tristi realtà della guerra e quelle ben più confortanti della ricostruzione. La regione dei Grandi Laghi ha vissuto un lungo periodo di conflitti devastanti, in cui rivalità etniche e tribali si intrecciano con interessi economici e lotta per il potere. Quella stagione sembra definitivamente tramontata. Anche l’Uganda, dopo Burundi e Ruanda, ci racconta storie di successo e di speranza, oltre a stupirci ancora una volta per l’incredibile bellezza dei paesaggi. Con l’ingresso in Kenya lasciamo il verde della foresta tropicale per la savana e ci prepariamo ad affrontare l’ultima parte della nostra avventura.
Il traguardo sembra ormai a portata di mano. Attraversate le selvagge regioni settentrionali del Kenya, siamo ormai giunti alla terzultima frontiera e dobbiamo procedere di gran carriera, perché l’attraversamento del Congo ha causato un notevole ritardo rispetto al programma. Ma pensavamo di esserci lasciati il fango alle spalle ci sbagliavamo. In Etiopia ci attende un’amarissima sorpresa: piogge particolarmente intense hanno devastato le piste e non è una bella notizia scoprire che il ponte su cui contavamo non esiste. Bloccata nella remota regione del fiume Omo, a centinaia di chilometri dalla civiltà, la carovana di Overland affronta le settimane più difficili di una lunga carriera d’avventura.
Il team di Overland vive giornate drammatiche, bloccato dal fango in una delle regioni più remote dell’Etiopia, in mezzo al nulla. I veicoli si impantanano uno dopo l’altro, senza speranze, e un sopralluogo lungo la pista rivela un’immensa palude sicuramente impassabile. Il capo spedizione si allontana a piedi in cerca di aiuto. I giorni passano senza notizie, scanditi da violenti acquazzoni notturni che non fanno che alimentare gli acquitrini. Con viveri e acqua che scarseggiano, mentre si cerca disperatamente un modo per proseguire, si teme per la sorte della spedizione. Ma una soluzione alla fine si trova, anche se al costo di una lunghissima deviazione. Overland è davvero inarrestabile!
Risolta la battaglia contro il fango, Overland prosegue la corsa verso il traguardo di una spedizione difficilissima e spettacolare. L’attraversamento dell’Etiopia purtroppo è rapidissimo, ma lascia intravedere la grande suggestione di uno dei paesi più affascinanti del continente. Lasciata la frescura dei rilievi etiopici, in Sudan la carovana arancione ritrova il deserto del Sahara in tutta la sua maestà. Sfidando temperature superiori ai 40 °C i nostri amici arancioni esplorano i siti dove fiorì l’antica civiltà nubiana, prima di prendere la via del Nilo per una galoppata mozzafiato verso la meta. Il destino si accanisce fino all’ultimo, ma nulla può fermare l’impeto di Overland. Missione compiuta!
Il nuovo viaggio di Overland catapulta i nostri viaggiatori nel Nord della Thailandia, coinvolgendoli nel rituale dei monaci buddisti in preghiera al tramonto. Dopo la tradizionale applicazione degli adesivi sui mezzi con i quali verranno percorsi migliaia di chilometri, può iniziare ufficialmente la spedizione! Nella città di Chiang Mai incontriamo la nuova generazione che cerca nel turismo una strada per rinascere. Nei villaggi di montagna all'interno dei Parchi nazionali, entriamo in contatto con le etnie Akha e Hmong che dopo secoli di migrazioni dalla Cina hanno trovato il loro posto. Navighiamo lungo il Fiume Mekong, al confine con Laos e Myanmar, punto nevralgico del commercio clandestino dell'oppio, il famoso triangolo d'oro che il Governo sta sradicando a favore di immense coltivazioni di riso e pregiatissimo tè. Viaggiamo indietro nel tempo tra le monumentali rovine di Sukhothai, il primo grande regno della Thailandia, che al tramonto si illumina di affascinanti luci colorate, per il piacere dei viaggiatori e degli spettatori televisivi.
Un altro grande regno del passato, Ayutthaya, rimase vittima delle incursioni Birmane che si incontrano sovente nella storia di questa zona del Paese. L'incontro con la capitale Bangkok ci riporta al presente: un agglomerato di grattacieli, case popolari, templi monumentali, grandi svincoli stradali, metropolitane, vita sul fiume Chao Phraya che genera una fitta rete di canali percorribili con barche cariche di ogni tipo di merce e alimenti a disposizione nei mercati galleggianti. In pieno centro cittadino, il Tempio del Buddha di Smeraldo, il Grande Palazzo Reale e il Tempio del Buddha Sdraiato, rappresentano un popolo libero di professare la propria religione, il Buddhismo. Il fiume Kwai porta l'infausta memoria del massacro di oltre 100.000 lavoratori agli ordini dei giapponesi per la costruzione di una ferrovia militare durante la seconda guerra mondiale. Il tempio di Khanon conserva e tramanda lo spettacolo delle ombre thailandesi, una forma teatrale che unisce arte, attore, luci e storia. Da qui parte la corsa verso il Sud del Paese: la Thailandia è anche mare, isole, panorami unici di strepitosa bellezza e popolazioni ancora poco conosciute. I Moken hanno vissuto come zingari spostandosi da un'isola all'altra lungo la costa occidentale della penisola, alla ricerca di un benessere modesto e quasi primitivo.
Negli ultimi giorni in Thailandia, il viaggio di Overland scopre le ultime bellezze di questa Nazione meravigliosa e pacifica a piedi e in barca, tra le isole nel mare delle Andamane, all'insegna di incontri con persone, ma anche con pesci tropicali e monumenti naturali. Il viaggio improvvisamente cambia aspetto. Entriamo in Malesia e il primo impatto con la popolazione genera rispetto e certezza che si tratta di un mondo islamico. Capo coperto per le donne, zuccotto bianco per gli uomini: il contatto con i malesi è ospitale e generoso. Sulla strada verso la capitale incontriamo Putrajaya, una città costruita recentemente per accorpare tutti gli uffici amministrativi e governativi del Paese. Attraversiamo il maestoso ponte Seri Wawasan e la capitale della Malesia si avvicina. Kuala Lampur è un complesso enorme di grattacieli adibiti a uffici e abitazioni: le forme avveniristiche delle costruzioni danno la dimensione della dilagante ricchezza di questo Stato Federale che solo nel 1957 ha ottenuto l'indipendenza dall'Impero Coloniale inglese. L'immensa Moschea Nazionale e il Museo di Arte Islamica sono il trionfo dello splendore religioso.
