Mercoledì 18 gennaio 2017: una valanga di dimensioni gigantesche si è abbattuta sull'hotel Rigopiano, in Abruzzo, uccidendo 29 delle 40 persone intrappolate li, tra neve e scosse di terremoto.
Martedì 17 gennaio 2017. I nuovi ospiti arrivano all'hotel Rigopiano, e scoprono un luogo ricco di oggetti, decorazioni e dettagli, così come immaginato e voluto da Roberto Del Rosso. Quel luogo, però, ha una storia più antica, e sembra mettere alla prova chiunque provi a farlo suo.
Durante la notte tra il 17 e il 18 gennaio, l'unica strada che permette di lasciare l'hotel Rigopiano viene coperta da due metri di neve e Roberto Del Rosso preme perché la Provincia mandi un mezzo a pulirla. All'improvviso la terra sotto di loro comincia a tremare.
Gli ospiti e lo staff dell'hotel Rigopiano capiscono che non arriverà nessun mezzo a liberarli: sono in trappola e dovranno passare la notte in albergo, dormendo tutti insieme nella hall. Sono tutti radunati al piano terra quando una valanga di dimensioni gigantesche si stacca dal Monte Siella e precipita su di loro.
Alla valanga sono sopravvissuti un ospite e un membro dello staff, che in quel momento si trovavano all'esterno. Le loro richieste di aiuto ai numeri di emergenza però non vengono prese sul serio. Nel frattempo, sotto le macerie, tre ragazzi cominciano la lotta per sopravvivere.
Oltre ai tre ragazzi, sotto le macerie ci sono una mamma col suo bambino e Giampaolo Matrone, schiacciato sotto un solaio. Finalmente qualcuno crede all'allarme e i soccorritori affrontano la tormenta di neve per raggiungere l'hotel.
Decine di uomini scavano a mano nella neve e nelle macerie per raggiungere ed estrarre i sopravvissuti, e scoprono che ci sono anche tre bambini, intrappolati nella sala biliardo. E una lotta contro il tempo per salvarli e per cercare altri possibili sopravvissuti.
I soccorritori riescono ad individuare e a tirare fuori anche Giampaolo Matrone, l'ultimo sopravvissuto alla tragedia di Rigopiano. Quando anche l'ultima vittima viene recuperata, cominciano le indagini. Le sentenze di primo grado e d'appello non convincono i parenti delle vittime.