Il Rinascimento è nuovamente protagonista di Passepartout. Questa volta Daverio racconta come nel corso del Cinquecento, l’epicentro sociale e artistico si sia andato collocando sempre più a Roma, in concomitanza con lo sviluppo del potere temporale dei papi, che trovava nell’attuazione del “nepotismo” la scelta necessaria per il rafforzamento economico e politico di alcune influenti famiglie dell’epoca: i Borgia, i Medici, i della Rovere, i Farnese. “Papi di buona famiglia”, appunto. Non più self-made-man o oligarchi veneziani come nel secolo precedente ma nipoti o “figli di”, esponenti di seconda generazione di selezionatissime elite.
Il passepartout di questa settimana è il cubetto di travertino del Getty Center di Los Angeles, offerto ai visitatori come souvenir del museo a ricordo della pavimentazione esterna dell’edificio realizzata integralmente con questo marmo che sembra richiamare alla mente in modo molto diretto l’Italia. La scelta di questo oggetto vuole quindi ricordare che gran parte dei musei di tutto il mondo sembrano ispirarsi direttamente a quelli italiani. Sarà forse perché la concezione del museo moderno nasce proprio in Italia?
Questo appuntamento di Passepartout è ambientato a Bari e dintorni. Una zona d’Italia e del Sud che conserva evidenti tracce di un passato lontano ancora fortemente presente.
Questa puntata di Passepartout si occupa di un argomento di grande importanza storica: la pittura di Giotto in relazione all’azione religiosa di San Francesco.
Questo appuntamento di Passepartout si svolge nell’ambito del Seicento lombardo. In tale contesto non potevano mancare riferimenti all’ambientazione del più famoso romanzo italiano “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni, scelto infatti come passepartout di questa puntata. Daverio propone una lettura “critica” che lascia intatti tutti i meriti linguistici e letterari dell’opera manzoniana, rilevando però il profondo equivoco che questa ha generato sul Seicento lombardo, per cui la Milano di quel tempo sembra essere solo la città della peste. Ed invece era ben altro! Un centro culturale vivace e moderno, sospeso tra Controriforma e Barocco, influenzato profondamente dall’azione dell’episcopato, guidato lungamente da esponenti della famiglia Borromeo.
Passepartout, il programma d’arte e cultura scritto e condotto da Philippe Daverio, approda a Mantova, in occasione della grande mostra ospitata dalla città lombarda, presso il Palazzo Te e il Palazzo Ducale, “Gonzaga. La Celeste Galeria”.
Il programma d’arte e cultura scritto e condotto da Philippe Daverio, si occupa questa settimana del Gotico in Italia e del particolare rapporto che c’è tra la diffusione di questo stile e la contemporanea crescente influenza dell’Ordine Domenicano.
La puntata si apre con Philippe Daverio che con in mano il romanzo “Don Chisciotte della Mancia”, si domanda se questo libro narri la storia di una questione esistenziale picaresca o se sia il profilo dell’intera Spagna che per 80 anni ha tentato di abbattere i mulini a vento degli olandesi.
Questa settimana Passepartout vuole raccontare la storia e l’arte di due santuari, Loreto nelle Marche ed Oropa in Piemonte, incentrati entrambi attorno alla figura austera della Madonna Nera.
“Chi fassi buon pittore cerca e desia il disegno di Roma abbia alla mano, la mossa con l’ombrar veneziano e il degno colorir di Lombardia, di Michelangel la terribil via, il vero naturale di Tiziano, del Correggio, lo stil puro e sovrano di Raffael la giusta simmetria, del Tibaldi il decoro e il fondamento, del dotto Primaticcio l’inventare e un po’ di grazia del Parmigianino”. Queste sono parole scritte dal pittore Agostino Carracci, nello scorcio tra il Cinquecento e il Seicento, che delineano le tracce di quel passaggio tra Rinascimento e Barocco, segnate profondamente dal gusto e dalla cultura manierista, in una visione che predilige l’osservazione della natura attraverso il filtro deformante della stilizzazione e dell’estrema idealizzazione formale.
Passepartout questa settimana va alla scoperta delle radici della cultura della Francia nel XII secolo. Un’indagine volta a definire quali siano le origini effettive dell’arte che noi classifichiamo come gotica, ma che allora i francesi chiamavano già moderna. Ed era un’arte che in effetti di gotico non aveva nulla ma trovava le sue matrici nei mondi orientali dei bizantini e degli arabi, realizzandosi comunque grazie all’altissimo grado di abilità tecnologica raggiunto dalle maestranze francesi. Una rivoluzione non solo artistica che manifestava un’idea della nascita della modernità, confermata anche nel campo della scrittura con l’introduzione della penna d’oca in luogo del calamo e da alcuni determinanti fatti e atteggiamenti storici, politici ed economici.
