Una cara amica di Don Matteo in un momento di crisi lo invita a casa per confessargli un segreto. La donna racconta di tradire il marito con un bel giovanotto, gestore di un poligono di tiro. Successivamente, in un posto appartato, solitamente frequentato da giovani coppie, la donna viene trovata sulla propria auto in fin di vita, ferita da un colpo di pistola. I carabinieri indagano, ovviamente imitati da Don Matteo. Intanto le forze dell'ordine arrestano l'amante della vittima, dato che il proiettile estratto dal corpo di quest'ultima risulterà essere un calibro 22, usato nei poligoni di tiro. Inoltre verrà ritrovata una pistola semiautomatica che, la balistica toglie ogni dubbio, è l'arma del delitto. Questa risulterà registrata all'amante della vittima. Per il capitano Tommasi e il maresciallo Cecchini il caso è risolto ma non per Don Matteo, che a causa di alcuni indizi, sposterà i suoi sospetti sul professore marito della vittima. Don Matteo si precipita immediatamente a casa del professore che con strafottenza confesserà di aver sparato alla moglie perché deluso del comportamento di lei. Don Matteo si reca subito in caserma e spiega la situazione al capitano, al maresciallo e alla dr.ssa Venezia, che però sostiene che la preziosa testimonianza non è sufficiente per accusare il marito. Successivamente il professore riceve una telefonata dall'ospedale e gli viene riferito che la moglie si è svegliata dal coma. Il marito, sorpreso e preoccupato, si precipita all'ospedale e furtivamente si reca nella stanza della moglie, con l'intenzione di ucciderla. La donna è irriconoscibile. Arrivato al suo capezzale, il professore prende un cuscino e cerca di soffocarla ma in quel momento irrompono il capitano, il maresciallo e ovviamente anche don Matteo, sicché il professore verrà arrestato. La donna nel letto era la sorella della vittima, che da quel momento si prenderà cura di lei.