Gli azzurri sono un gruppo pieno di talento, ma reduce da esperienze internazionali deludenti e ormai giunto, per questioni anagrafiche, al suo ultimo grande ballo. Anche per questo motivo, l’Italia non parte con i favori del pronostico, ma supera abbastanza agilmente il primo girone.
Negli ottavi di finale, l’Italia affronta l’Australia di Guus Hiddink, l’allenatore che ci ha eliminati negli ultimi Mondiali. A segnare il rigore decisivo è Francesco Totti, a pochi mesi da un tremendo infortunio. Prima della partita dei quarti di finale contro l’Ucraina, il gruppo azzurro viene travolto dalla notizia drammatica del tentato suicidio di Gianluca Pessotto, che cementa ulteriormente il gruppo.
Un gruppo atteso da una sfida difficilissima, quella con la Germania padrona di casa, nel catino del Westfalenstadion. Una sfida vinta al termine di una partita drammatica, con i gol nel recupero del secondo tempo supplementare di Grosso e Del Piero. A Duisburg, sede del ritiro azzurro e città ricca di immigrati italiani, gli azzurri vengono accolti come eroi.
In finale ci attende la nostra bestia nera: la Francia di Zidane. E proprio la testata del campione francese a Materazzi – i due autori dei gol nell’1 a 1 finale, prima dei rigori – rimarrà sempre l’immagine di quei Mondiali. L’Italia vince ai calci di rigore, scatenando la festa di un intero popolo. Oggi, mentre una maledizione mondiale sembra aleggiare sulla nostra Nazionale di calcio, vogliamo celebrare l’impresa di un gruppo irripetibile.