sciamo Los Angeles dove eravamo stati nell’ultimo racconto e trasferiamoci a Chicago (terza città americana per importanza dopo NY e LA, appunto.). Sono gli anni che vanno dal 1910 e 1970, la schiavitù nel sud america è ormai abolita, ma la segregazione no. Ecco perché arrivano a Chigaco molti neri del sud per cercare fortuna e una vita migliore. Tra queste arriva anche una signora, Mary Thomas, madre di 9 figli di cui il più piccolo è proprio Isiah. Isiah è molto legato ai fratelli più grandi, due in particolare: uno molto bravo a giocare a basket, l’altro gangster del quartiere in cui abitavano. Diciamo che entrambi influirono abbastanza nella sua vita futura. Fortunatamente Isiah prese le orme del fratello giocatore, si iscrisse alla High School di St. Joseph in cui era l’unico ragazzo nero in tutta la squadra, ma era nettamente il migliore e il più incitato dai tifosi. Si trasferisce poi all’università dell’Indiana alla corte di coach Bob Knight dove i due hanno un rapporto di amore-odio, ma riescono comunque a vincere un titolo NCAA. Nel Draft del 1981 Thomas venne scelto alla seconda scelta dai Detroit Pistons. Non era una squadra piena di talento, ma lui riuscì comunque a portarla al titolo per ben due anni consecutivi (‘89 e ’90) e assieme ai suoi compagni (Joe Dumars, Dennis Rodman e Bill Laimbeer) vennero chiamati Bad Boys perché praticavano un gioco particolarmente duro. Nonostante fosse uno dei talenti migliori di quegli anni, alle olimpiadi di Barcellona nel 1992 lui non c’era. Perché? Facciamo un passo indietro, All Star Game del 1985, il primo di Michael Jordan che si presenta griffato Nike dalla testa ai piedi e non in divisa ASG. Magic e Isiah non la prendono molto bene e lo boicottano per tutta la partita: Michael prende solo 7 tiri. MJ se la legò al dito, eccome. Nel frattempo, come detto prima, Isiah vinse due titoli consecutivi negli anni in cui MJ stava diventando quello che poi è stato. Non mancava occ
Dopo aver visitato le tre maggiori metropoli americane, prendiamo un aereo immaginario e trasferiamoci a Seattle. Sono gli anni ’40, quando nasce la prima lega professionistica di basketball. Durerà due anni, ma diede inizio a un movimento che duro per molto tempo. Infatti proprio all’inizio degli anni ’50 nasce la squadra di basket dell’università di Seattle nella quale giocano due gemelli, Eddy e John, soprannominati Fast Twins o Gold Dust Twins che scriveranno letteralmente la storia del basket universitario di Seattle e non solo.
Questa volta l’avvocato ci racconta la vita di un giocatore che o lo si ama o lo si odia, non ci sono vie di mezzo: Rasheed Adbul Wallace. Classe 1974 e nonostante gli ormai 39 anni continua a calcare i parquet NBA. Sheed è sempre stato famoso tanto per il suo talento a giocare, quanto per i tantissimi tecnici da lui presi durante la sua carriera da professionista (tra il ’99 e il 2001 ne prende più di 80 – ndr), tra cui l’ultimo per aver gridato “Ball don’t lie” (la palla non mente) dopo che Scola era andato in lunetta e aveva sbagliato un libero, per un fallo che lui non reputava giusto. Sheed non è solo una testa calda, anzi è un ottimo giocatore che preferisce mettere prima la squadra poi se stesso e questo fino ai tempi della High School. E’ sempre stato però un personaggio fuori dal comune, forse per alcuni anche scomdo, infatti non ha mai avuto paura di dire quello che pensava, nemmeno alla NBA stessa. E forse questo è uno dei principali motivi percui lui, con il suo talento, non ha mai fatto parte della nazionale americana. Si parte da Philadelphia per arrivare alla Grande Mela dove ancora da spettacolo, e ogni tanto prende qualche tecnico
Protagonista di questa nuova storia dell’avvocato è il grande, in tutti i sensi, Rick Majerus che è stato per anni allenatore di pallacanestro a livello collegiale, ma ha avuto qualche esperienza anche come assistente allenatore in NBA e con la nazionale Americana e che purtroppo è venuto a mancare poco tempo fa, l’1 Dicembre 2012. Nato nel 1948 nel Wisconsin, Majerus si iscrive alla High School di Marquette e successivamente anche alla Marquette University dove si laurea nel 1970 in storia. Non trovò mai spazio come giocatore nella squadra, ma dal ’71 al ’83 fece parte dello staff tecnico, per poi diventare capo allenatore dal ’83 al ’86. L’anno dopo provò l’esperienza come assistente allenatore in NBA, nei Bucks, ma durò solo un anno. Tornò quindi ad allenare i college e si trasferì in Utah, dove ci rimase per ben 15 anni (1989-2004) raggiungendo anche ottimi traguardi. Si fermò per qualche anno per via della precaria salute della madre e nel frattempo provò a fare il commentatore sportivo per la tv, ma nel 2007 venne richiamato da una squadra collegiale e così si trasferì in California, a Saint Luois, dove ci rimase fino al giorno della sua scomparsa. Federico Buffa ebbe modo di poterlo incontrare e intervistare più di una volta. Ecco come lo ricorda.