Questa puntata affronta un argomento davvero speciale: un percorso dalla Svizzera alla Germania tra le casate che hanno dominato la storia germanica. Dai Lutzenburg agli Habsburg, agli Staufen cioè gli Svevi, agli Hohenzollern, un’occasione per attraversare più di mille anni di storia della Germania.
Berlino, la ritrovata capitale della Germania, è la protagonista di questo appuntamento con Passepartout, il programma d’arte e cultura di Philippe Daverio.
Signori si nasce, oppure si diventa? In questo appuntamento di Passepartout, la trasmissione d’arte e cultura in onda tutte le domeniche su Raitre, Philippe Daverio indaga su quel periodo dell’Italia medievale che aveva proprio nelle signorie il suo fulcro centrale.
Un’indagine paradossale sull’ambiguità di Gabriele D’Annunzio. Che non fu solo vate ma anche grande collezionista, anzi il più grande collezionista del suo tempo. In questa puntata di Passepartout, il programma d’arte e cultura di Raitre, Philippe Daverio propone un viaggio approfondito nel Vittoriale degli Italiani, la casa rifugio del poeta fra il 1921 e l 1938. Con tutta la sua «paccottiglia geniale».
Il Risorgimento può essere studiato oggi anche da un vista artistico, un po’ come il Rinascimento? In questo periodo intellettuali e artisti si impongono come protagonisti anche sulla scena politica: i nomi di Verdi, Manzoni, Fattori sono spesso accostati a Mazzini, Cavour o Garibaldi. Di questi argomenti, tra arte, melodramma e moti risorgimentali, tratta questo appuntamento di Passepartout.
La voluta, il ricciolo, la cremosità. Sono tutte caratteristiche di quello che in genere si definisce il Barocco, lo stile artistico del Seicento che ha prodotto straordinari capolavori nell’architettura, nella pittura, nella musica e della cui genesi si occupa questa puntata di Passepartout.
Questo appuntamento di Passepartout, il programma d’arte e cultura di Raitre, scritto e condotto da Philippe Daverio, propone un itinerario sulle tracce dell’arte dedita al riciclaggio nobilitato in chiave estetica. “Questa è un’epoca in cui produciamo molto di più di quanto consumiamo”, dice Daverio. “Uno spreco necessario nella ferrea logica della produzione industriale, ma anche un serbatoio enorme di materiali suscettibile di generare poetiche ulteriori ed eccentriche”. Ecco dunque che si fa strada tra i linguaggi artistici contemporanei la pratica estetica del “riciclaggio” o meglio dei riciclaggi, perché questi percorsi creativi si dividono e si frammentano in molteplici direzioni.
Questa puntata di Passepartout è dedicata ai cimiteri. Un’esplorazione antropologica che passa in rassegna mondi culturali lontani. L’antico Egitto, la Grecia e Roma antica, l’Italia, gli Stati Uniti, la Turchia, i cimiteri ebraici e quelli acattolici.
Passepartout dedica questa puntata all’opera di Petrarca, la cui poesia, sebbene si collochi all’alba del percorso della lingua italiana mostra un’attitudine decisamente moderna ed attuale.
Passepartout” prosegue il discorso cominciato la scorsa settimana incentrato attorno alla figura del Petrarca. Un piccolo ciclo speciale che vuole non tanto celebrare il poeta quanto invece testimoniare la sua eredità culturale e attualità. Dopo aver attraversato le fasi più significative della sua biografia, dalla natia Toscana all’Avignone dell’esilio del papato, dalla Milano dei Visconti alla Venezia dei dogi, passando e attraversando tante altre città ed altre corti, Pavia, Mantova, Roma, Verona, fino alla morte avvenuta nel 1374 ad Arquà, vicino Padova, questa volta Philippe Daverio svolge la sua indagine nell’ambito della sfera “professionale” di Petrarca, attinente quindi al mondo della letteratura e dei libri, nella loro duplice veste di oggetti portatori di importanti segni poetici ed estetici.
Questa settimana Philippe Daverio parla dell'importanza dell'arco nelle strutture architettoniche romaniche, della presenza dell'arco nelle varie costruzioni sparse a Roma: la bellezza e gli affreschi contenuti nella Basilica di San Clemente, la Chiesa del Gesù, la Chiesa di Santa Maria Nuova, il Pulpito di San Tommaso, il Palazzo dei Papi e la cattedrale di Viterbo, i palazzi e le chiese di Anagni: il nuovo linguaggio artistico alle soglie dell' anno Mille. Così sta nascendo una lingua pittorica romanza.
In questo appuntamento “Passepartout”, il programma d’arte e cultura di Rai Tre, affronta l’affascinante e per certi versi misterioso tema dei monasteri e delle abbazie.
