In un futuro non lontano il giovane francese Daniel Lucas, viene condannato a morte per l’omicidio di un poliziotto, e decapitato. In un’ultima toccante lettera scritta alla madre, Daniel le confida di aver commesso l’omicidio su mandato di Marianne Laforet, la donna di cui era innamorato che, dopo averlo iniziato alla droga contenuta in speciali sigarette che lei stessa gli procurava, lo aveva reso incapace di opporre resistenza ai suoi voleri. A distanza di tempo dall’esecuzione la madre di Daniel non riesce ancora a placare il suo dolore, solo in parte lenito dall’alcool e dal conforto dell’altra figlia, Nicole. Quest’ultima è sposata con Jean Delafoy, un pilota di auto da corsa che durante una serie di prove a cronometro subisce un pauroso incidente. Jean viene prontamente soccorso e condotto alla clinica del Professor Duval, dove i medici non possono far altro che constatarne la morte cerebrale. L’unica possibilità di salvargli la vita è uno sperimentale trapianto di cervello che Duval e la sua equipe hanno studiato e preparato da tempo, ma che non è stato mai effettuato su un essere umano. La situazione viene prospettata a Nicole, che finisce per accettare di affrontare i rischi dell’operazione e le incognite del futuro, pur di avere salva la vita del marito. Fra i cervelli mantenuti in condizioni vitali all’interno di curiosi contenitori contraddistinti da lettere dell’alfabeto greco, il calcolatore elettronico ne trova uno compatibile con le caratteristiche genetiche di Jean: "gamma"... * La storia è ambientata nei dintorni di Parigi, dove furono girati gran parte degli esterni. Le scene della movimentata corsa in pista sono invece state girate nell’autodromo di Monza.
L’intervento di trapianto è stato effettuato con successo: il cervello gamma è ora a tutti gli effetti il nuovo cervello di Jean. Trattandosi però di un organo cui sono state azzerate le conoscenze e cancellati i ricordi, è di fatto un contenitore vuoto da riempire. Compito della dottoressa Mayer è quello di seguire il progressivo recupero psichico del paziente; il medico illustra alle persone vicine a Jean le modalità della riabilitazione: ciascuno di loro dovrà registrare su un nastro tutto ciò che ricorda circa i dettagli della vita di Jean. Il contenuto delle registrazioni viene immesso in un computer, programmato per filtrare ed organizzare i dati, e fatto ascoltare incessantemente al paziente che si trova in stato di coma farmacologico. Il risveglio di Jean, alcuni giorni dopo, è la prova che l’intervento è riuscito; tuttavia la sua prima parola, pronunciata a fatica, "paura", lascia presagire che il recupero non sarà per nulla semplice. Infatti, nonostante i continui progressi fisici, e il riacquisto di tutte le funzionalità motorie e cerebrali, Jean mantiene un’espressione innaturale, assente o distante. Ancora più strani appaiono certi suoi comportamenti, come l’attrazione per il circo e l’ossessionante desiderio di conoscere Marianne Laforet, da lui pedinata in più occasioni. L’imponderabile avviene quando Jean, dopo aver atteso che Marianne sia rimasta sola nella sua roulotte, la uccide strangolandola... * Nicoletta Rizzi, che qui interpreta la Dottoressa Mayer, era stata Andromeda, la creatura fabbricata da un computer extraterrestre, nello sceneggiato "A come Andromeda".
L’ispettore Fontaine, incaricato di far luce sull’omicidio di Marianne Laforet, interroga la sua vicina di roulotte, Madame Oreille, anch’essa impiegata nel circo dove la vittima lavorava. Madame Oreille sostiene di avere visto un uomo aggirarsi nei paraggi, ma di non ricordarne con precisione l’aspetto. Con l’ausilio di un avveniristico apparecchio in dotazione alla polizia, in grado di visualizzare graficamente i ricordi anche più sbiaditi, viene ricostruito l’identikit dell’assassino: si tratta indiscutibilmente di Jean Delafoy. Nel frattempo quest’ultimo, in stato confusionale a causa dell’inspiegabile gesto compiuto, si dà alla fuga. Dopo un lungo inseguimento viene raggiunto ed arrestato dall’ispettore Fontaine. Durante il processo, Levy-Marchand, il suo avvocato, constata che Jean non è affatto collaborativo. L’imputato è infatti perfettamente conscio di avere commesso il delitto, anche se non riesce in nessun modo a spiegarne il motivo. La risposta a tutti gli inquietanti interrogativi che turbano la mente di Jean, viene fornita allorché il Professor Duval, durante un incalzante interrogatorio condotto dall’avvocato difensore, si vede costretto a rivelare alla giuria, ma anche all’imputato, di aver effettuato su quest’ultimo un trapianto di cervello. La notizia sarà, per Jean, sconvolgente… * Non si conosce l’esatta collocazione temporale della storia, anche se si può dedurre che sia ambientata in un futuro non lontano; lo testimoniano, oltre all'improbabile intervento di trapianto del cervello su cui si sviluppa tutta la storia, altri curiosi dettagli presenti nella scenografia, come il videotelefono (assolutamente innovativo per i tempi in cui fu messo in onda lo sceneggiato) o il visualizzatore di memoria, grazie al quale i ricordi impressi nella mente prendono forma su un megaschermo, semplicemente applicando degli elettrodi alla testa e puntando un raggio 'lettore' alla pupilla.
Nonostante la validità delle tesi difensive dell’avvocato Levy-Marchand, gli indizi che gravano su Jean sono così evidenti che questi viene giudicato colpevole dell'omicidio premeditato di Marianne Laforet e condannato alla ghigliottina. Jean, in preda ad una profonda crisi di identità, nutre il tragico sospetto di aver ricevuto in trapianto il cervello del cognato Daniel, e di avere pertanto agito in preda ad un inconscio ed irrefrenabile sentimento di vendetta covato nei confronti di Marianne. Ma ormai è troppo tardi, ed il condannato attende l’ora dell’esecuzione nella sua cella quasi come una liberazione. Sua moglie Nicole invece non vuole rassegnarsi alla situazione, per quanto disperata; a poche ore dall’esecuzione, scopre quasi per caso un indizio che potrebbe far scagionare Jean. Informato tempestivamente l'avvocato Levy-Marchand, ha inizio una angosciosa corsa contro il tempo…