“Chi fassi buon pittore cerca e desia il disegno di Roma abbia alla mano, la mossa con l’ombrar veneziano e il degno colorir di Lombardia, di Michelangel la terribil via, il vero naturale di Tiziano, del Correggio, lo stil puro e sovrano di Raffael la giusta simmetria, del Tibaldi il decoro e il fondamento, del dotto Primaticcio l’inventare e un po’ di grazia del Parmigianino”. Queste sono parole scritte dal pittore Agostino Carracci, nello scorcio tra il Cinquecento e il Seicento, che delineano le tracce di quel passaggio tra Rinascimento e Barocco, segnate profondamente dal gusto e dalla cultura manierista, in una visione che predilige l’osservazione della natura attraverso il filtro deformante della stilizzazione e dell’estrema idealizzazione formale.