A Passepartout si parla della scuola lombarda dal XV secolo all’inizio del XVII, delle sue caratteristiche, degli interpreti principali da Foppa a Caravaggio. Philippe Daverio mette a fuoco una questione fondamentale nella storia della pittura italiana prendendo spunto dall’eccezionale contemporaneità di due mostre. Giovan Battista Moroni. Lo sguardo sulla realtà, a Bergamo in diversi luoghi della città (Museo Adriano Bernareggi, Palazzo Moroni, Chiostro di San Francesco, Biblioteca Civica Angelo Mai) e Caravaggio: l’ultimo tempo 1606-1610 a Napoli, Museo di Capodimonte.
Passepartout inizia ad affrontare la “questione normanna” puntando il suo obiettivo su Palermo. Quel che colpisce subito è la mescolanza di elementi stilistici bizantini, islamici e cristiano-romani che caratterizza il gusto di quell’epoca nella città. Il forte radicamento dell’Islam in Sicilia, l’atteggiamento tollerante dei normanni sia verso gli arabi che verso Bisanzio e il cristianesimo romano, portarono infatti alla presenza di forme islamiche e bizantine nelle chiese di rito latino. Inoltre i normanni, che erano presenti anche in Africa, introdussero lungo l’intero arco del romanico ulteriori elementi delle tradizione islamica e africana.
“Passepartout” propone un confronto tutto particolare tra due edifici di grande pregio, la cattedrale di Palermo e quella di Monreale, che diventano un pretesto per spiegare importanti questioni religiose, politiche, storiche e culturali, alla base della loro edificazione.
Sul campo archeologico, ogni giorno, si fanno nuove scoperte, a volte vere e proprie sorprese che aprono nuovi scenari e mettono in discussione anche le convinzioni più radicate.
Un viaggio dentro il corpo tra arte, scienza e anche un po’ di stregoneria. Philippe Daverio studia la ricerca anatomica nel corso dei secoli e nelle varie latitudini. Uno sconfinamento solo apparente nell’ambito del mondo scientifico, che non trascura l’aspetto artistico, in quanto documenta gli apporti nel campo medico e anatomico di molti e celebrati artisti. Un’occasione per descrivere anche un aspetto dell’attuale proposta espositiva di musei e istituzioni, che presentano sempre più spesso eventi e mostre di carattere artistico-scientifico.
Questa puntata di Passepartout si ispira all’antica favola del topo di campagna e del topo di città per parlare di pittura veneta tra XVI e XX secolo.
In questa puntata Philippe Daverio riassume la storia dei moti popolari del 1848 divampati in quasi tutti i Paesi europei. Analizza il legame esistente tra i Savoia e la Valle d'Aosta attraverso la rappresentazione degli affreschi del castello della Manta a Cuneo ed evidenzia il prestigio raggiunto dal Regno Sabaudo nel medioevo.
In una precedente puntata Philippe Daverio ha rievocato gli anni passati dai Savoia sul trono d’Italia. Questa volta il racconto parte da più lontano, dall’inizio della loro dinastia cominciata intorno all’anno 1000 con Umberto Biancamano.
n questa puntata Philippe Daverio parla dell’importanza che ha investito il ramo cadetto dei Savoia Carignano nell’atto dell’unificazione italiana.
Philippe Daverio parla del governo dei Savoia in Sardegna. L’isola divenne parte integrante dei possedimenti sabaudi nel corso del ‘700, conferendo alla famiglia il tanto sospirato rango di casa regnante. Il viaggio sulle tracce dei Savoia in Sardegna si incrocia con la storia dell’isola. Daverio narra in particolare alcuni episodi accaduti nel medioevo quando l’amministrazione della Sardegna era divisa in quattro giudicati: Torres, Gallura, Arborea e Cagliari.
Dopo essersi dedicato ai Savoia, Passepartout affronta un nuovo argomento,: gli Angioini. Un tema appassionante che riguarda una parte significativa della storia d’Italia, circoscritta a un’epoca precisa, tra il XIII e XV secolo, e a un contesto ambientale ben delineato, l’Italia meridionale.
Philippe Daverio parla della storia dell'Illuminismo, che nasce con il libro “Saggio sull' intelletto umano” di Locke, dei libri “Trattato sulla mente umana” di Hume, e “Encyclopédie” di Diderot e D'Alambert.
In questa puntata di Passepartout si comincerà con una sorta di quadro contestuale in cui sarà analizzato il Quattrocento, il secolo dell’Umanesimo. Si scoprirà così che quel fertile ambiente fiorentino di convivenze filosofiche di neoplatonismi e aristotelismi (“Firenze nuova Atene”), in cui Leonardo mosse i suoi primi passi, derivava da importanti vicende storiche, tra papi e antipapi, ricuciture di antiche vocazioni scismatiche, concili vari da Costanza a Basilea, da Ferrara fino a Firenze. Alla città di Firenze Cosimo I Medici conferì quel ruolo intellettuale che la rese protagonista indiscussa delle arti e delle lettere del tempo. Ma da Firenze Daverio allarga il discorso sull’Italia intera, con Roma che diventa nuovamente centro politico del mondo e con altre realtà locali in grado di sviluppare autonomi processi culturali di grande spessore.