Nella periferia di Kuala Lumpur viviamo l'incontro con la minoranza induista più autentica, che si manifesta con autoflagellazioni e riti legati al tempo passato. Nella Grotta Tempurung troviamo tracce della guerra civile, conosciuta come Emergenza Malese, periodo buio nella storia malese ormai lasciato al passato. La Giungla di Muschio, il Parco Nazionale Royal Belum e l'Isola degli Oranghi ci catapultano negli esotici scenari di Salgari. Ci rendiamo conto di come oggi il Paese raccolga le diversità culturali e religiose incontrando gli Indigeni Orang Asli che vivono nel Royal Belum e le popolazioni multietniche delle isole Penang e Langkawi. L'immersione subacquea tra i colori sottomarini di Pulau Payar chiude in bellezza il nostro viaggio in Malesia.
La Cambogia vive il presente alla luce del suo grande e antico passato Khmer, e della sua cultura Buddista e Induista che ha lasciato incredibili patrimoni archeologici disseminati su tutto il territorio, molti dei quali sono appena stati scoperti. Dalla città di Siem Reap incomincia il viaggio cambogiano di Overland: visitiamo i templi sconosciuti di Phnom Kulen, il fiume dei 1.000 Lingam, i templi di Ankgor e gli altri siti che le varie dinaste costruivano con l'arrivo al potere. Ma dal passato emergono anche ombre di guerra e massacri che non possono lasciarci indifferenti. Filippo va alla ricerca della casa natale di Pol Pot, despota sopraffatto dalla pazzia e da una idea fissa: riportare l'intera Nazione allo stato contadino senza divisione di classi. Che presto degenerò nell'istituzione di campi di lavoro, tortura e sterminio. Una cicatrice indelebile quella dei Khmer Rossi, che però non impedisce la rinascita delle nuove generazioni, libere dalla dittatura e desiderose di riscatto. La grande umanità del dottor Richner è un grande esempio della grande ricostruzione che mobilita il Paese: a scapito della propria incolumità in 15 anni ha realizzato 5 ospedali per bambini completamente gratuiti. Tra mercati e ristoranti di classe, assaporiamo le specialità locali: tarantole, vermi e scorpioni. Arriviamo infine alle porte di Phnom Penh, la capitale.
Phnom Penh, la capitale cambogiana in notevole sviluppo, ospita una popolazione giovane e desiderosa di uscire dal ricordo del tremendo passato di angherie, torture e morte. Nel museo del genocidio, la Prigione S21, migliaia di fotografie, documenti, reperti e alcuni sopravvissuti raccontano un pezzo di storia tremenda. Un veloce salto di frontiera ed entriamo nell'ultimo Stato della stagione televisiva di Overland: il Myanmar. Yangon, capitale fino al 2005, è tutt'oggi la più grande città del Paese con quasi 5 milioni di abitanti. La popolazione vive un momento di euforia con la vittoria alle elezioni politiche di Aung San Suu Kyi, figlia del grande leader politico Aung San e Premio Nobel per la Pace nel 1991. Ma è soprattutto nella simbologia religiosa buddhista che la popolazione trae forza per reagire. Dalla Pagoda Shwedagon al Buddha sdraiato di Yangon, dal Golden Rock alle grotte nella zona di Pa-An, tutto richiama il senso religioso della popolazione. Scopriamo anche un Myanmar cristiano nel sud-est. L'autostrada in costruzione lunga 600 chilometri e la capitale Naypyidaw, una città nuovissima nata dal nulla, sono solo due esempi di come la giunta militare abbia gestito in modo assurdo i più svariati aspetti della Nazione durante il periodo al potere.
L’idea di incontrare grandi foreste di legno Tek, elefanti, scimmie e tigri s'infrange davanti allo scempio della deforestazione perpetrato dagli inglesi in passato, e in epoca recente dai Paesi confinanti ma anche dalla giunta militare al potere. Una distesa arida di colline completamente bruciate. Nella Dry Zone, solo lungo il fiume Irrawaddy è possibile ricavare acqua e terreno per l'agricoltura: è la zona più povera e arida di tutto il Paese e la malnutrizione dilaga soprattutto tra i più piccoli. Pregevoli i progetti dell'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri che dimostrano la volontà degli Italiani a migliorare la vita delle popolazioni locali: Terre Des Hommes (per donare clicca sul sito: www.terredeshommes.it) Progetto Continenti (per donare clicca su: https://www.facebook.com/progetto.continenti/). E anche noi portiamo informazione, svago e stupore con il CinemArena. Il Monte Popa e il corteo per l'iniziazione dei piccoli monaci rivelano l'importanza della religiosità buddhista Birmana che permea ogni istante della vita. Bagan: l’antica capitale, una vasta distesa di templi e pagode che svettano per chilometri a perdita d'occhio. L'Irrawaddy ci conduce fino a Mandalay, la metropoli del Buddhismo Theravada, che custodisce le gigantesche tavole dei Sacri Scritti. Saliamo su un treno, ultima classe, dove saremo diretti?
Il viaggio in treno è la soluzione migliore per entrare in contatto con la popolazione locale. Dopo un primo imprevisto, capiamo che non è giornata: alla nostra fermata scopriamo che poco prima proprio lì è avvenuta una sparatoria. Profughi in fuga da altri villaggi. La tensione sale, militari ovunque, in assetto di guerra. Il morale si risolleva in un centro assistenza per elefanti sfruttati dai lavori forzati, e in un monastero dove siamo ospitati per la notte. I saggi insegnamenti del monaco indottrinano i noviziati, impegnati nella questua giornaliera. Il lago Inle, culla di pregevoli attività artigianali e agricole. Il tipico stile di manovra delle barche remando con i piedi non sarà l'unico elemento caratteristico della zona. La sorpresa più forte la si osserva dall’alto: orti e giardini galleggianti sull’acqua, un lavoro antico che si rinnova ogni giorno e concede la possibilità per tutti gli abitanti di coltivare frutta e ortaggi. Inoltrandoci nel cuore delle terre abitate dalle popolazioni Karen, incontreremo le donne-giraffa alla ricerca di una vita serena e indipendente. Il soldato dell'Esercito di Liberazione Nazionale Karen a guardia di un posto di blocco ci racconta parole di speranza verso il futuro di un Paese unito. L’ambasciatore a Yangon, raccontandoci della leader democratica e Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, chiude il racconto del nostro viaggio in Myanmar, ultimo Paese del Sud-Est asiatico che visitiamo in questa stagione di Overland.
