La storia degli ultimi, dei più deboli, non smette mai di commuoverci. Di certo è questione di empatia, ma c’è dell’altro. È che l’essere umano riesce a tirare fuori le risorse più impensate, la creatività più inaspettata proprio quando la vita lo mortifica di più, quando a una porta in faccia ne segue un’altra e un’altra ancora. E questa consapevolezza ci rinfranca, ci conforta. Se è successo a lui, perché non potrebbe succedere a me? Se lui è stato capace di reagire a tanto, io posso e devo cavarmela. Un capolavoro della letteratura francese dell’ottocento ci racconta come la vita non si ripete per forza uguale a se stessa.