Per poter consentire alla bella moglie un’abitazione decorosa, Pasquale Lojacono affitta a poco prezzo un grande appartamento che si dice infestato dai fantasmi. E anche se afferma di non credere a queste voci, non esita a scambiare per un fantasma l’amante della moglie, tanto più che il visitatore si mostra particolarmente generoso con lui consentendogli anche, a suon di donazioni, di aprire in casa una piccola pensione. Ma l’arrivo della famiglia del “fantasma”, decisa a riportarsi a casa il fedifrago, interrompe il gioco e Pasquale si trova da un giorno all’altro senza denaro. Fingendo di partire riesce a incontrare di nuovo il generoso visitatore e finalmente a parlargli. L’esito dell’incontro è lieto per lui, ma forse non risolutivo.
Alberto Saporito sospetta i Cimmaruta per la scomparsa di Aniello Amitrano. Ma la polizia non trova traccia del presunto omicidio e Alberto comprende di averlo solo sognato. Intanto ciascun membro della famiglia Cimmaruta si reca a turno da Alberto - che vive con il fratello Carlo e lo zio Nicola, un singolare personaggio che si esprime attraverso fuochi d'artificio - e gli denuncia le malefatte dei propri parenti, giustificando i suoi sospetti. Poi tutti insieme progettano di eliminare Alberto, temendo che sia in possesso di documenti compromettenti per loro. Ma a questo punto ricompare Aniello: non c'è stato assassinio, solo tanti potenziali assassini.
«Chi è più felice di me?» si chiede soddisfatto Vincenzo: è un proprietario terriero discretamente benestante, ha una moglie giovane e bella, Margherita, una vita parca, lontana da ogni avventura… Ma una sera l’avventura bussa alla sua porta sotto le spoglie di un giovane di Napoli, Riccardo, ricercato dalla polizia per una rissa in cui ha ferito un uomo e che, sotto la minaccia delle armi, lo costringe a nasconderlo. Due mesi dopo quest’episodio, il paese mormora su una presunta relazione fra Riccardo e Margherita. Per convincere i compaesani dell’assurdità dei loro sospetti, Vincenzo li invita ad assistere di nascosto alla scena in cui Margherita rifiuta Riccardo: ma il rifiuto si conclude in un abbraccio appassionato e il convegno segreto diventa uno spettacolo corale.
In una cittadina di provincia si incendia il capannone di una compagnia di comici. Il capocomico Campese si reca dal Prefetto per invitarlo a presenziare in segno di solidarietà al suo spettacolo, ospitato in via eccezionale al teatro comunale. Ne nasce un vivace contraddittorio sui rapporti fra teatro e Stato; alla fi ne, indispettito, il Prefetto nega la sua presenza e offre un foglio di via. Al suo posto Campese prende la lista delle persone in attesa di udienza, che il prefetto, insediato da poche ore, non conosce. In mano ai comici, la lista diventa una minaccia: quelli che si presentano, ciascuno con un caso drammatico, sono persone reali o attori travestiti? Neanche la morte di uno di loro scioglie l’enigma: con la sua sola esistenza il teatro insidia la logica degli apparati.
QUEI FIGURI DI TANTI ANNI FA - GENNARENIELLO Luigi Poveretti, signore decaduto, viene reclutato come palo in una bisca clandestina. Il pollo di turno è l’ingenuo Don Peppino: la vittima perfetta, se non fosse per l’inefficienza del palo, che riesce a mandare a monte tutti i trucchi orditi dai compari. All’arrivo della polizia la bisca si trasforma all’istante in un tranquillo circolo, ma i due maldestri protagonisti manderanno all’aria anche questo ennesimo trucco. In un terrazzo condominiale, Gennaro, inventore di macchine astruse, si intrattiene volentieri con una giovane vicina un po’ civetta. Fra entrate e uscite di scena di una sorella zitella e di un figlio ingordo e ritardato, gli amici incoraggiano il corteggiamento travestendo Gennaro da giovanotto, finché la moglie Concetta, ingelosita e stanca di quella farsa, interviene, salvando il marito dal ridicolo.
Giovanni vive in miseria con la moglie e il figlio adottivo Erricuccio, quando, nel giro di poche ore, la fortuna bussa due volte alla sua porta. Prima, si tratta di guadagnare una piccola somma legittimando un giovane, figlio di ignoti, che intende sposare una ragazza di ricco casato; poi, si tratta di un’ingente eredità, che andrà a Giovanni, però, solo nel caso che non abbia figli. Se accetta la prima, perderà la seconda. Una serie di comicissimi incidenti ingarbuglia l’intreccio fino alla conclusione, amara e paradossale. La fortuna, specialmente quella con la effe maiuscola, si paga e alla fine il protagonista sarà costretto a un “sacrificio” per goderne i benefici. Scritta nel 1942 da Eduardo e Armando Curcio, la commedia fu un grosso successo dei De Filippo.