Overland torna alle origini: si parte dall’Italia! Questa volta iniziamo raccontando anche il pre-partenza: la preparazione di un’impresa come quella che ci prefiggiamo non dev’esser presa sotto gamba, a partire dalla livrea dei veicoli che ci accompagneranno, trasformata in arancione come vuole la tradizione Overland. Una rinnovata carovana di veicoli sarà la nostra casa per 3 mesi: con loro viaggeremo, dormiremo, prepareremo da mangiare in situazioni precarie che certamente non mancheranno. Anche il team di Overland torna ad essere numeroso: autisti veterani che hanno già affrontato altre avventure con noi, cameraman, tecnico audio, e una novità, una donna autista. Filippo Tenti è ormai un esperto capo spedizione e il mitico Beppe Tenti, suo padre, torna in viaggio con lui per sostenerlo in questa difficile impresa. Finalmente partiamo: percorriamo d’un fiato Austria, Repubblica Ceca, Polonia ed entriamo in Bielorussia, una nazione di cui sappiamo ben poco. Fu teatro di duri conflitt
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), che ha autorizzato il nostro ingresso nella zona di conflitto nell’estremo Est ucraino, ci accompagna lungo un percorso tortuoso, battuto da ogni sorta di mezzi militari. L’arrivo nella zona normalmente vietata al transito già presenta i segni di un disastro annunciatoci ieri. Andiamo a Stanytsia Luhanska, dove la guerra colpisce tutti i giorni. Fori di proiettile e mortai, case distrutte, bruciate o bombardate che impressionano solo all’idea che il disastro sia a due passi dall’Europa. Il viaggio continua affrontando l’inverno russo nel tratto di strada che ci separa da Mosca, che possiamo raggiungere in giornata anche se alla dogana con l’Ucraina troviamo notevoli resistenze. Mosca è diventata una delle più belle, ammirate, e richieste città europee: musei, opere d’arte e architettoniche di grandezza faraonica, la vita frenetica e la voglia dei giovani di uscire dalla chiusura mentale ereditata dal periodo sovietico. L
Il Kazakistan ci offre finalmente la possibilità di viaggiare nel vero senso della parola, in fuoristrada. Le belle strade russe sono un ricordo. La steppa e gli abitanti, quasi tutti dediti alla pastorizia e all’allevamento di bestiame, offrono uno scenario completamente nuovo e, anche se atteso, un po’ ci sorprende. La frontiera con la Russia, separa non solo i due Stati, ma due etnie differenti che manifestano massimamente nella religione i principali ideali di riferimento nella loro esistenza. La mezzaluna alta sulle cupolette dei santuari sancisce che siamo entrati nel mondo islamico. Questo mondo ci seguirà fino in Turchia e anche parzialmente nei Balcani. Le trivelle che pompano il grezzo ci ricordano che il Kazakistan è uno dei più grandi produttori petrolio al mondo, una ricchezza che avvantaggia l’elite aumentando l’enorme disparità con le classi sociali minori. Un allevamento di cammelli incuriosisce la carovana che oltre alle dovute coccole ai piccoli cammelli nati da pochi
Accompagnati dal Kaliburan, la tempesta di sabbia nel deserto, arriviamo a Bukara, la capitale dell’omonimo Kanato che tanta storia ebbe nel “Grande gioco” tra l’impero dello Zar di Russia e l’Inghilterra con la Compagnia delle Indie. Davanti all’Ark, la cittadella fortificata, il colonnello Charles Stoddard e il capitano Arthur Conolly, ritenuti spie inglesi, furono decapitati dopo essersi scavati la fossa con le proprie mani. Eccola oggi, Bukhara, con il suo altissimo Minareto che ha superato anche la furia di Gengis Khan, stupefatto da tanta bellezza. Al canto del Muezzin, visitiamo la città, tra moschee, complesso del Registan, scuola Coranica. Ma è Samarcanda, la più nota città del centro Asia sulla Via della Seta. Prima distrutta da Gengis Khan, ritrovò l’antico splendore con Tamerlano, che la trasformò in capitale del regno ed espressione dell’arte timuride. Iniziamo la sua visita proprio dal mausoleo del suo benefattore. Il viaggio entra nel vivo. Durante la notte del nostro i
Sono diversi giorni che siamo in Afghanistan e ormai non facciamo nemmeno più caso agli elicotteri militari che periodicamente volano sulle nostre teste. Soldati e carri armati controllano ogni angolo di Kabul, e dal cielo ci sentiamo perennemente osservati. La bellezza del paesaggio afghano s’incomincia vedere: entriamo nel Panjshir. Ci inoltriamo nel cuore della valle, tra vette innevate che sfiorano il cielo e bellezze della natura incontaminata. Siamo diretti al Mausoleo di Massoud, il Leone del Panjshir, un uomo semplice di origine, ma determinato fino alla morte nel difendere e creare uno Stato unito e libero. Massoud creò una resistenza senza pari, basata sul coraggio dei Mujaheddin che impedirono all’intero esercito russo di occupare la valle e costituirono l’Alleanza del Nord che rovesciò il regime talebano nel 2001. La comunità islamica che ci ospita per la notte è molto gentile, ma anche molto rigorosa e conservatrice. Ci vieta di filmare le donne, che pur essendo tutte cope
Overland arriva a Bamiyan e il viaggio d’andata non ha creato problemi. Se qualcuno ci ha notati, il problema sarà il ritorno. Siamo nella terra degli Hazara. La lingua parlata è il Dari derivata da Turchi e Mongoli che da qui passarono e si insediarono. Nella valle di Bamiyan c’è il famoso sito dei Buddha distrutti dai Talebani nel 2001, ritenendoli oggetti sacrilegi. I Buddha che avevano superato anche la furia di Gengis Khan non poterono sopravvivere alla furia distruttrice dei Talebani, che presero 110 ostaggi Hazara e li obbligarono a demolirli. Uno dei sopravvissuti ci racconta i tragici momenti passati. Davanti allo splendore dei laghi di Band-e Amir restiamo senza parole: una delle bellezze naturali al mondo meno conosciute e più spettacolari che gli spettatori difficilmente avranno visto in altri documentari. Il ritorno a Kabul obbliga la spedizione a una sosta forzata a un posto di blocco. Nella zona del tragitto da percorrere, durante la notte in un conflitto a fuoco sono m
