Pearl Harbor è un porto militare che si trova nell'isola hawaiiana di Oahu, più precisamente nella Contea di Honolulu. È una base della marina degli Stati Uniti d'America nell'oceano Pacifico, famosa per l'attacco subìto la mattina di domenica 7 dicembre 1941 ad opera di truppe aeronavali dell'Impero giapponese. L'attacco segnò l'entrata degli Stati Uniti d'America nella seconda guerra mondiale. Quasi tutta la parte della flotta americana nel Pacifico venne distrutta: le vittime furono 2500.
La battaglia delle Midway fu combattuta tra il 4 e il 6 giugno 1942. La Marina degli Stati Uniti respinse l'attacco della Marina Imperiale Giapponese nei pressi delle isole Midway, affondando quattro grandi portaerei di squadra nemiche e segnando in tal modo un punto di svolta nella guerra del Pacifico con l'arresto dell'avanzata nipponica. Con la successiva campagna di Guadalcanal sarebbe iniziata la controffensiva alleata e la lenta ritirata del Sol Levante. Midway fu la seconda battaglia navale della storia combattuta quasi completamente dalle forze aeree imbarcate sulle portaerei, senza contatto visivo tra le flotte contrapposte e senza scontri a fuoco tra navi di linea. Le gravi perdite giapponesi di preziose portaerei e di piloti addestrati bloccarono ogni ulteriore loro avanzata e permisero alle forze americane di passare alla controffensiva, grazie all'arrivo di nuove navi e dei nuovi aerei prodotti dal loro potente apparato produttivo-industriale.
Nel febbraio 1943 le truppe alleate in Italia si trovarono a fronteggiare l'accanita e tenace resistenza delle armate tedesche dislocate lungo la linea Gustav, tra i monti Aurunci e la valle del Liri: il sistema di difesa della regione faceva perno sull'antica abbazia benedettina di Montecassino. L'antico monastero, dove si trincerano i Tedeschi, divenne oggetto di uno dei più pesanti bombardamenti e fu distrutto insieme a tutto il suo patrimonio di storia e cultura.
Dopo la conquista della Sicilia e di Napoli, nel gennaio 1944 gli Alleati sbarcarono con più di 35.000 uomini ad Anzio, un paese sulla costa tirrenica non lontano da Roma. L'operazione di rivelò difficile e lunga quando le forze di invasione, superate le teste di ponte sulle spiagge, si trovarono a fronteggiare l'accanita resistenza tedesca. La battaglia che ne scaturì fu dura e sanguinosa: gli Alleati riuscirono ad avere ragione del nemico solo a prezzo di gravi perdite e dopo quasi tre mesi di lotta.
Il D-Day, lo sbarco in Normandia del 6 giugno 1944, fu la più grande operazione anfibia tentata sino a quel momento. L'impiego dell'enorme numero di navi, aerei, e soldati coinvolti avrebbe potuto garantire un successo storico oppure trasformarsi in un catastrofico disastro. In ogni caso, tutto di sarebbe deciso in poche ore, su cinque spiagge normanne.
Alla fine del 1944 gli Alleati giunsero a minacciare sempre più da vicino il territorio tedesco. Hitler, in un ultimo e disperato tentativo di difesa, ordinò una controffensiva che avrebbe dovuto rompere il fronte nemico nella regione delle Ardenne e ricacciare le truppe alleate oltre la Mosa. Nel corso dell'avanzata i Tedeschi assediarono Bastogne e inflissero alcune sconfitte agli americani, che però riuscirono a contenere e respingere i soldati del Reich e preparare così l'assalto alla Germania.
Nell'autunno del 1942 i Tedeschi entrarono nei sobborghi di Stalingrado convinti di una rapida vittoria. Ma la furiosa resistenza dei difensori della città e degli abitanti trasformò gli assedianti in assediati. All'inizio del 1943 il destino della Sesta Armata tedesca si compì, con la resa del feldmaresciallo Paulus.
1 agosto 1943: 177 bombardieri quadrimotori statunitensi B24 Liberator decollarono dalle loro basi in Africa Settentrionale per una delle missioni più audaci e potenzialmente determinanti dell'intera Seconda Guerra Mondiale. L'obiettivo era la distruzione del complesso petrolifero di Ploesti in Romania, la cui produzione era vitale per alimentare la macchina bellica tedesca. Data l'importanza di Ploesti, il sito era difeso da una poderosa contraerea e da numerosi reparti di caccia.