In questa puntata Philippe Daverio si diverte ad analizzare l’aspetto più "anarchico" di Leonardo da Vinci e commenta la collaborazione di Leonardo con il pittore Verrocchio, descrivendo le peculiarità delle opere del celebre pittore e di altri grandi artisti fiorentini esposte alla Galleria degli Uffizi.
In questa puntata di Passepartout Philippe Daverio parla dei progetti ingegneristici avveniristici realizzati da Leonardo Da Vinci e dell' elevato numero di codici creati e conservati dal geniale artista, scienziato e inventore.
Questa settimana Philippe Daverio illustra alcuni capolavori di Paul Cezanne, Claude Monet, Vincent Van Gogh e Picasso, esposte alla Fondazione Beyeler di Basilea. La stessa fondazione ospita anche la mostra "Matisse: Figure colore spazio" e Daverio presenta alcune opere dell’artista, soffermandosi in particolare sul dipinto "Lusso, calma e voluttà".
Questa puntata vuole essere contemporaneamente un omaggio a un grande personaggio della cultura italiana del secolo scorso e la proposta di un interessante e inedito esperimento mediatico, una sorta di remake e di remix televisivo, fatto di dialoghi tra memorie di pellicole in bianco e nero e frenetiche attualità tecnologiche e digitali.
In questa puntata di Passepartout Philippe Daverio seguirà una serie di mostre straordinarie che uniscono il nome di Andrea Mantegna, uno dei più grandi artisti del nostro Quattrocento, a ben tre città: Padova, Verona e Mantova. Luoghi fondamentali per il suo percorso artistico, dalla formazione padovana all’affermazione veronese fino alla consacrazione avvenuta in quella che era la Mantova del marchese Ludovico II Gonzaga, definita da Philippe Daverio un’“incredibile New York del Quattrocento”.
Philippe Daverio descrive i contenuti e gli scopi della Mostra Internazionale di Architettura di Venezia dedicata al rapporto tra città e società, racconta le caratteristiche dei prototipi di moderne città presentate durante la rassegna: dall'organizzazione architettonica di alcune metropoli di vari Paesi del mondo alla convivenza tra antico e moderno nelle città.
Passepartout svolge in questa puntata un’affascinante inchiesta sulla storia dell’architettura dei teatri italiani, dalle prime evocazioni rinascimentali e manieriste fino al trionfo barocco dei Bibiena e alla costruzione del più famoso tempio del melodramma mondiale, la Scala di Milano.
Philippe Daverio propone un’indagine a ritroso nel tempo sui rapporti tra Venezia e l’Oriente musulmano.
Questa puntata presenta uno straordinario reportage sulla Cina. Le telecamere di Passepartout documentano il recente e frenetico clima di sviluppo economico, produttivo, architettonico e culturale che questo grande paese sta vivendo. Due le città visitate da Philippe Daverio, Shanghai e Tongli, entrambe bagnate dal fiume Yangtze (Fiume Azzurro). Due volti della Cina del XXI secolo, quasi la scoperta di un altro mondo.
L’idea di focalizzare l’attenzione sull’Europa nasce dalla convinzione che finora la classica visione di unità europea ha trovato i suoi presupposti storici nell’eredità di Carlo Magno.
Questo appuntamento si svolge in Israele. Philippe Daverio prosegue il racconto, lasciato la scorsa settimana, all’indomani della conquista di Gerusalemme da parte dell’imperatore Adriano che sancì la proibizione della città agli ebrei.
Passepartout approda questa settimana in Inghilterra sulle tracce delle modernità e mondanità anglosassoni nel XVIII secolo.
In coincidenza con le celebrazioni organizzate per i cinquant’anni dalla stipula del Trattato di Roma che istituì la Comunità economica europea e la relativa Assemblea parlamentare, Passepartout continua a viaggiare alla ricerca delle suggestioni culturali che sono alla base del concetto stesso d’Europa. Philippe Daverio va alla ricerca anche di altre ascendenze storiche, di nuove suggestioni culturali; cerca di formulare inedite ipotesi di studio, individuare insoliti fenomeni aggreganti che potrebbero essere i presupposti storici dell’unione europea.
La comprensione del mondo cambia se lo si fa ruotare. Per noi europei infatti oggi sembrerebbe che il centro del mondo sia l’asse Bruxelles-Strasburgo. Per i greci antichi il centro era invece l’Egeo che segnava al tempo i confini tra occidente ed oriente e dove la parola “ereb”, da cui si fa discendere l’etimologia di “Europa”, designava proprio la parte occidentale. La questione diventa molto più comprensibile poiché il mito aveva incontrato il termine a Creta dove era approdato Giove in forma di toro e vi trasportò la giovine principessa Europa per ingravidarla...