Ormai siamo in Afghanistan da un mese: il ritardo accumulato, il mancato arrivo del visto per entrare in Pakistan e i continui attentati terroristici in Kabul costringono la spedizione Overland ad azionare il piano di fuga, pensato nei dettagli ma dal successo non garantito. Ci separiamo dai mezzi e voliamo su Herat, sperando ci raggiungeranno incolumi il prima possibile: li affidiamo a un’organizzazione locale che farà in modo di recapitarceli in incognito, attraversando le zone sotto il controllo talebano. Nell’attesa visitiamo la città di Herat, che tanta storia ha avuto nel Grande Gioco tra le due potenze più grandi nel 1800, che si contendevano il Centro Asia: i Russi per aprirsi la strada verso le Indie, gli Inglesi per difendere le Indie e conquistare l’Afghanistan. Guardando le imponenti mura della Cittadella ricordiamo la storia dell’Eroe di Herat: l’ufficiale inglese Heldred Pottinger che durante l’assedio Persiano riuscì con una decisione eroica a salvare dalla capitolazione
Dune e distese di sabbia a perdita d’occhio: il deserto di Dasht-e Kavir è il giusto luogo per far divertire un po’ i nostri mezzi e sperimentare l’abilità dei guidatori di Overland. L’accampamento notturno è illuminato dal falò e dal meraviglioso cielo stellato. Al risveglio perlustriamo la zona salmastra a piedi e ripartiamo a bordo dei nostri veicoli per un ultimo tratto di off-road. Nella città di Yazd incontriamo l’antica religione Zoroastriana e la vecchia città dove le Torri del vento rinfrescano ancora oggi le case e le cisterne d’acqua che per centinaia di chilometri scorre nei Kanat, i canali sotterranei che dai monti raggiungono le città persiane. Poi l’incontro con il passato, tra Pasargade e Persepoli: le tombe di Ciro il Grande e dei suoi discendenti, celebrano la dinastia degli Achemenidi che ha reso grande l’Impero Persiano. Shiraz, la città delle rose ai piedi dei Monti Zagros: culla della cultura persiana è nota per la poesia, i suoi meravigliosi giardini e il vino. I
Transitiamo velocemente nella delicata zona delle centrali nucleari, dichiarate essere costruite per motivi civili ed energetici: non possiamo fermarci nemmeno per un paio di riprese, verremmo sicuramente arrestati. Stiamo visitando l’Iran durante il Ramadan, il periodo di digiuno religioso in cui non si mangia dal levar del sole al tramonto. Non essendo Musulmani, preferiamo concederci un lauto pranzo in piena campagna, lontani dalla civiltà. La città capitale Teheran con 13.000.000 di abitanti è il più grande centro urbano e fulcro nevralgico della nazione. Già al tempo di Gengis Khan era nota, ma non era la città dominante. La città ha 3 Università e numerosi centri di sperimentazione per tutte le discipline scientifiche. I giovani rappresentano la maggioranza della popolazione, molto portata al dialogo specialmente con gli stranieri. Davanti al palazzo dello Scià e all’Ambasciata Americana raccontiamo come il Paese sia arrivato alla rivoluzione religiosa iraniana guidata dall’Ayato
Per la prima volta nella sua storia ultraventennale Overland va in onda in prima serata, con una speciale puntata da 115’. Il viaggio televisivo più amato dagli Italiani dal 1995 a oggi torna alle sue origini. Ispirandosi ai primi leggendari viaggi di Overland che hanno generato clamore per la loro grandiosità raggiungendo il 35% di share, una rinnovata carovana arancione partirà e tornerà in Italia, percorrendo via terra il Centro Asia e il Medio Oriente, e raccontando per immagini il presente insicuro di territori molto difficili e rischiosi nel complesso momento storico che stanno vivendo. L’obiettivo che questa speciale avventura di Overland si propone è decisamente arduo: transitare via terra in Nazioni politicamente molto complesse come Afghanistan, Iran, Turchia, Ucraina dell’Est, sulle rotte tra le più pericolose. In 30.000 chilometri, dall’Italia attraverserà Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Bielorussia, Ucraina, Russia, Kazakistan, Uzbekistan, Afghanistan, Iran, Turchia, G
L’inizio di una nuova impresa non è mai semplice. I quattro veicoli arancioni di Overland, spediti via mare dall’Italia con largo anticipo, sono fermi al porto per via di una burocrazia indiana molto intricata, che impone un’estenuante attesa. Nel frattempo la spedizione ne approfitta per entrare in contatto con lo spirito induista partecipando ad una tradizionale e antichissima festa religiosa celebrata seguendo antichi rituali. Il primo approccio con le meraviglie indiane lascia il team sbalordito e siamo solo all’inizio delle grandi emozioni che questo Paese sarà in grado di regalare.
Finalmente, alla dogana di Kochi, vengono consegnati i veicoli e Overland è pronta a partire per il lungo viaggio che la porterà ad attraversare tutta l’India da Sud a Nord, da Ovest a Est. Le antiche movenze e i rituali di preparazione del teatro-danza noto con il nome di Kathakali, le variopinte riserve naturali e le fattorie che producono tè e ogni altra sorta di spezie, sono solo alcune delle meraviglie che illuminano parte della grande varietà che l’India, giustamente definita “Continente”, è in grado di offrire. A Madurai, l’imperdibile Memorial del Mahatma Ghandi ci ricorda la storia di questo Paese, ripercorrendo la vita del fondatore e della filosofia della non-violenza.
Goa, un porto coloniale creato dai portoghesi e tuttora permeato di questa cultura, religione e storia, regala fondali marini della baia nei quali il team decide di immergersi alla ricerca dei relitti di antichi navi mercantili. La spedizione continua verso nord, in un’India antica e allo stesso tempo moderna che stupisce i viaggiatori tra secolari mercati di fiori, frutta e spezie. Overland si immerge poi in una sorprendente baraccopoli di Mumbai dalle strette viuzze strabordanti di umanità in cui gli abitanti, nonostante le difficoltà alla quali sono sottoposti quotidianamente, accolgono il team a braccia aperte, sfidandolo addirittura a giocare a cricket!
La città di Mumbai nota con il nome di Bombay è certamente la più commerciale, trafficata e avanzata dell’India. Visitiamo le bellezze di una megalopoli multiculturale dove templi induisti e moschee convivono in armonia vicini uno all’altro, ma anche i luoghi degli attentati terroristici di un recente passato che hanno ferito il centro della città e della cultura. Di nuovo a bordo dei veicoli, la spedizione prosegue in direzione nord, verso il grande deserto del Thar con le sue splendide dune di sabbia finissima non semplici da affrontare. Dopo una notte sotto le stelle del deserto, ecco il magnifico Rajasthan! Jaisalmer, la città d’oro, è la prima meta in questa regione, una città affascinante ai piedi di una fortezza dal contenuto insuperabile sia dal punto di vista artistico, che religioso e architettonico.