Dopo la vittoriosa campagna dell'Africa settentrionale che espulse in pochi mesi le truppe dell'Asse dai territori costieri di Marocco, Algeria e Tunisia, gli Alleati individuarono nella Sicilia l'ideale punto di sfondamento dal quale portare la guerra in Europa: per conseguire questo obiettivo organizzarono, nel luglio 1943, una delle più ambiziose e complesse operazioni di sbarco aereo e navale della Seconda Guerra Mondiale: l'operazione Husky.
Mentre in Normandia gli Alleati stavano chiudendo le forze tedesche nella sacca di Falaise, il 15 agosto 1944 truppe americane e francesi sbarcarono nella Francia meridionale, dando inizio all'operazione Dragoon. L'operazione, che segnò il culmine dei contrasti strategici tra americani e britannici, mirava ad annientare le forze tedesche nella Francia sud-occidentale.
Tobruk: un nome che evoca l'epopea vissuta dai soldati italiani, tedeschi, britannici e del Commonwealth tra le sabbie infuocate del deserto libico ed egiziano. Località chiave per il controllo della fascia costiera cirenaica e vitale centro di rifornimenti, Tobruk fu a lungo contesa dagli eserciti che per tre anni si diedero battaglia in Africa.
Nelle sue memorie, Churchill ricorda come la battaglia di El Alamein abbia rappresentato un punto di svolta dell'intero conflitto: fu infatti la prima grande vittoria alleata e, dopo questa battaglia, gli Alleati non subirono più sconfitte. El Alamein rappresentò in ogni caso lo scontro decisivo per le sorti del conflitto in Africa settentrionale.
Per colpire il traffico commerciale britannico sui mari e porre una minaccia alle rotte usate dai mercantili alleati e neutrali, la marina tedesca allestì una classe di incrociatori ausiliari che, camuffati da innocue navi di trasporto diedero inizio ad una spietata guerra di corsa. Queste navi, condotte da equipaggi audaci, compirono gesta epiche che, all'inizio della Seconda Guerra Mondiale, fecero rivivere l'epoca degli antichi corsari.
Oltre ai famigerati U-Boot, i sommergibili tedeschi, anche le navi di superficie della marina del Terzo Reich presero parte al tentativo di attaccare e distruggere le flotte mercantili alleate. La lotta ai convogli ebbe fasi alterne e vide protagoniste celebri navi come la tedesca Bismarck e l'inglese Hood, impegnate in mortali duelli combattuti con le loro micidiali artiglierie.
Il 19 agosto 1942 unità canadesi, con base in Gran Bretagna, effettuarono un raid sulle coste francesi in prossimità della città di Dieppe. Nelle intenzioni degli Alleati questa operazione avrebbe dovuto rappresentare una sorta di riscossa, dopo le pesanti sconfitte subite sino a quel momento. Il raid durò appena nove ore, ma fu un insuccesso: morirono oltre mille uomini e fu perduto tutto l'equipaggio pesante. L'europa continentale si confermò un inespugnabile bastione sotto il controllo nazista.
Nel maggio 1940, in seguito alla sconfitta subita nella Francia settentrionale, i comandi britannici, per far uscire il proprio corpo di spedizione da una situazione di grande difficoltà, furono costretti a organizzare l'evacuazione verso le coste dell'Inghilterra. All'operazione di imbarco, che avvenne tra difficoltà di ogni tipo, parteciparono centinaia di piroscafi, pescherecci scortati da cacciatorpediniere della marina britannica.
Nelle settimane successive lo sbarco in Normandia da parte delle truppe alleate, le campagne francesi divennero teatro di durissimi scontri tra le forze di invasione americane, inglesi e canadesi e quelle tedesche. Gli Alleati avanzarono con sorprendente velocità attraverso la Francia settentrionale, minacciando seriamente, per la prima volta dall'inizio della guerra, la solidità e la potenza del Reich Hitleriano. Nonostante la tenacia, i Tedeschi furono costretti a iniziare una lenta ed inesorabile ritirata.
Nell'estate del 1944, gli Alleati, dopo essere sbarcati in Normandia, avanzarono velocemente attraverso le campagne e nelle città della Francia settentrionale. Eisenhower e Patton decisero di sfruttare i vantaggi acquisiti per attaccare direttamente la Germania, ma davanti alle pressioni di De Gaulle, al pericolo di un'insurrezione cittadina guidata dai comunisti e al rischio che la capitale francese fosse rasa al suolo dai Tedeschi, liberarono Parigi dal durissimo giogo nazista.
Nel settembre del 1939 i carri armati tedeschi invasero la Polonia, scontrandosi con un esercito male armato e poco disciplinato. Nonostante l'orgoglio dimostrato dai polacchi, il Paese capitolò in poche settimane. La caduta di Varsavia rappresentò il primo atto di quella che sarebbe stata la guerra più terribile e sanguinosa della storia.