Bill è stato il miglior giocatore di quei Celtics che a cavallo degli anni ’50/’60 costruirono la dinastia di Boston, che venne ripetuta solo negli anni ’80, per mano di un certo Larry Bird. Dal 1956 (anno in cui venne scelto al draft) al 1969, Russel vinse 11 campionati in 13 anni, di cui 8 consecutivi. Una cosa mai più successa in tutta la storia della pallacanestro. L’avvocato, in 3 video, ci parlerà di come Russell riuscì a imporre un nuovo stile di gioco fatto di atletismo e forza fisica in una pallacanestro incentrata principalmente sul gioco “piedi per terra”, del suo rapporto con l’allenatore Red Auerbach e delle sue grandi partite con il rivale di sempre, Wilt Chamberlaine.
Di personaggi con un carattere difficile e un comportamento più da gangster che da professionista, l’NBA ne ha visti passare parecchi, ma pochi con il talento di Latrell Sprewell. Questo ragazzo ha avuto un infanzia un po' difficile in quanto il padre picchiava sia lui che la madre, mentre a 17 anni era già diventato padre per la prima volta, con la prima ragazza. Dopo l’High school andò in un piccolo college chiamato Three RIvers Community College, dove passò solo 2 anni, in quanto stupì per le sue doti tecniche e atletiche e passò quindi alla più quotata univeristà dell’Alabama. Nel 1992 avvenne il grande salto, entrò nell’NBA con la 24esima chiamata al Draft da parte dei Golden State Warriors. Assolutamente un grandissimo colpo da parte della franchigia di San Francisco. Infatti nel giro di pochi anni, guidato da Coach Don Nelson, “Spre” diventa una delle migliori guardie del campionato. Tutto sembra andare per il meglio, finchè non avviene l’aggressione al nuovo capo allenatore dei GSW, P.J. Carlesimo. Spreweel viene sospeso dall’NBA per un anno e rimane senza squadra. Ovviamente dopo l’accaduto molte squadre nutrivano forti dubbi sul suo conto, sopratutto per l’impatto che avrebbe potuto avere con lo spogliatoio e gli allenatori. Gli unici che decisero di puntare su di lui, furono i New York Knicks, dove rinacque cestisticamente arrivando anche a sfiorare il titolo nel 1999. A NY passò 3 anni, poi venne ceduto a Minesota. Spre era diventato uno dei migliori giocatori di tutta la Lega e al momento del rinnovo volle un ingaggio da miglior giocatore della Lega. I T-Wolves gli offrirono “solo” 7 milioni di dollari all’anno, che lui reputò un insulto. Decise di andarsene e smettere di giocare. Il vecchio Spre era tornato, questa volte per sempre. Da quel giorno non si seppe molto di lui, se non per un arresto.
Il patto faustiano
Nell'auditorium di fronte c'è Carmen. Carmen è come Wilt. Carmen dice "Si tu ne m'aimes pas". Il problema non è se voi vi innamorate di me, questo è normale. Il problema è se io mi innamoro di voi. Esattamente come Wilt. Wilt si innamorava poco, ma se diventava coinvolto era passionale, quella partita la doveva vincere. C'è una chance anche infinitesimale che rinasca un altro Michael Jordan, ma non ce n'è nessuna, neanche infinitesimale, che rinasca un altro Wilt Norman Chamberlain
"Cristiano Ronaldo" - "Storie di Campioni", la nuova serie dei racconti di Federico Buffa, ci porta da Madeira a Lisbona, alla scoperta dei luoghi di Cristiano Ronaldo: il portoghese, nato in un arcipelago in mezzo all'Atlantico, a soli 10 anni salpa dalla periferia del mondo per conquistarlo. Vincera' tutto, diventando per tre volte Pallone d'Oro. #SkyBuffaRacconta.