Il Rajasthan è quella regione in cui il più fiabesco degli immaginari collettivi sull’India appare in tutta la sua realtà. L’impressione è di vivere fuori dal mondo in un Eden di bellezza nascosta, di storia passata, di debordante ricchezza millenaria, di battaglie e guerre, di popolazioni miti e devote che vivono nel nulla del deserto. Le fantastiche città incontrate sulla strada avvolgono di magia il team con i loro colori: Jodhpur, la città blu, e Jaipur, la città rosa. La carovana si spinge poi in un villaggio lontano dalle grandi città alla scoperta dei Bishnoi, una tribù di ambientalisti tra i più determinati al mondo. Infine la carovana giunge a Delhi, la maestosa capitale divisa tra modernità e tradizione con molto da offrire. Dalle fortezze ai negozi di lusso, da chef e hotel 5 stelle, alla storia di Ghandi e delle sue lotte per l’abolizione delle caste.
Camminando per le strade di Delhi, traspare l’enorme contrasto tra imponenti palazzi di nuova costruzione e la vecchia Delhi. La spedizione incontra dei bambini di strada che ciondolano alla stazione dei treni abbandonati a se stessi e raccoglie le loro toccanti storie di sofferenza, ma anche di speranza. Restando a Delhi è facile rimanere sorpresi dalle sue tante sfaccettature. Per caso il team si imbatte in una importante festa dei famosi guerrieri Sikh e scopre le tradizioni e i valori di questa religione recandosi a visitare il luogo sacro di questo credo: il luccicante Tempio D’Oro presso Amritsar. In questa zona la carovana si ritrova presso il confine dell’India con il Pakistan, dove le divisioni territoriali avvenute dopo il 1947 producono ancora un clima di guerra e tensione. Il percorso di Overland continua attraverso il tormentato Kashmir e la sua capitale Srinagar, per raggiungere la quale non manca un po’ di avventura tra piogge torrenziali, frane e strade dissestate.
Overland raggiunge il punto più a nord di questa spedizione in India: la regione del Ladakh, che si estende tra gli affascinanti rilievi della catena Himalayana. Continua la sfida per uomini e mezzi percorrendo strade che arrivano a valichi posti fino a 4000 metri di quota circondati da paesaggi lunari. Lungo il percorso emergono anche maestosi monasteri che raccontano la prevalenza buddista di un territorio detto anche “il piccolo Tibet” dove le usanze e la cultura della popolazione sono rimaste intatte nel tempo. E poi ancora… strade strettissime appena liberate dalle nevicate invernali e strapiombi, che offrono uno spettacolo unico e indimenticabile immortalato dalle telecamere. La spedizione continua il viaggio su tutta la linea di confine, in perenne assetto di guerra, alla ricerca di antichissimi villaggi e popolazioni nascoste. E l’imprevisto è dietro l’angolo: un sasso scagliato da un contestatore politico contro uno dei mezzi della carovana danneggia il finestrino di veicolo
Lasciate le montagne dell’Himalaya, Overland fa visita a una delle nuove Meraviglie del Mondo, il sorprendente Taj Mahal! Dotato di un giardino straordinario, è una costruzione leggendaria sia dal punto di vista architettonico sia per la storia che lo accompagna. Il team orienta poi i suoi mezzi in direzione Kajuraho nota per i famosi templi le cui pareti mostrano sculture che raccontano come si svolgeva la vita quotidiana all’epoca della sua costruzione, con un’attenzione particolare anche alle abitudini erotiche. L’ultima tappa di questo incredibile viaggio è la città sacra agli induisti: Varanasi. Il team si immerge nella sua quotidianità tra incontri con praticanti dell’occulto, rituali funebri, di purificazione, di ringraziamento che aggiungono un’importante e indelebile esperienza al bagaglio di questa straordinaria spedizione nel cuore dell’India.
La celebrazione delle 20 stagioni di Overland in onda dal 1995 su RAI1 inaugura la prima puntata della nuova edizione: ripercorriamo insieme i 24 anni di Overland tra ricordi, immagini di repertorio e avventure in giro per il mondo. Dopo una breve presentazione della spedizione, del team e delle aspettative sul viaggio, Overland è pronta a partire da Verona per fare ritorno in Africa dopo 10 anni dall’ultima volta. Non appena le gomme dei mezzi toccano il suolo marocchino raggiunta Melilla via nave, ci scontriamo subito con i primi problemi doganali: una lunga, estenuante attesa ci fa riconsiderare i tempi di percorrenza stabiliti per raggiungere Dakar, la capitale del Senegal. Una volta superato l’ingresso in Marocco, lanciamo i nostri mezzi alla volta della Mauritania: avremo modo di tornare con calma a visitare questi due Paesi al nostro rientro a fine viaggio, dopo aver compiuto il giro di boa in Nigeria. Arriviamo a Nouakchott, capitale della Mauritania, attraverso strade deserte
L’asfalto di conchiglie mauritano ci accompagna verso il Senegal: scegliamo di attraversare il confine passando dalla dogana secondaria, per evitare lunghe ore di coda. Mai scelta migliore: la dogana si trova nel cuore del Parco Nazionale del Diawling, così possiamo goderne le bellezze naturali dal nostro finestrino. Il primo impatto con il territorio senegalese è decisamente positivo: un ambiente sempre più verde e sorrisi gentili accolgono la nostra carovana arancione nei primi chilometri che portano nel cuore del Paese e ci permettono di raccontarne la storia, aiutati dall’ambasciatore italiano in Senegal Paolo Venier. La spedizione giunge nella regione del Kaolack e approda nel piccolo villaggio di Maka Nianguené, dove viene accolta a braccia aperte dagli abitanti, in primis dal capo villaggio e da un nugolo di bambini in festa: riuniti sotto un gigantesco baobab, ci raccontano le difficoltà che le piccole comunità stanno vivendo. Nel villaggio di Guiguineo allestiamo una serata di