Per quanto relativamente poco conosciuta, la battaglia di Norvegia fu caratterizzata da episodi di notevole valore sia dal punto di vista bellico che da quello morale. la marina tedesca, ad esempio, benchè largamente inferiore a quella britannica, si sacrificò con successo per trasportare il corpo di invasione, composto in prevalenza da truppe di montagna.
Mai la salvezza di un'intera nazione dipese da un così sparuto numero di uomini, i piloti del Fighter Command della Royal Air Force. Nell'estate del 1940 i cieli d'Inghilterra videro svolgersi l'epico confronto tra l'agguerrita Luftwaffe di Goring e gli squadroni di caccia Hurricane e Spitfire di Sua Maestà. Il lungo e duro scontro divenne noto col nome di Battaglia d'Inghilterra e rappresentò la prima battuta di arresto della macchina da guerra di Hitler.
Nel 1940 la Germania aveva conquistato gran parte dell'Europa Occidentale. Hitler trasformò i territori sotto il suo controllo in una gigantesca fortezza ma non seppe approntare delle difese nei confronti dei grandi bombardamenti alleati. Gran Bretagna e Stati Uniti costruirono migliaia di grandi quadrimotori che, per anni, martellarono obiettivi civili e militari tedeschi, infliggendo colpi durissimi al potenziale bellico del Terzo Reich.
Nel dicembre del 1941, un'errata valutazione delle intenzioni giapponesi induce il governo di Londra a trascurare le misure difensive in Birmania. In realtà il Giappone è molto interessato alla Birmania per motivi di carattere sia economico che strategico. In tal modo le truppe del generale Hidda possono occupare il Paese senza incontrare eccessiva resistenza.
Il secondo conflitto mondiale segnò in maniera indelebile la storia dell'umanità, in quanto fu la prima guerra che si svolse su uno scenario veramente planetario. I combattimenti però non coinvolsero solo eserciti e soldati: gli alti comandi militari dei Paesi belligeranti decisero infatti di danneggiare il nemico minandone la rete di approvvigionamento di armi, munizioni, generi alimentari e di prima necessità che viaggiavano su navi, aerei e treni attraverso i teatri dei combattimenti.
Nel maggio del 1941 i tedeschi diedero inizio ad una pesante offensiva che aveva quale obiettivo la conquista di Creta. L'isola fu difesa con tenacia da soldati australiani, neozelandesi, inglesi e greci. Nonostante il coraggio e la determinazione, gli Alleati furono però travolti dalle forze nemiche e si videro costretti a compiere una precipitosa ritirata che costò pesanti perdite di uomini e mezzi.
Sprecata l'opportunità di occupare Malta al momento dell'entrata in guerra dell'Italia, quando l'isola era praticamente priva di difese, le forze armate italiane avviarono, assistite in seguito da quelle tedesche, una massiccia campagna aeronavale volta a privare l'isola dei vitali rifornimenti e a demolire le sue difese con bombardamenti aerei. Malta continuò ad essere una spina nel fianco dell'Asse nel Mediterraneo.
Il Reno costituiva per i tedeschi l'ultima barriera naturale per arginare l'avanzata delle armate alleate a ovest. Per impedirne il passaggio, i nazisti avevano minato e fatto saltare tutti i ponte del grande fiume. Tranne uno.
Non fosse stato per quell'ultimo ponte, forse l'ardito piano di Montgomery avrebbe avuto successo e avrebbe portato al crollo delle forze tedesche sul fronte Ovest con qualche mese di anticipo. Ma la resistenza delle divisioni del Terzo Reich si dimostro molto tenace e causò la perdita di migliaia di paracadutisti alleati.
Il 14 gennaio 1942 i giapponesi sbarcarono le prime truppe nell'arcipelago delle Filippine, presidiato da 15.000 soldati statunitensi e 65.000 soldati filippini. La lotta apparve subito senza speranza e costrinse gli uomini di McArthur a ritirarsi progressivamente nella penisola di Bataan. Qui americani e filippini resistettero per mesi, fino a che l'esaurimento dei rifornimenti li costrinse alla resa, il 7 maggio 1942.
Quando nel marzo del 1942 il generale McArthur era stato costretto ad abbandonare Corregidor, aveva promesso solennemente ai filippini che sarebbe ritornato. Nell'autunno del 1944 egli sostenne con forza la necessità della liberazione dell'intero arcipelago delle Filippine prima che fosse fatto il passo successivo verso il Giappone. Dopo l'invasione di Leyte, tra il gennaio e il giugno del 1945, egli conquistò Luzon e Manila.
