Baba chiede a Tigre di partecipare al campionato asiatico che sta per incominciare in India, in qualità di rappresentante ufficiale della federazione giapponese ma questi, preoccupato che il suo passato di spregiatore delle regole possa esser ancora vivo all'estero, rifiuta la proposta. Nel tentativo di fargli cambiare idea allora Baba gli racconta la propria storia di lottatore. Aveva iniziato la sua carriera sportiva come lanciatore nella squadra nazionale professionistica di baseball ma, dopo essersi rotto il braccio sinistro in un grave incidente occorsogli anche il suo sogno sportivo sembrava essersi frantumato nel nulla.
Dopo aver visto un incontro di wrestling in TV divenne allievo di uno dei maestri in quella specialità, sottoponendosi ad una serie di durissimi allenamenti per far poco dopo il suo debutto nella lotta libera. Per perfezionare le proprie abilità si trasferì negli Stati Uniti ma qui dovette subito confrontarsi con gli inevitabili pregiudizi che circolavano contro i lottatori giapponesi poco propensi a rispettare le regole. Per togliere dalla mente del pubblico questa cattiva fama ha dovuto lottate duramente: durante un incontro l'avversario era riuscito a rendere inoffensivo il suo attacco preferito, il "calcio gigante", così ché s'era potuto salvare solo violandole regole di gioco.
Baba conclude dicendo che tutta la sua esperienza gli proviene da quei duri anni di formazione giovanile all'estero, così carichi di umiliazioni e difficoltà: Tigre si rende in tal modo conto che Baba non avrebbe potuto diventare quello che è oggi senza quei duri combattimenti affrontati in passato. Ora non prova più un senso di vergogna per quello che era una volta e può così accettare l'offerta di partecipare al campionato asiatico.