Questa settimana Philippe Daverio si occupa di Carlo Magno: A più di un millennio di distanza, l’azione storica di Carlo Magno appare di una straordinaria attualità. Il tracciato del suo impero sembra ricalcare gran parte di quelli dell’attuale Europa Unita.
Seconda metà del XIX secolo, gli anni della crescita del concetto democratico in Europa, gli anni dell’espansione economica europea nel mondo: Cina, Indie, Nord Africa, Medio Oriente. Gli anni durante i quali una nuova classe al potere pensa di poter divorare e digerire tutto, assimilando gusti e comportamenti aristocratici. Sono gli anni eclettici per eccellenza, gli anni dell’ascesa e del trionfo della borghesia.
In questa puntata Philippe Daverio presenta la mostra "Piero della Francesca e le corti italiane" allestita al Museo Statale d' Arte Medievale e Moderna di Arezzo. E ci svela i segreti della "Pala della Sacra Conversazione" esposta alla Pinacoteca di Brera a Milano.
In questa puntata di Passepartout Philippe Daverio torna a parlare dell’arte del passato. Questa volta l’attenzione è rivolta ad uno dei più grandi artisti italiani, Tiziano.
Fantasticherie, ovvero storie di straordinaria follia sullo sfondo di un’epoca che andava lasciando gli estremismi estetici del manierismo per abbandonarsi alle rigide regole della controriforma. È la storia di un esilio di tanti artisti, simile per certi versi a quelli vissuti nel Novecento con l’irrompere dei totalitarismi. Per continuare a lavorare in libertà senza i condizionamenti dell’arte di regime, molti artisti cominciarono a cercare spazi lontani dalle proprie zone d’origine.
Esiste una corrente dell’arte da quando l’arte è diventata moderna, cioè da Giotto in avanti, che dialoga costantemente con il mondo del sapere scientifico, tentando la sua indagine del mondo attraverso l’apporto di un’altra indagine già compiuta. Leonardo è forse il caso noto a tutti. Egli tenta spesso di raggiungere una sorta di perfezione, una legge artistica universale altrettanto valida come una legge scientifica.
Ferrara, città delle “cento meraviglie” come la definì Filippo De Pisis, un insieme urbanistico monumentale impareggiabile, dal fascino quasi misterioso. Non a caso fu la città di De Chirico e di Carrà, che diedero vita alla pittura metafisica. L’apparenza fisica della realtà veniva rappresentata con modalità che andavano al di là dell’esperienza dei sensi.
Forse la strada era già tracciata, ma certamente il disastro di Chernobyl del 1986 accelerò il processo di crisi della modernità con conseguenti ricadute anche sul versante estetico. Già dalla fine degli anni ’70 il fronte architettonico e del design non credeva più ad un mondo tutto fatto di palazzi di vetro e strutture ipertecnologiche. Cominciava l’epoca del postmoderno, all’interno della quale si intrecciavano linee di tendenza che propugnavano versioni estetiche differenti ma tutte volte al superamento del mero concetto di modernismo e della religione del progresso a tutti i costi.
Nel 2008 furono allestite tre mostre di grande importanza, dedicate ad importanti artisti del Seicento. Due di queste sono a Firenze, “Filosofico umore e meravigliosa speditezza. Pittura napoletana del Seicento dalle collezioni medicee” alla Galleria degli Uffizi, incentrata soprattutto sulla personalità di Salvator Rosa, “Un’altra bellezza. Francesco Furini” al Museo degli Argenti di Palazzo Pitti, prima mostra di carattere monografico dedicata ad un artista fiorentino del XVII secolo, mentre al Museo di San Domenico di Forlì l’obiettivo è focalizzato su Guido Cagnacci (“Guido Cagnacci. Protagonista del Seicento tra Caravaggio e Reni”).
Come si passa dai rigori del rinascimento alle contorsioni teatrali di quello che un giorno si chiamerà barocco? O meglio, in quale modo lo stile ridondante impostosi negli ambienti della chiesa dopo il Concilio di Trento si laicizzò per diventare lo stile della vita dei principi?
Due mostre per parlare di storie e mondi lontani, una al Louvre di Parigi intitolata Babylone, l'altra all'Antikenmuseum di Basilea, Omero. Il mito di Troia nella poesia e nell'arte.
Il Tesoro di Boscoreale fu scoperto nel 1895 nelle vicinanze di Pompei per essere poi subito trasferito nella parte più ricca del mondo d’allora, Parigi. L’Italia, appena unita, non era ancora capace di darsi un destino e una politica culturale. I proprietari del tesoro erano vissuti negli anni di Augusto. Una collezione di capolavori che rappresentano il meglio del gusto nel primo secolo d.C. La acquistò il barone Edmond de Rotschild, donandola quasi per intero al Louvre. Philippe Daverio si chiede se fosse davvero così lussuosa quell’epoca. Per scoprirlo si reca nella Casa di Augusto a Roma, sul Palatino.
La Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze, le mostre Costantino il Grande al Castel Sismondo di Rimini e Roma e i barbari. La nascita di un nuovo mondo a Palazzo Grassi di Venezia sono oggetto di questo appuntamento con Passepartout.
Passepartout arriva in America Latina e, offrendo un quadro storico ed estetico della situazione, mostra quasi una sorta di visita guidata alla città di Buenos Aires.
Passepartout dedica questa puntata all’opera di tre grandissimi protagonisti del Rinascimento italiano: Raffaello, Sebastiano del Piombo e Correggio.
La mostra Traces du Sacre al Centre Pompidou di Parigi ispira la puntata di questa settimana di Passepartout. Il tema è misterioso quanto affascinante: le questioni del sacro e dello spirituale, un tema fortemente diffuso e sentito dalle generazioni pittoriche dei primi del ‘900 tra cui Brancusi, Mondrian, Kandinsky, Malevich e molti altri, tutti di primissimo livello.
In questa puntata Passepartout effettua una ricognizione sull’architettura che ha contrassegnato gli anni del fascismo, ma non solo. Luoghi comuni per luoghi comunemente etichettati come espressioni di architettura fascista. Daverio si chiede se esista davvero una specificità architettonica che delinei gli anni del fascismo o si tratti invece di un retaggio culturale determinatosi negli anni successivi a quel periodo, in cui si è preferito indicare l’epoca del regime come parentesi storica. In effetti certe espressioni architettoniche che noi definiamo fasciste sono presenti anche in altre situazioni, per nulla inclini al totalitarismo e sorrette invece da solide istituzioni democratiche.
Il lungo ed evocativo titolo della puntata “Carlo il Temerario, i cantoni svizzeri e i primi vietcong del mondo”, inquadra subito l’oggetto della narrazione: la storia della Svizzera.
Passepartout, il programma d’arte e cultura di Raitre scritto e condotto da Philippe Daverio, questa settimana si reca ad Helsinki per scoprire le radici culturali che hanno generato il culto quasi maniacale della frugalità e dell’eleganza del design della Finlandia, ma anche un’occasione per raccontare la storia particolarissima di questa nazione scandinava.
Passepartout sbarca in Tunisia per conoscere più da vicino la storia, l’arte e la cultura di questa terra, nostra dirimpettaia.
Questa puntata di Passepartout si presenta come un appuntamento un po’ speciale, in quanto si articola essenzialmente attorno ad una conversazione sul mondo dei barbari e sulle sue eredità tra Philippe Daverio, autore e conduttore della trasmissione, e il germanista Luigi Gerli.
Le donne di potere di una volta, da Matilde di Canossa a Isabella d’Este, da Adelaide di Savoia a Cristina di Svezia, sono le protagoniste di questa puntata di Passepartout.
Ciò che New York rappresenta per la parte nord del globo, San Paolo lo è per l’emisfero sud. San Paolo è infatti il centro finanziario e industriale dell'America Latina ed è anche considerata il polo culturale del Brasile, dove hanno avuto origine tutta una serie di movimenti artistici e estetici nel corso del XX secolo.
In occasione della scomparsa dell’architetto Oscar Niemeyer ripropone uno straordinario documento girato nel 2009. Una lunga intervista con uno dei più eccellenti esponenti dell’architettura mondiale, grande testimone di tutto il percorso culturale del XX secolo. L’architetto brasiliano è stato raggiunto nel suo studio di Rio de Janeiro da Philippe Daverio e la troupe di Passepartout.
Esistono degli artisti che sono in grado di esprimere lo spirito di un’epoca, lo sviluppo storico e sociale di un territorio, fino a diventarne l’emblema. Uno di questi è stato certamente il Palladio, grande architetto veneto del XVI secolo. Palladio, con le sue chiese, palazzi, ville, tutte ispirate ad un’idea di semplicità e purezza ereditata dagli insegnamenti dell’architettura classica, ha incarnato più di ogni altro suo contemporaneo quel ripiegamento di Venezia dal mare verso la campagna, sviluppatosi lungo tutto l’arco del ‘500 con la conseguente riconversione delle sue prospettive economiche e sociali.
ll nome della ceramica è da sempre legato a Faenza, l’unica città italiana ad avere addirittura un assessorato alla ceramica. Nella puntata di questa settimana Passepartout indaga sulle ragioni di questo antico connubio, recandosi come di consuetudine sul posto.
Passepartout”, questa settimana intraprende un lungo viaggio per raccontare la storia del Messico con quattro tappe che ben rappresentano la commistione di tutte le identità contrastanti e convergenti al tempo stesso di questo paese.