Immersi in una rigogliosa foresta di baobab popolata dai tipici animali africani, ci troviamo in Senegal, nella Riserva di Bandia: giraffe, gazzelle, bisonti, facoceri, zebre, rinoceronti liberi di vivere allo stato brado in uno dei Parchi del progetto “Grande Muro Verde”. Lasciamo la terra ferma per visitare l’Isola di Fadjouth, molto particolare in quanto interamente fatta di conchiglie e perché ospita la convivenza pacifica tra Cristiani e Musulmani, anche nel cimitero. Ultimi chilometri di strade tutto sommato semplici in Senegal, ma prima di raggiungere la Guinea facciamo un’altra sosta all’insegna della natura: ci affacciamo sul fiume Gambia e lo percorriamo in barca, avvistando altri animali che fanno capolino tra le rive e a pelo d’acqua. È giunto il momento di salutare il Senegal, e approcciare la difficile dogana guineana, fatta di piste dissestate al limite della percorrenza che metteranno a dura prova i nostri veicoli e il nostro team. Ma che ci permetteranno di entrare in
Le tormentate strade della Guinea continuano a rappresentare un’avvincente sfida e a regalare piccoli preziosi spaccati di realtà locale. Sulle piste dissestate che stiamo percorrendo a una manciata di chilometri all’ora, incontriamo camion stracolmi di persone: siamo sulle rotte più disastrose, ma anche più battute dalla migrazione irregolare. Dopo diversi giorni di campeggio all’aperto senza raggiungere centri abitati dotati dei servizi più basici come un letto per dormire o acqua per lavarsi, il team non perde l’occasione di tuffarsi nel fiume Gambia, incontrato nuovamente lungo il tragitto. Ancora qualche tribolazione tra forature di pneumatici e coppe dell’olio, riparate alla meglio in attesa di raggiungere Conakry, e finalmente possiamo riposarci e lavarci in una struttura tipica trovata per strada. Una breve deviazione ci porta ad ammirare la Dama di Malì, il massiccio roccioso che ricorda il profilo di una donna riportato anche sulla banconota da 10.000 franchi guineani. La me
Benin City ci accoglie all’insegna dei contrasti che regnano in Nigeria: scorte armate antiterrorismo e persone sorridenti. Nonostante gli attacchi kamikaze firmati Boko Haram attanaglino continuamente la popolazione, la speranza verso un futuro migliore per ora prevale nel cuore dei Nigeriani. Per capire meglio il tormentato presente, facciamo un tuffo nel passato del Paese visitando il Museo Nazionale di Benin City, dove è evidente come un tempo l’impero che qui regnava era uno dei più vasti e gloriosi della storia africana. Eppure anche l’Impero Benin finì per assoggettarsi ai colonizzatori inglesi e sgretolarsi sotto le mani di persone attaccate unicamente al denaro e ai profitti che potevano trarre da questa terra. La storia di Jennifer durante il CinemArena ci riporta bruscamente nel presente: porta la sua testimonianza dopo aver tentato il suo viaggio verso l’Italia tra condizioni inumane e violenze inaudite, costretta a chiedere aiuto all’OIM, Organizzazione Internazionale per
Approfondire la storia della Liberia, attanagliata da Guerra Civile e malgoverno, ci fa capire molto delle condizioni di degrado che possiamo osservare con le nostre telecamere, in primi quello della gestione dei rifiuti: ovunque per le strade, in riva al mare, al centro di cortili e piazze, troviamo cumuli di spazzatura, che purtroppo vengono bruciati o seppelliti senza preoccuparsi troppo delle conseguenze sulla salute, effetti che noi stessi stiamo provando seppur per pochi giorni di permanenza. Appena ci è possibile, campeggiamo in riva all’oceano, ammaliati da panorami indimenticabili… e nonostante un insabbiamento ci abbia tenuti svegli una notte intera, siamo entusiasti della scelta! Lasciamo i mezzi sulla terraferma per una breve escursione in barca sull’Isola delle Scimmie, dove ammiriamo esemplari di scimpanzé hanno avuto una seconda chance dopo esser stati cavie da laboratorio. Torniamo sul continente per conoscere meglio la morfologia del Paese e per immergerci nelle forest
Circondati dalla rigogliosa vegetazione della Sierra Leone, scopriamo a pochi chilometri dalla capitale Freetown il verde Santuario degli Scimpanzé Takugama: qui vengono curati, protetti e riabilitati cuccioli di scimpanzé vittime di bracconaggio. Ma ci rendiamo conto che la fitta vegetazione al di là dei recinti del Parco sparisca d’un colpo, e che la situazione della deforestazione sia davvero critica. Eppure proprio un gigantesco albero è il simbolo di Freetown, la capitale dove s’insediarono i primi schiavi liberati dal colonialismo americano ed europeo. Dopo aver visitato il museo nazionale e ripassato un po’ di storia passata e recente, ci rimettiamo in marcia lungo le piste immerse nella foresta, incontrando panorami incredibili sulle rive di fiumi al tramonto. Lungo la nostra strada che lentamente ci conduce verso la meta finale del viaggio, l’Europa, incontriamo un connazionale che lavora nel settore dell’import/export di diamanti e oro, occasione per parlare della triste facc
Dopo un breve passaggio in Senegal e Mauritania, il nostro obiettivo durante il rientro verso l’Italia è quello di raggiungere il Marocco e dedicarvi molto più tempo dell’andata, quando avevamo troppa fretta per fermarci. Ma al confine tra la zona detta di nessuno, il Western Sahara, e il Marocco, il nostro viaggio pare arrestarsi per qualche giorno: oltre all’orario ridotto della dogana durante il ramadan, troviamo una manifestazione per mano dei camionisti fermi da oltre 50 ore, che blocca chiunque abbia intenzione di passare. Ma un’ingegnosa strategia ci permette di superare l’ostacolo. Abbiamo quindi modo di visitare le meravigliose città di Eissaouira, Marrakech e Casablanca, e di assaggiare i loro sapori culinari, alcuni dei quali molto forti e particolari. Ma purtroppo anche di scoprire a malincuore che l’autentica tradizione sta lasciando il posto alla modernizzazione e al turismo. Ci concediamo un ultimo offroad nel deserto di Agafay, e un ultimo immancabile insabbiamento. Poi
Dalla Svezia inizia il nuovo viaggio di Overland ambientato nel Nord dell’Europa, che ci conduce all’incontro con la cultura nordica troppo spesso data per scontata e raramente approfondita. La nostra avventura è iniziata sulla neve, a bordo di una slitta trainata da cani con la quale ci siamo immersi nella natura, entrando in contatto da subito con la sua saggezza e i suoi panorami. L’avvistamento di meravigliose Aurore Boreali d’inverno e l’incredibile Sole di mezzanotte estivo hanno coronato la nostra permanenza. Abbiamo incontrato il popolo nomade della Lapponia, i Sami, conoscendo le loro tradizioni, ma anche gli effetti che il global warming sta avendo sulle loro vite. Ci siamo poi recati a Stoccolma dove la storia del Paese riecheggia sulla modernità e sulle ingegnose caratteristiche che la rendono una città sempre più smart e a misura d’uomo. Dopo un “tuffo” nel passato a bordo dello splendido e ben conservato veliero seicentesco “Vasa”, siamo approdati alla Regina del Baltico:
