Lina è la figlia maggiore dell'ingegner Fabbri, che a fine '800 si trasferisce con la famiglia dal Nord in un paese del Sud per dirigere una fabbrica. Il trapianto si rivela però poco felice: il matrimonio dei genitori di Lina entra in crisi, portando la madre a tentare il suicidio.
In conflitto con il padre, Lina si confida con il giovane collega Antonio, che però approfitta di lei. In seguito la ragazza si lascia persuadere a sposarlo: dopo le nozze e la nascita di un figlio, il marito si dimostrerà non solo prepotente e brutale ma anche sprovvisto di interessi intellettuali.
Lina respinge il corteggiamento di Mario, un uomo sposato: scoppia ugualmente uno scandalo, perché la moglie di questi rende pubblica la lettera scritta dalla giovane al marito. Dopo la violenta reazione di Antonio, Lina cerca di avvelenarsi, cadendo poi in una profonda apatia.
Antonio viene licenziato e, per sopravvivere, la famiglia è costretta a trasferirsi a Roma. Qui Lina lavora per un giornale femminile, realizzandosi in un ambiente intellettualmente stimolante. Antonio, invece, si trova malissimo e tormenta la moglie che sente sfuggirgli di mano.
Antonio viene richiamato in paese per sostituire l'ingegner Fabbri alla direzione della fabbrica. Lina, che non vuole rinunciare a lavoro e amicizie romane, cerca di convincere il marito della crisi del loro rapporto e dell'inevitabile separazione, ma Antonio minaccia di portarle via il figlio.
In paese Lina si sente sempre più distante dal marito: quando poi scopre una lettera in cui la madre rivelava di voler fuggire, l'identificazione è sconvolgente. Vistasi negare una camera per sé, non potendo disporre nemmeno del denaro ereditato dalla zia, Lina decide di andarsene...