In occasione del trentesimo compleanno di Napoleone fu aperta per la prima volta al pubblico, il 15 agosto 1809 la Pinacoteca di Brera. Passepartout dedica due appuntamenti per conoscere meglio la complessa storia di Brera, vera e propria istituzione culturale di Milano.
Secondo appuntamento dedicato a Brera, in occasione dell’apertura al pubblico della sua Pinacoteca, avvenuta il 15 agosto 1809 per il trentesimo compleanno di Napoleone. È raro che un unico edificio possa raccontare alla perfezione la storia d’una intera città.
Una mostra a Palazzo Strozzi di Firenze Galileo. Immagini dell’universo dall’antichità al telescopio offre lo spunto per compiere un’indagine che svela intime relazioni dell’astronomia con il mondo artistico e culturale. Il percorso di questa puntata di Passepartout si muove tra Firenze (Basilica di San Lorenzo e la mostra di Palazzo Strozzi), Roma (Chiesa di Santa Maria del Popolo), Caprarola (Palazzo Farnese), per osservare alcune significative contaminazioni tra il linguaggio scientifico e quello artistico.
Dalla Basilica di Santa Maggiore di Roma alla mostra fiorentina Galileo. Immagini dell’universo dall’antichità al telescopio di Palazzo Strozzi, e poi Padova con Palazzo del Bo e un’altra esposizione Il futuro di Galileo. Scienza e tecnica dal Seicento al Terzo millennio presso il Centro Culturale Altinate San Gaetano.
Un tema inconsueto per questa settimana: il tonno. Un esempio specifico di come si possa costruire un discorso storico, culturale ed estetico anche attorno agli argomenti più sorprendenti, in un percorso che parte e si chiude necessariamente in Sicilia.
Questa settimana si parla del marmo, il materiale principe della scultura.
Il reportage sulla 53ª Biennale di Venezia inizia con un divertente omaggio ad Alberto Sordi.
Quel corteo di Trabant che oltrepassava il 9 novembre 1989 il confine segnato dal muro crollante, potrebbe rappresentare l’immagine simbolicamente più forte della Germania che stava tornando unita. Oggi la Trabant, da vecchia reliquia inquinante di un regime in liquidazione, è tornata alla ribalta con un nuovo modello elettrico, ecologico e sorridente, presentata come una vera e propria star all’ultimo Salone dell’auto di Francoforte. Gli oggetti di ieri diventano i miti di oggi, e la moda del vintage sembra riflettersi anche su quel mondo comunista quasi dimenticato.
Questo appuntamento di Passepartout è dedicato alle nostalgie germaniche. Dopo aver trattato il controverso e al tempo stesso affascinante periodo della Repubblica di Weimar ed analizzato il fenomeno dell’“ostalgie”, per il quale a vent’anni di distanza dalla caduta del muro si assiste ad una curiosa rivalutazione di certi aspetti di quel passato prossimo, è il momento della “westalgie”. Una nostalgia questa volta di taglio occidentale che permea il ricordo di Berlino Ovest e della sua stagione dorata di quando era il centro della creatività, dell’arte, delle tendenze della Germania più progressista e innovatrice.
Questa puntata di Passepartout è dedicata alla Magna Grecia e alle sue eredità storiche.
Questa puntata di Passepartout è dedicata all’Accademia dei Lincei, la prima accademia scientifica d’Europa, fondata nel 1603 dallo scienziato e naturalista Federico Cesi con tre suoi amici.
Philippe Daverio incontra Kengiro Azuma, ultraottantenne artista d’origine nipponica, che vive a Milano da più di mezzo secolo.
Passepartout dedica questa puntata al tema dell’olocausto. Un’indagine condotta seguendo il filo tracciato da scritti, documentazioni, opere artistiche. Una modalità forse di minore impatto emotivo rispetto alle immagini di repertorio dei campi di sterminio che hanno aiutato a documentare questa tragedia, ma altrettanto autorevole per efficacia di racconto, in quanto si propone di descrivere da vicino le vicende di alcune famiglie che risulteranno tutte coinvolte nello stesso triste destino.
Seconda puntata di Passepartout dedicata all’olocausto. Seguendo il filo tracciato da scritti, documentazioni, opere artistiche Philippe Daverio descrive le vicende della famiglia Camondo, esempio perfetto della mutazione storica dell’ebreo errante che diventa parte e protagonista della borghesia cosmopolita. I Camondo facevano parte di quel mondo ebraico legato alla diaspora meridionale, quella dei sefarditi, cacciati dalla Spagna dei re cattolici nel ‘400, emigrati a Venezia e poi nell’impero ottomano.
Maastricht, cittadina del Limburgo in Olanda, è nota ai più per il trattato dell’Unione Europea entrato in vigore nel 1993. Con i suoi 120.000 abitanti e le sue case fiabesche, come quelle che dipingeva Vermeer, mostra un paesaggio che ha il sapore d’antico ma è anche capace di assorbire senza traumi pulsioni di modernità.