Lasciamo la Svezia per dirigerci in Islanda, ed esplorare questa terra di geyser e vulcani dove la Natura sembra regnare ancora incontrastata, nonostante negli ultimi 40 anni laghi o distese di blocchi frammentati abbiano preso il posto di enormi distese di ghiaccio. Visiteremo l’Isola in due episodi: la perlustreremo in lungo e in largo a bordo di due veicoli 4×4, e dalla cima dei vulcani alle profondità della faglia terrestre che separa la placca euroasiatica da quella americana. Resteremo allibiti dal desolante paesaggio di Ok, il primo ghiacciaio estinto, e dall’imponente forza dei geyser che sprigionano energia davanti alle nostre telecamere. Conosceremo la cultura e la società islandese grazie alla sua capitale Reykjavik, ricca di contrasti e colori. Al nostro fianco una vecchia conoscenza del team di Overland, l’insostituibile Giannino, e una nuova compagna di viaggio: Christine GZ, pilota di rally e off-road professionista, con la quale affronteremo gli sterrati islandesi e fa
Prosegue il nostro viaggio alla scoperta dell’Islanda, l’isola di ghiaccio e fuoco che ospita panorami tra i più incredibili sulla faccia della Terra. Percorreremo svariati chilometri in offroad, tra polvere e guadi, e ci accamperemo in piccoli angoli di paradiso terrestre, isolati dal mondo. Raggiungeremo la caldera del lago Askja e la laguna Jökulsárlón, il più grande e più conosciuto lago di origine glaciale dell’Islanda, che costeggia il Parco Nazionale del ghiacciaio Vatnajökull. Con un’avventurosa escursione in gommone ci inoltreremo in un mondo di iceberg, acqua cristallina e nera sabbia vulcanica. Scorgeremo i giganti del mare durante un’emozionante escursione di whale watching, ma incontreremo anche gli altri piccoli membri della fauna locale. Inoltre conosceremo le leggende mitologiche sui vulcani ed esploreremo uno dei sistemi vulcanici più ampi dell’Islanda, quello del mitico vulcano Laki, che con le sue eruzioni è stato addirittura attore protagonista nella rivoluzione fr
Al largo dei mari tempestosi del Nord Atlantico, le sperdute Isole Fær Øer sono un pittoresco mosaico di pascoli color smeraldo, punteggiati da casette e fattorie dai colori allegri e i caratteristici tetti in erba. Profondi fiordi, scogliere a picco popolate dai famosi uccelli Puffin e promontori panoramici delineano i profili di questa manciata di isole che esploreremo a bordo di un veicolo 4×4 lungo meravigliose strade panoramiche, ma anche a cavallo, a piedi e immergendoci nelle gelide acque, per vivere il più possibile a contatto con la loro natura indomita. Condivideremo lo stile di vita locale, difficile da immaginare, e capiremo cosa sta cambiando anche a livello culturale: dalla capitale Tórshavn (la più piccola al mondo) alle fattorie che ci ospiteranno, dalla semplice quotidianità che deve scendere a compromessi con una natura aspra, alle esercitazioni di soccorso in mare e agli assaggi di una cucina d’alta classe. Filippo Tenti e Christine GZ saranno accompagnati dalla Tou
Continuano i viaggi di Overland! Approdiamo in Groenlandia, nel famosissimo Ilulissat Icefiord, l'insenatura ghiacciata d alla quale nasce gran parte degli iceberg che si trovano nell'Oceano Atlantico. Scopriremo insieme questi giganti della natura e resteremo affascinati di fronte alla loro imponenza. Conosceremo la storia dell'antica popolazione indigena degli Inuit, anche attraverso leggende e fiabe ancestrali, per comprendere quali siano i valori e le esperienze che si tramandano di generazione in generazione
Prosegue il nostro viaggio a piedi lungo il fiordo di Ilulissat, scavato per oltre 50 chilometri dal ghiacciaio Sermeq Ku jalleq, che si trova alla sua estremità più interna e da cui si stacca un decimo degli iceberg della Groenlandia. Andremo alla scoperta degli insediamenti primitivi e degli antichi riti degli Inuit, e ci immergeremo nelle loro leggende che rivelano il pr ofondo legame di queste popolazioni con la natura. Saliremo a bordo di un aereo per sorvolare il ghiacciaio e osservare il suo incessante scioglimento.
Prosegue il nostro viaggio e dopo aver visitato Groenlandia e Isole Faroe, che fanno parte del suo regno, approderemo infine in Danimarca. Solcheremo i canali della sua capitale Copenaghen a bordo di Kayak e daremo il nostro contributo per combattere l'inquinamento dell'Oceano, mentre ammireremo la città dalle sue acque. Entreremo in contatto con la natura danese e ci immergeremo nel mondo incantato del mitico scrittore Hans Christian Andersen...
Ultimo appuntamento con l'avventura di Overland nel grande Nord Europa. Torneremo a Copenaghen per immergerci nella "citt à libera" di Christiania, un quartiere unico al mondo, autogovernato nel quale vive una comunità indipendente. Affronteremo il tema, particolarmente sentito, delle energie rinnovabili e capiremo come la Danimarca abbia prodotto quasi la metà del suo fabb isogno energetico attraverso queste nuove fonti nel 2019. Conosceremo i segreti del famoso stile culinario "New Nordic", grazie a uno chef italiano trasferitosi a Copenaghen.
La ventiduesima edizione di Overland approda nel bel mezzo dell’Atlantico, nell’arcipelago delle Isole Azzorre. Iniziamo l’esplorazione all’Isola Terceira, scolpita dalle esplosioni vulcaniche. Ci tuffiamo nelle sue acque per scoprire le curiosità che giacciono sul fondo dell’Oceano, custodi di storie altrimenti perdute. Scendiamo nelle cavità della terra, in profondissimi crateri forgiati dalla lava. Affrontiamo un off-road particolarmente impegnativo per raggiungere il cuore dell’isola, immerso nella giungla. Scopriamo la cultura locale anche attraverso i segreti delle ricette culinarie più celebri, e cerchiamo di capire insieme ai nostri esperti alcune peculiarità della zona, come il fenomeno meteorologico che prende il nome dall’arcipelago: l’Anticiclone delle Azzorre.
