È il 24 febbraio 1987, in via Levanna 35, quartiere romano di Montesacro, a casa della famiglia Aprile si presenta uno sconosciuto, con una scusa entra e uccide Cristiano, un bambino di dodici anni. Con un coltello ferisce gravemente la madre e la sorella maggiore. Al momento del delitto il padre e l’altro fratello non si trovavano in casa. Le indagini, coordinate dal capo della squadra mobile Rino Monaco, si dirigono in un primo momento verso gli studenti di Valerio Aprile, padre del bambino e insegnante di elettrotecnica ipotizzando una possibile vendetta nei suoi confronti. L’identità dell’assassino, come del resto il movente, restano a tutt’oggi un mistero.
L’8 settembre 2013 viene ritrovato il cadavere di una donna nuda nelle campagne di San Martino in Strada, attorno al collo due fascette autobloccanti. Si tratta di una giovane romena di diciotto anni, Lavinia Ailoaiei. Sul luogo del ritrovamento del corpo la prima traccia è un asciugamano con la sigla di un motel. Le indagini della Squadra Mobile di Lodi partono da questo elemento; nel vicino Silk Motel la polizia riceve l’elenco dei clienti, i sospetti si concentrano su un uomo che vi aveva soggiornato. Andrea Pizzocolo, ragioniere, in un primo momento proverà a dimostrare la morte accidentale della giovane vittima a causa di un gioco erotico finito male. Alla fine confesserà il delitto. La polizia scoprirà che l’omicidio è stato documentato dal killer con alcune telecamere posizionate nella camera del motel. Il Pizzocolo aveva in casa filmati di violenze contro altre donne. Viene condannato all’ergastolo.
Francesca Moretti vive a Roma insieme a due coinquiline in un appartamento nel quartiere di San Lorenzo. Da giorni è afflitta da una terribile lombosciatalgia, che la costringe a rimanere in casa. Il pomeriggio del 22 febbraio del 2000 le sue condizioni di salute precipitano e viene ricoverata d’urgenza in ospedale, dove morirà alcune ore più tardi. L’autopsia rivelerà che è stata avvelenata con una potente dose di cianuro. Indagini difficili. Al termine del processo la coinquilina, che secondo l’accusa aveva versato un veleno nella minestra, verrà assolta.
Roberto Klinger, noto diabetologo e medico sociale della “Grande Inter” di Helenio Herrera, ha sessantasette anni quando viene freddato a colpi di pistola sotto casa, in via Muratori a Milano. È la mattina del 18 febbraio 1992. Le prime indagini si concentrano su un altro medico, che in qualità di paziente aveva avuto dei problemi con la clinica nella quale Klinger lavorava. Nel 1995 verrà prosciolto. Tante le ipotesi, ma l’unica cosa certa è che, ad oggi, quello del medico della “Grande Inter” resta un delitto insoluto.
Il 28 gennaio 2014 dalle acque del Lido di Venezia affiora il corpo senza vita di Mahtab Savoji, una ventisettenne di origine iraniana, studentessa all’Accademia di Brera, a Milano. La ragazza divideva un appartamento con una coppia. Dalle indagini emergono spostamenti sospetti, fatti proprio dai due fidanzati indiani il giorno precedente al ritrovamento del corpo. La coppia era stata ripresa dalle telecamere di diverse stazioni ferroviarie mentre trascinava un grande trolley nero. Un viaggio dell’orrore, alla ricerca di un luogo dove occultare il cadavere della giovane donna iraniana.
Il 13 novembre 2004, alle cinque del mattino, viene trovato il corpo senza vita di una giovane ragazza di quattordici anni sulla spiaggia di Manfredonia. I pantaloni sono abbassati, la testa fracassata. La ragazza si chiama Giusy Potenza, a ritrovare il corpo, dopo una notte di ricerche, sono i genitori aiutati da alcuni amici. Un mese dopo la polizia ferma un uomo con lo stesso cognome della vittima, un cugino del padre, Giovanni Potenza, che Giusy chiamava “zio”. L’uomo, confessa il delitto, l’ha uccisa perché voleva rivelare a sua moglie la loro storia. Nel 2006 Giovanni Potenza viene condannato a trenta anni di carcere.