Analisi dell’arte di un “territorio”. Tra XV e XVI secolo, l’incidenza degli scambi e contaminazioni tra esperienze di matrice cittadina e quelle di campagna assumevano un ruolo primario nella definizione del gusto estetico e delle tendenze del costume. In questa puntata Passepartout visita tre mostre, allestite in tre città venete. Giorgione presso il Museo Casa Giorgione di Castelfranco Veneto, Jacopo Bassano e lo stupendo inganno dell’occhio al Museo Civico di Bassano del Grappa, Cima da Conegliano poeta del paesaggio al Palazzo Sarcinelli di Conegliano. Tutte raccontano di grandi storie artistiche locali, divenute le più significative dell’arte veneta a livello universale.
Dopo la pausa estiva Passepartout ritorna la domenica all’ora del pranzo con un reportage sulla dodicesima Mostra Internazionale di Architettura di Venezia.
Secondo appuntamento dopo la pausa estiva di Passepartout, dedicato alla Biennale di Venezia e alla XII Mostra Internazionale di Architettura.
Passepartout si occupa di cultura e arte, con una direzione di ricerca che sfocia spesso nel campo dell’antropologia culturale. Studiare i comportamenti delle genti è esattamente come studiarne gli effetti estetici. Le prossime tre puntate seguiranno proprio questo filo presentando un ricco e approfondito reportage sul Senegal, definito da Philippe Daverio, autore e conduttore del programma, un territorio d’avanguardia per l’antropologo culturale.
Passepartout si occupa di cultura e arte, con una direzione di ricerca che sfocia spesso nel campo dell’antropologia culturale. Studiare i comportamenti delle genti è esattamente come studiarne gli effetti estetici. Le prossime tre puntate seguiranno proprio questo filo presentando un ricco e approfondito reportage sul Senegal, definito da Philippe Daverio, autore e conduttore del programma, un territorio d’avanguardia per l’antropologo culturale.
Questa puntata di Passepartout è dedicata al Senegal. Philippe Daverio si chiede come mai si parla sempre di “mal d’Africa” e espande il suo racconto tra storia e contemporaneità. Andando anche al di là del Senegal, ripercorre gli itinerari di quelle culture e tradizioni africane che hanno profondamente inciso anche sul vissuto del continente americano e di quello europeo.
L’Orinatoio di Duchamp, una delle opere più controverse e celebrate dell’arte contemporanea, è il nesso simbolico di questa puntata di Passepartout, che ci racconta come oggetti e luoghi d’uso quotidiano apparentemente banali, nascondano in realtà una lunga storia. E la storia che si racconta questa settimana è proprio quella dei bagni, dall’antichità romana al futuro prossimo venturo.
In genere quando si trattano temi architettonici le questioni urbanistiche hanno il sopravvento, e alle singole case si assegna un ruolo secondario di semplici elementi di un mosaico più grande. Per una volta Passepartout prova ad immaginare un percorso all’inverso, ponendo l’universo abitativo della casa come perno centrale del racconto di questa settimana.
Questa settimana Philippe Daverio ripercorre idealmente la via Francigena da Lucca a Siena, sulle tracce del percorso artistico di Jacopo della Quercia. Un occasione per svelare alcune peculiarità della cultura estetica del celebre scultore e nello stesso tempo evidenziare i caratteri fondamentali della storia di queste due città toscane.
Questa settimana a Passepartout si racconta la storia di una famiglia particolare, la famiglia Bonaparte. Il campo d’azione privilegiato è la Corsica, da cui tutto trae origine, e dove tutto ruota attorno a due figure fondamentali, Maria Letizia Ramolino, madre di Napoleone, e suo zio, il Cardinale Joseph Fesch.
Ma che bel castello… con le guglie, i merli, il cattivo e la principessa, i cavalieri buoni, il cavaliere nero, le prigioni e i luoghi di tortura, i contadini tartassati. Questa è una immagine gotica nata in epoca moderna per qualificare il medioevo come periodo oscuro. Per giunta si tratta di racconti nati per descrivere castelli distrutti e come tali illeggibili. La fortuna dell’Italia è che molti castelli sono tuttora intatti e quindi decifrabili. E piacciono moltissimo.
Roma, caput mundi, urbis et orbis della cristianità, capitale dell’Italia unita con l’intento mazziniano di superare nella modernità le pesanti eredità imperiali e del potere papale. Un sogno che fu anche architettonico e che il fascismo interpretò come sostanza scenografica del suo regime. D’altra parte, l’Italia, popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori, lo è forse pure di architetti.
Puntata dedicata all’universo napoleonico soprattutto in riferimento a tutto il mondo “in sottana” che lo ha circondato.
Trentesimo e ultimo appuntamento per Passepartout con un numero dedicato a un grande artista contemporaneo, Jannis Kounellis.