Nel corso della lunga ed estenuante guerra del Pacifico, che avrebbe portato gli Stati Uniti alla vittoria sul Giappone imperiale, una delle battaglie più sanguinose e violente fu combattuta tra aprile e giugno 1945 nell'isola di Okinawa. I giapponesi decisero di affrontare i nemici nelle zone impervie più lontane dalla costa, opponendo una resistenza disperata, che non avrebbe però impedito la conquista dell'isola, di importanza strategica decisiva, da parte delle truppe americane.
Una volta ottenuta la superiorità navale e aerea nei confronti delle flotte imperiali giapponesi, per gli alti comandi statunitensi si pose il problema della progressiva riconquista delle isole e degli arcipelaghi su cui erano stanziate guarnigioni nipponiche. La tattica adottata dagli Stati Uniti fu quella del cosiddetto "salto della rana", per cui, organizzando operazioni anfibie, sarebbe stato possibile attaccare di volta in volta le isole strategicamente più importanti, trascurando e isolando quelle minori.
Le battaglie condotte sulla linea Gotica, estrema linea di difesa tedesca per arginare l'avanzata alleata in Italia, furono numerose e molto spesso inconcludenti. Spesso gli attacchi alleati avevano come sempre fiumi, monti, o passi appenninici, sempre tenacemente difesi dalle truppe tedesche, male equipaggiate ma ancora animate da una fanatica volontà di resistenza. Tra gli episodi più celebri di questa fase del conflitto vi furono i combattimenti che si scatenarono per la conquista del Monte Belvedere.
Tra marzo e aprile 1945 le armate sovietiche da oriente e quelle degli Alleati da occidente chiusero in una morsa fatale la Germania Nazista. Hitler tentò in ogni modo di mutare l'esito finale della guerra, incitando i tedeschi con proclami sempre più deliranti che, però, non vennero raccolti dalle truppe, esauste e completamente allo sbando. L'attacco della capitale del Reich, Berlino, e il suicidio del Fuhrer segnarono la fine del nazismo e l'inizio di nuovi equilibri di potere in Europa.
Iwo Jima, un'isoletta a circa 700 miglia da Tokyo, rivestiva una notevole importanza strategica per la presenza di due aeroporti dai quali decollavano i caccia giapponesi che attaccavano i bombardieri giapponesi diretti verso il Giappone. Per conquistarla, i Marines dovettero aver ragione del sistema difensivo costruito dai giapponesi, avviando un'operazione che fu estremamente sanguinosa.
Dopo aver ripetutamente sconfitto le forze aeronavali giapponesi, gli americani strinsero il cerchio attorno all'arcipelago nipponico. Una dopo l'altra, le isole fortificate giapponesi caddero nelle mani delle forze anfibie statunitensi, ma ad un prezzo terribile per i soldati americani, che ebbero migliaia di vittime.
All'inizio del 1944, la situazione del Pacifico vedeva il Giappone sempre in difficoltà. Ripetutamente sconfitte per mare e nei cieli, le forze giapponesi tentarono la carta della difesa a oltranza sulla terra. Questo compito fu affidato alle guarnigioni delle isole, che si batterono sino all'ultimo uomo. Ma questa strategia non solo non evitò la sconfitta, ma a volte non servì neppure a infliggere pesanti perdite al nemico, come dimostra la brillante vittoria dei Marines Americani nell'atollo di KwaJalein.
Il possesso da parte giapponese delle isole Gilbert costituiva una potente minaccia alle comunicazioni alleate. I comandi statunitensi decisero quindi di tentare, non appena possibile, di riportarle sotto il loro controllo. Da questa decisione nacquero alcune delle più sanguinose battaglie del Pacifico, come quella di Tarawa.
Nel settembre del 1944 gli Stati Uniti, dopo aver conquistato le isole Marianne e avere annientato le forze aeronavali nipponiche di Jizaburo Ozawa, erano in procinto di invadere l'arcipelago delle Filippine. Prima di dare il via a questa complessa operazione, i Marines si confrontarono con i giapponesi del gruppo delle isole Palau, ritenute importanti dal punto di vista strategico. La campagna si dimostrò tra le più sanguinose in assoluto tra quelle affrontate dai Marines.
I primi di novembre del 1942, prendeva il via l'operazione Torch, un grande sbarco di truppe anglo-americane sulle coste del Marocco e dell'Algeria. L'obiettivo degli Alleati era quello di effettuare, insieme con l'Ottava Armata che avanzava in Egitto, una gigantesca manovra a tenaglia destinata a spazzare via definitivamente le forze dell'Asse dall'Africa Settentrionale.