"Johann Cruyff" - "Storie di Campioni", la nuova serie dei racconti di Federico Buffa, ci porta ad Amsterdam, nella citta' del profeta del calcio moderno: Johan Cruijff. Ribelle, intuitivo, visionario: la sua storia inizia a poche centinaia di metri dallo stadio che gli dara' la gloria. Di li' in poi, rivoluzionera' il football, anticipando il futuro.
"George Best" - "Storie di Campioni', la nuova serie dei racconti di Federico Buffa, riparte da uno dei giocatori piu' controversi e amati della storia del calcio: George Best. Un appassionante viaggio nella storia del campione nordirlandese, raccontata nella citta' dove tutto ha avuto inizio: Belfast. Perche' "Maradona good, Pele' better, George... Best!'.
"Ferenc Puskas" - "Storie di Campioni", la nuova serie dei racconti di Federico Buffa, celebra Ferenc Puskas, capitano della leggendaria "Squadra d'oro" ungherese degli anni '50, dal tabellino irreale: 84 gol in 85 presenze. Fuggito da Budapest per la rivolta del '56, diventera' una stella del grande Real Madrid.
"Dinastia Maldini" - "Storie di Campioni', la nuova serie dei racconti di Federico Buffa, rende omaggio a Cesare e Paolo Maldini, grandi capitani del Milan, che con le loro vittorie hanno scandito la storia di un club, di Milano e di un Paese intero. Storie di padri e di figli. Una famiglia. Una dinastia che ha segnato il secolo di calcio.
"Alfredo Di Stefano" - "Storie di Campioni", celebra il primo grande campione Alfredo Di Stefano, la leggendaria "Saeta Rubia". Cresciuto nel River della rivoluzionaria "Maquina" ed esploso nei Millonarios di Bogota', a Madrid diventa mito, conquistando cinque Coppe dei Campioni consecutive con il Real, squadra di cui restera' per sempre simbolo.
Federico Buffa racconta la vita di uno dei protagonisti del calcio mondiale, el Pibe de Oro, diventata una leggenda a Napoli.
I sogni e il talento del giocatore più forte di tutti i tempi in Nba raccontati da Buffa. Dagli inizi fino ai trionfi con la maglia dei Chicago Bulls, passando attraverso l'esperienza con il Dream Team.
La storia del grande allenatore di Inter e Bologna deportato e ucciso ad Auschwitz nel gennaio del 1944, una toccante rilettura che trae origine dal libro “Arpad Weisz, dallo Scudetto ad Auschwitz”. Di Federico Buffa.
Federico Buffa ci accompagna in un ammaliante viaggio alla scoperta del calcio in India. Il mistero dei fuoriclasse scalzi del '50, la semifinale olimpica, Gandhi, i Beatles e tanto altro. Il calcio indiano e i suoi protagonisti, dalla Durand Cup del 1888 alla Indian Super League, tra storia, miti e contraddizioni.
A Rio de Janeiro tutto racconta della passione del popolo brasiliano per il calcio. In questo speciale, Federico Buffa guida Marco Cattaneo e Daniele Adani, compagni dello studio di SkySport a Copacabana per il Mondiale dei Mondiali, alla scoperta di luoghi storici e significativi per il "futebol" brasiliano.
Faccia a faccia tra Federico Buffa e Alex Del Piero che parla per la prima volta da quando è tornato in Italia, dopo il primo anno trascorso in Australia da giocatore del Sydney FC. L'occasione è data dalla presentazione della mostra fotografica che prende spunto dal libro "Giochiamo Ancora"
La famiglia Liedholm ha assegnato a Michel Platini il "Premio Nils Liedholm 2013 - Campione nello sport e signore nella vita". Federico Buffa ha tracciato un racconto inconsueto dell'ex Presidente UEFA, in esclusiva per Sky Sport. Un emozionante viaggio del numero 10 francese, dalle origini, ai sogni da bambino, realizzati con la maglia della Juventus, fino alla presidenza della Uefa.
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Buon compleanno Alex! Federico Buffa intervista Alessandro Del Piero, a Delhi, per i suoi 40 anni. Esclusiva tv. Lo speciale, corredato da nuove immagini, mostra una figura di Del Piero che non si rivela solo nell'aspetto professionale e pubblico (il calcio, la Juve, il futuro) ma anche nel suo lato umano e privato.