Scopriamo insieme perché le Isole Azzorre sono un importante scalo atlantico sin dai tempi dei grandi esploratori Colombo e Vasco da Gama, e dei grandi viaggiatori atlantici, che consideravano queste isole una tappa strategica nelle rotte di navigazione. Prendiamo il largo per osservare da vicino le danze in mare aperto di balene e delfini, per poi conoscere la storia dei balenieri che per anni hanno dato la caccia a questi giganti del mare. Esploreremo altre isole tra sentieri di trekking a stretto contatto con caldere e solfatare, testimoni viventi dell’attività vulcanica che ha generato queste isole, dove la vegetazione selvaggia convive con le rocce laviche in un fertile, quanto straordinario equilibrio naturale.
Le ultime tappe nell’arcipelago delle Azzorre ci portano in altri paesaggi mozzafiato caratterizzati da storie e leggende di uomini valorosi che hanno solcato i mari o hanno saputo difendere le terre. Ci immergiamo per l’ultima volta nei colori e nei profumi dei prodotti tipici del mercato di Ponta Delgada. Il nostro viaggio prosegue verso la seconda tappa: l’arcipelago di Malta. Scopriamo le vicende e l’influenza dell’Ordine dei cavalieri di Malta, e poi architetture uniche delle città maltesi tra luoghi religiosi, edifici, bunker, ma anche reperti in fondo al mare, testimonianze dirette dell’intensa storia che caratterizza questo arcipelago. Non perdiamo infatti l’occasione di tuffarci alla ricerca dei segreti gelosamente custoditi dagli abissi marini del Mar Mediterraneo.
Affrontiamo l’Isola di Gozo, nell’arcipelago di Malta, con un interessante trekking alla scoperta di ogni suo segreto. Navighiamo tra le isole maltesi, tra le vicende epiche di Ulisse e la storia della resistenza alle invasioni ottomane, fino all’avvicendamento al governo da parte di Napoleone. Assaggiamo i prodotti delle nuove culture vinicole locali e visitiamo i resti della civiltà preistorica, prima di salutare questa terra che ci ha accolto calorosamente. È giunto il momento di attraversare l’altra metà di Mediterraneo e approdare in Turchia, dove, seguendo rotte insolite, ci spingiamo nella regione dell’Anatolia respirando profumi d’oriente, in mezzo alle tante rovine delle popolazioni che l’hanno abitata come ittiti, romani e greci sulle orme del grande conquistatore Alessandro Magno. L’avventura prosegue con altre 4 puntate nel palinsesto invernale: iscriviti alla newsletter e seguici sui social per sapere quando andremo in onda!
L’avventura nella Turchia sud orientale prosegue a bordo d’acqua: navigando le acque del celebre Eufrate, scopriamo i paesaggi delle sue suggestive sponde, ma anche le difficoltà causate dalle costruzioni delle molte dighe lungo il suo corso. Ci immergiamo nell’antichissima cultura e storia turca, tra testimonianze artistiche custodite nei musei e nelle botteghe di strada, resti di opere titaniche come il Tunnel di Tito e Vespasiano, atmosfere mistiche e religiose tra giardini e moschee. Il nostro viaggio ci porta indietro nel tempo fino al neolitico, presso il sito di Göbekli Tepe, mentre i chilometri su strada lungo il confine con la Siria ci riportano al triste presente che stanno vivendo le popolazioni devastate dai conflitti dall’altra parte del filo spinato. Infine, navigando il Tigri osserviamo, nella splendida cornice del suo paesaggio, il lento e inesorabile affondamento dei resti di una civiltà storica.
Percorriamo gli ultimi chilometri nel Sud-est della Turchia, sull’altopiano di Tur Abdin, prima di proseguire il nostro viaggio verso oriente. Tra i vicoli color miele di Midyat, il brulicante bazar di Mardin, monasteri e madrase, assaporiamo la grande ricchezza storica, culturale e artigianale della Mesopotamia. Voliamo in Pakistan, ultima tappa di questa edizione a cui partecipa anche il mitico Beppe Tenti, papà di Filippo e di Overland. Iniziamo il nostro itinerario dalla ex capitale del Paese, Karachi, per poi addentrarci in quella attuale: Islamabad. Qui approfondiamo la storia e le usanze del popolo pakistano. Ci spostiamo poi in direzione nord per raggiungere la regione del Gilgit-Baltistan, e imboccare così la Karakorum Highway, la strada internazionale asfaltata più alta del mondo, al cospetto di alcuni tra i giganti montuosi della Terra.
Il viaggio alla scoperta del Pakistan lungo la Karakorum Highway, la strada internazionale asfaltata più alta del mondo, a quota 4700 metri, entra nel vivo. Il Gilgit-Baltistan è teatro di fenomeni naturali tra i più incredibili: percorriamo la zona di collisione tra due placche tettoniche, quella indiana e l’euroasiatica, e raggiungiamo il punto di congiunzione tra tre catene montuose tra le più importanti, Himalaya, Hindu Kush e Karakorum. Lasciamo la Karakorum Highway per qualche giorno e prendiamo la deviazione che ci conduce al cospetto di due celebri 8000: il Nanga Parbat e il K2, entrambi luoghi storici e molto importanti specialmente per l’alpinismo italiano. Non mancherà l’occasione di fare un offroad nel deserto, incontrare fauna selvatica nel Parco Nazionale di Deosai e conoscere nuove storie a contatto con la popolazione dei villaggi sulla strada per Skardu, percorrendo la quale costeggiamo il confine con l’India, ancora teatro di tensioni e scontri armati.
Sono ancora tanti i chilometri da percorrere in Pakistan, prima di terminare quest’avventura numero 22. Ci troviamo in una Skardu completamente chiusa per celebrare un’importantissima ricorrenza locale alla quale partecipiamo: restiamo sorpresi dallo svolgimento del rito, basato su autoflagellazioni e preghiere all’unisono. Lasciamo la città alle spalle per ritornare sulla Karakorum Highway, attraversando luoghi di grande importanza per il culto degli ismailiti e per la storia del Paese. Ammiriamo altri colossi della catena del Karakorum tra cui il Rakaposhi, e ci soffermiamo in piccoli villaggi ad ascoltare le storie dei locali: chi ci invita a pranzo con la propria famiglia, chi dedica il suo impegno a favore dei più disagiati come l’ONG KADO. Il nostro Beppe Tenti ci ricorda l’avventura “esplosiva” vissuta proprio su questa strada nel 1989, prima di raggiungere il passo Khunjerab, la nostra meta finale al confine con la Cina.